Pubblicata la relazione prima semestrale del 2023 della Direzione Investigativa Antimafia: “Il Nord Africa tappa sempre più importante per le ‘ndrine”
“La ‘Ndrangheta oggi si propone, con ritmi incalzanti, particolarmente minacciosa per l’ordine economico e democratico, come un sistema attrezzatissimo, moderno, polivalente e policentrico, capace di cogliere, ovvero di creare, qualsiasi impulso economico e/o finanziario in grado di agevolare le operazioni di money laundering (riciclaggio di denaro) e di reimpiego di beni ed altre utilità di provenienza illecita.
La disponibilità di ingenti capitali derivanti dal ruolo rilevante della ‘ndrangheta nel narcotraffico internazionale, unita ad una spiccata capacità di gestione dei diversi segmenti e snodi del traffico, hanno permesso alla stessa di consolidare rapporti con le più importanti reti criminali internazionali”. E’ questa la fotografia della ‘Ndrangheta realizzata dalla Direzione Investigativa Antimafia nella relazione semestrale Gennaio-Giugno 2023. Gli investigatori della Dia hanno realizzato una disamina puntuale della mafia calabrese oggi, ricordando che “da tempo ha oltrepassato i confini regionali, diventando un network criminale capace di agire con grande disinvoltura nei contesti più diversificati, con un’accentuata vocazione verso i comparti economici, finanziari ed imprenditoriali”. Si parla di una “crescita esponenziale della delittuosità di tipo transnazionale, che trova nel narcotraffico l’espressione più immediata di guadagno”.
In questo senso “l’importanza che riveste il porto di Gioia Tauro (RC) - continua la relazione - nell’ambito delle dinamiche che interessano il settore degli stupefacenti ed il conseguente interesse nutrito dalle cosche verso questo scalo portuale per le enormi potenzialità di arricchimento che ne derivano, fanno della ‘ndrangheta un partner di solida affidabilità per le organizzazioni criminali omologhe del Centro e del Sud America, fornitrici della sostanza stupefacente, così come dimostrato dall’esito di numerose indagini, anche recentissime”.
Negli ultimi anni, osserva la Dia, anche l’Africa occidentale “è diventata per le cosche di 'Ndrangheta, una tappa sempre più importante per i propri traffici. In particolare, la Costa d’Avorio, la Guinea-Bissau e il Ghana sono stati i primi Paesi a finire nel mirino delle mafie, diventando cruciali basi logistiche per i narcos. A questi Paesi si aggiunge di recente anche la Libia”. Analoghe considerazioni valgono per “gli Stati Uniti ed il Canada, ove l’infiltrazione criminale della ‘ndrangheta appare oramai compiuta, così come dimostrato, in materia di traffico internazionale di stupefacenti da operazioni di polizia condotte negli ultimi anni”. La capacità di relazione della ‘ndrangheta, certifica la Dia, “continua a emergere dai processi tuttora in corso”. A tal proposito gli analisti segnalano gli esiti del processo “‘Ndrangheta stragista”, in grado d’appello, “al termine del quale, il 25 marzo 2023, la Corte d’Assise d’appello di Reggio Calabria, ha emesso sentenza con la quale è stata confermata la pronuncia di primo grado contro due imputati, già condannati all’ergastolo per l’omicidio di due carabinieri e per i tentati omicidi consumati tra la fine del 1993 e l’inizio del 1994 nel capoluogo reggino, nell’ottica di adesione, da parte della ‘ndrangheta, al progetto stragista continentale elaborato da Cosa nostra”.
L’unitarietà della strategia criminale ‘ndranghetista, si legge nella relazione, “viene poi riproposta efficacemente, su qualsiasi proiezione territoriale, tramite le più raffinate metodologie illegali tese principalmente al reinvestimento dei capitali illecitamente acquisiti”.
È la conferma della sua vocazione “ad infiltrarsi in attività imprenditoriali sempre più elevate, invero un tempo neanche minimamente accostabili ad una mafia a lungo ritenuta rozza e fortemente limitata”. La forza della ‘ndrangheta risiede, quindi, si legge, “nella capacità di coniugare il vecchio e il nuovo, come testimoniano gli atti di violenza ed intimidazione comunque perpetrati, anche se solo come extrema ratio e sicuramente successivi alle altre strategie di convincimento”.
La Direzione Investigativa Antimafia conferma che “la capacità di adattamento delle cosche ai luoghi e ai tempi (e quindi ai contesti socio-economici differenti da quello d’origine), rende la ‘ndrangheta competitiva nei mercati esterni ai confini regionali, ove nei contesti illegali vanta ‘autorevolezza e affidabilità’, riuscendo peraltro ad espandersi in quelli legali grazie ad una fitta rete collusiva”. Allo stesso tempo, la mafia calabrese “manifesta un’alta capacità rigenerativa delle proprie fila, producendo periodicamente una nuova generazione criminale in grado sicuramente di raccogliere il testimone per una più evoluta concezione dell’imprenditoria mafiosa”. Nel semestre preso in esame, la Dia profila “una strategia di espansione della criminalità calabrese, che pur rimanendo protagonista di assoluto rilievo del narcotraffico internazionale, potrebbe ulteriormente moltiplicare i propri interessi criminali, così come già avvenuto in passato, sfruttando tutta una serie di ambiti a forte impatto sociale, ivi compreso il terzo settore, che risultano vitali per l’economia e la gestione amministrativa e finanziaria del Paese, quali ad esempio, per citare quelli storicamente più esposti”.
Ramificazioni e mire affaristiche lungo lo stivale Italia
Secondo la Dia, quanto detto si lega “al fatto che nel Nord ma anche nel Centro Italia la ‘ndrangheta cerca di insinuarsi sempre più nel mondo dell’economia e della finanza”.
“Territori dove la ‘ndrangheta è riuscita a costituire un riferimento anche per il mondo dell’economia e dell’impresa, facilitando di fatto uno stallo dell’economia legale rispetto allo sviluppo dell’economia delle cosche. Infatti, sempre più frequente è l’emersione, tramite l’attività di contrasto di Forze di polizia e Magistratura, di fenomeni in cui gli imprenditori, che avevano ricevuto inizialmente ‘protezione’, sono stati fagocitati dalle dinamiche criminali”, osservano gli analisti.
Ancora. “Le numerose segnalazioni di operazioni sospette sono il sintomo di questa trasformazione e il riflesso di una modalità operativa che punta a riciclare e reimpiegare rilevanti quantità di denaro nelle aree più produttive del Paese. Si tratta delle zone economicamente più floride d’Italia che pertanto meglio soddisfano le esigenze di riciclaggio e reinvestimento dalle mafie”. Del resto, negli ultimi tempi le indagini hanno permesso, si legge, “di constatare come i flussi di denaro contante derivanti dalle attività criminali primarie, come il traffico di stupefacenti, le estorsioni e l’usura, vengano riciclati e reimpiegati con sempre maggior frequenza in determinate aree dell’Italia centrale e settentrionale (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte, Toscana, etc)”. La capacità di condizionamento nei confronti delle Istituzioni non è più solo un problema a carattere locale, “ma è una criticità ormai rivolta anche al Nord Italia, come testimoniato, negli ultimi anni, dallo scioglimento di diversi consigli comunali”. Scioglimenti che in Calabria si concretizzano con elevata frequenza e che danno la misura, commenta la Dia, “della vulnerabilità delle Istituzioni locali che, all’esito di investigazioni giudiziarie, rivelano spesso il coinvolgimento degli organismi elettivi o comunque di gestione dell’Ente, dimostrando la loro permeabilità alla pressione criminale”.
Già da tempo la ‘ndrangheta ha dimostrato “di saper intercettare opportunità e di approfittare delle criticità ambientali per trarne vantaggio, perseguendo una logica di massimizzazione dei profitti e orientando gli investimenti verso ambiti economici in forte sofferenza finanziaria”. Nell’attuale fase di ripresa economica, la soglia di attenzione delle Istituzioni tutte è particolarmente concentrata “sul rischio di accaparramento da parte della 'Ndrangheta (e non solo) di fondi pubblici stanziati per il perfezionamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)”. Oltre al piano economico europeo post-pandemico che prevede l’impiego di miliardi di euro, la Direzione Investigativa Antimafia pone particolare attenzione anche nei prossimi Giochi olimpici e paralimpici di Milano - Cortina del 2026 che, “se da un lato costituiscono un ulteriore occasione di rilancio economico per il territorio, dall’altro rappresentano sicuramente un’attrattiva per le organizzazioni criminali, proprio sul territorio lombardo, dove più estesa e preoccupante è la presenza delle mafie italiane tradizionali e dove la ‘ndrangheta è presente da anni, tramite numerosi “locali”, con accentuato carattere imprenditoriale e con spiccate capacità di intercettare gli ingenti stanziamenti”.
Ulteriore attrattiva per la ‘ndrangheta è costituita dai fondi destinati al Giubileo 2025. “Gli ingenti stanziamenti di denaro pubblico previsti per l’Anno Santo rendono concreto il pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata calabrese, la cui presenza nell’area della Capitale e zone limitrofe è stata confermata anche da recenti operazioni di polizia”.
Sul punto, la Dia afferma che “nel corso degli anni le attività di polizia giudiziaria e di polizia di prevenzione hanno dimostrato come nel territorio della Capitale fosse già presente, oltre quella “militare”, un’espressione imprenditoriale della ‘ndrangheta che da tempo ha investito i propri proventi illeciti nell’acquisizione di attività commerciali, prevalentemente nei settori turistico-alberghieri e della ristorazione”. In ultimo, nella relazione si specifica di non sottovalutare gli interessi diretti delle organizzazioni criminali, in primis quella di origine calabrese, verso i lavori per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina.
Lo status quo in Calabria
Nel corso del primo semestre del 2023, riporta la Dia, “non si sono registrate significative mutazioni del quadro generale relativo alla situazione della criminalità organizzata nella Regione Calabria”.
Nella relazione si ricorda la struttura fortemente gerarchizzata dell’organizzazione con al vertice la “provincia” o il “crimine”, sovraordinato, nella provincia di Reggio Calabria, a quelli che vengono indicati come “mandamenti”, che insistono sulle tre macroaree geograficamente individuabili nella fascia “ionica”, “tirrenica” e area “centro” all’interno delle quali operano i c.d. “locali” e le “’ndrine”, come nelle restanti province della Calabria e nelle regioni di proiezione.
In generale si conferma “la proiezione internazionale dei traffici di stupefacenti della ‘ndrangheta, in rapporti con fornitori di cocaina del Centro e del Sudamerica (Colombia, Brasile, Ecuador e Panama) e con organizzazioni paramilitari attive nel settore come il clan del Golfo in Colombia (operazioni “Sunset”, “Eureka” e “Gentleman2”)”. Inoltre, è confermata l’attività di riciclaggio posta in essere dalla ‘ndrangheta in diversi Paesi europei (Francia, Germania e Portogallo), mediante l’acquisto di beni di lusso e l’avvio di attività nei settori della ristorazione ed autolavaggi (operazione “Eureka”) grazie anche all’operatività di soggetti di nazionalità cinese (operazione “Aspromonte Emiliano”). Si è avuta ulteriore conferma della proiezione ultra regionale (in particolare Milano e Lombardia) della cosca Bellocco (operazione “Crypto”), così come già segnalato nel precedente semestre (operazione “Ritorno”). Le medesime considerazioni valgono per l’Emilia Romagna, con la presenza delle cosche crotonesi e reggine (operazione “Aspromonte Emiliano”). Altro elemento di rilevante interesse è emerso dalle motivazioni della sentenza del processo “Mandamento Jonico”, rito ordinario, depositate il 14 marzo 2023 dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria8, che ha raffigurato l’esistenza di un sistema “federale” che, articolato per competenze, ascrive al livello provinciale le materie dell’ordinamento e del personale.
Si conferma il ruolo di potere assunto da figure femminili della cosca Piromalli, che gestiscono gli affari in assenza di mariti e padri in stato di carcerazione (operazione “Hybris”), in continuità con quanto emerso lo scorso semestre per la cosca Bellocco (operazione “Blu notte”) e la cosca Rosmini-Serraino (operazione “Revolvo”). Sono ancora emersi rapporti nel settore del traffico di stupefacenti con organizzazioni criminali extra regionali (operazione “Cagnolino” della Procura Palermo, operazione “Primavera Fredda”). Si registra inoltre l’arresto di alcuni latitanti, uno in Portogallo e l’altro in Indonesia, avvenuti nell’ambito del progetto I-CAN.
I tre mandamenti
Infine, la Dia riporta la fotografia del controllo dei vari mandamenti di ‘Ndrangheta in Calabria. In quello Tirrenico, nella Piana di Gioia Tauro sarebbe confermata la consolidata posizione egemonica della ormai storica cosca Piromalli a cui si affianca la cosca Molè. Nel mandamento jonico della provincia reggina, “quello di San Luca è considerato, tra tutti i locali di ‘ndrangheta, come la ‘mamma’ depositaria della tradizione, della “saggezza” e delle regole istitutive che costituiscono il patrimonio “valoriale” di tutte le cosche. Il locale di San Luca è da sempre considerato il centro criminale della ‘ndrangheta poiché nel suo territorio sorge il luogo simbolo del Santuario della Madonna di Polsi, in passato sede storica dei summit 52 mafiosi”. A San Luca sarebbero attive le cosche Pelle-Vottari.Romeo e Nirta-Strangio “la cui storica contrapposizione culminò con la ormai nota strage di Duisburg (Germania) del 15 agosto 2007”. Emergente anche l’influenza dei Mammoliti.
Il mandamento di centro, in particolare il territorio della provincia di Vibo Valentia, “è caratterizzato dalla presenza di numerose cosche di 'Ndrangheta, tutte variamente soggette all’influenza criminale della famiglia Mancuso, che risulterebbe essere la più attiva nei Comuni di Nicotera e di Limbadi”.
“I Mancuso continuerebbero ad affermare il proprio potere criminale mediante la gestione del traffico di stupefacenti, del gioco d’azzardo e delle attività estorsive. Altro ambito di sicuro interesse dei Mancuso e dei gruppi criminali presenti nella provincia vibonese è rappresentato dal settore turistico-alberghiero, particolarmente sviluppato nel versante tirrenico con la presenza di numerosi villaggi turistici e strutture ricettive”. Mentre la provincia di Catanzaro è caratterizzata dalla presenza di clan radicati da tempo nel territorio come i Gaglianesi, i Grande Aracri di Cutro (influenti anche a Crotone) e dei cd. Zingari (famiglie Costanzo-Di Bona, Abbruzzese-Bevilacqua, Passalacqua-Berlingeri). “L’area più instabile risulta essere quella di Lamezia Terme, ove continuerebbero ad operare le famiglie dei Iannazzo, dei Giampà, dei Cerra-Tocasio-Gualtieri”. Nel capoluogo risulterebbero operative le famiglie Vrenna-Corigliano, Bonaventura e Barilari-Foschini. A Cosenza e nel suo hinterland è stata accertata la presenza dei gruppi dei Patitucci e dei Porcaro, dei D’Ambrosio, degli Zingari-Bruzzese e de “gli altri Zingari”, tutti operanti nel territorio della città.
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