Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Il ricorso presentato: dovevano essere giudicati per associazione mafiosa

Mustafà Arafat, nato a Senta (Macedonia) il 22 gennaio 1977, e Giuseppe Paviglianiti, nato a Montebello Ionico il 6 gennaio 1961, avrebbero dovuto essere giudicati per associazione mafiosa e non per il reato favoreggiamento (nel caso di Mustafà) e per il reato di assistenza agli associati, nel caso di Paviglianiti.
Lo dice il ricorso, accolto dalla Cassazione, presentato dal procuratore generale di Trento in merito alla sentenza che il quale il gip ha condannato Mustafà a due anni di reclusione e Paviglianiti a un anno e sei mesi nell'ambito di un capitolo del processo Perfido sulla presenza della 'Ndrangheta in Trentino.
Nel corso del processo Mustafà Arafat, macedone, 45 anni che era finito in carcere per il pestaggio di un operaio cinese, e Giuseppe Paviglianiti, 61 anni, incensurato, residente a Trento e presidente dell'associazione Magna Grecia, avevano chiesto e ottenuto due patteggiamenti.
Per entrambi era caduta l'accusa più pesante, quella di essere appartenenti ad un’associazione mafiosa ma il Giudice aveva diversamente ritenuto che le condotte fossero al più di aver “fornito appoggio ai membri dell'organizzazione criminale”, pur non avendoci fatto parte.
Il Procuratore ha contestato la corretta qualificazione giuridica dei fatti, sostenendo che i reati dovrebbero essere considerati come originariamente imputati, ossia come associazione mafiosa ai sensi dell'art. 416 bis del codice penale.
La Cassazione dando ragione al pg di Trento ha scritto che la qualificazione giuridica delle azioni di Mustafà (atti intimidatori con armi per gestire attività economiche) è chiaramente sbagliata rispetto al reato di favoreggiamento al di fuori dell'associazione mafiosa.
“Si evidenzia - si legge nella sentenza della Cassazione - infatti che la qualificazione delle condotte descritte come favoreggiamento posto in essere dall'imputato Mustafà al di fuori del reato associativo, ‘al fine di garantire agli associati l'impunità’ (pag. 6 della sentenza impugnata), è palesemente eccentrica rispetto alle condotte contestate e risulta con particolare immediatezza dal capo di imputazione senza accedere alla ricostruzione in fatto. Altrettanto è a dirsi per la doglianza inerente la posizione di Paviglianiti Giuseppe, qualificata ai sensi dell'art. 418 co. 2 cod. pen., ritenendo che questi avesse prestato rifugio o vitto agli associati, senza condividerne il proposito criminoso (pag. 7 della sentenza impugnata)”.  Secondo l'accusa originale Paviglianiti, ricoprendo il ruolo di presidente dell'associazione, "organizzava riunioni tra i sodali" e forniva assistenza ad appartenenti di cosche 'ndranghetiste destinatari di provvedimenti restrittivi "organizzando raccolte di fondi ed un incontro con gli altri sodali". Mentre Mustafà Arafat è ritenuto, sempre dall'accusa, il braccio armato dell'organizzazione ed esecutore di "atti intimidatori". Patteggiamento concesso nel febbraio 2021 e annullato dalla Cassazione su ricorso della Procura generale nel dicembre 2022, ravvisando un difetto nelle motivazioni che pare però non ostasse rispetto alla concessione del patteggiamento; tuttavia su quella derubricazione del capo d’imputazione ci sarebbe molto da dire. La sola cosa che per ora si può affermare con certezza è che la procura di Trento dovrà rivalutare le precedenti (bonarie?) attribuzioni di reati minori.

Foto © Imagoeconomica

ARTICOLI CORRELATI

Cassazione, Processo 'Perfido': annullati patteggiamenti di Arafat e Paviglianiti

'Ndrangheta, Processo Perfido: condannati in abbreviato Morello e Denise

'Ndrangheta, processo ''Perfido'': pm chiedono pene pesanti per gli imputati

Lona Lases: Marco Galvagni ritorna come segretario comunale

Lona Lases: questore di Trento Alberto Francini sarà il nuovo commissario

TAGS:

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos