Al centro dell'inchiesta, i condizionamenti esercitati dalla cosca Araniti nelle candidature di esponenti di FdI e Pd nelle regionali e nelle amministrative
La ‘Ndrangheta avrebbe favorito la candidatura di esponenti di Fratelli d’Italia e Partito democratico nelle elezioni regionali del 2020 e del 2021 (vinte dal centrodestra) e alle amministrative di Reggio Calabria sempre del 2020 (vinte dal centrosinistra). E’ questo ciò che è emerso nell’operazione “Ducale” condotta dai carabinieri del Ros, coordinati dalla Dda di Reggio Calabria, che alle prima luci dell’alba hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di misura cautelare contro 14 persone.
Per sette di queste persone per le quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre altri quattro indagati sono finiti ai domiciliari. Nei confronti di altri tre, invece, è stata emessa la misura dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. I provvedimenti sono stati emessi dal Gip distrettuale di Reggio Calabria su richiesta della Dda, diretta da Giovanni Bombardieri. Alle persone coinvolte nell'operazione sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, reati elettorali, corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio e falsità materiale e ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici. Tra gli indagati c’è anche il sindaco della città metropolitana Giuseppe Falcomatà (Pd). Nei suoi confronti, la Dda non ha chiesto l’arresto, come, invece, ha fatto per il consigliere regionale Giuseppe Neri, capogruppo di Fratelli d’Italia e per un consigliere comunale del Pd, Giuseppe Francesco Sera. Arresti, quelli dei politici, che sono stati rigettati dal giudice per le indagini preliminari Vincenzo Quaranta e per i quali la Procura guidata da Giovanni Bombardieri ha fatto appello al Tribunale del Riesame.
Giovanni Bombardieri © Imagoeconomica
Al centro dell'inchiesta ci sono le attività ed i condizionamenti esercitati sulla politica locale dalla cosca Araniti della 'Ndrangheta. Tra gli arrestati, infatti, c’è Domenico Araniti detto il “Duca” e ritenuto il vertice della consorteria mafiosa operante nel territorio di Sambatello, nella periferia nord di Reggio Calabria.
La Procura ha ricostruito l’operatività della cosca Araniti. Le indagini del Ros, infatti, avrebbero consentito ai pm di delinearne gli assetti, le attività estorsive in danno di appalti pubblici, l’ingerenza nella conduzione della discarica di Sambatello attraverso l’imposizione, alle ditte di volta in volta impegnate nella gestione dell’impianto, del personale da assumere e le relazioni con le omologhe consorterie criminali attive nei territori confinanti di Diminniti e Calanna. Stando agli elementi emersi nell’inchiesta, la ‘Ndrangheta avrebbe esercitato uno stringente controllo sul territorio che ha portato finanche alla limitazione dell’attività venatoria nell’area agreste della frazione.
Iniziate nel 2019, le indagini dei magistrati avrebbero permesso di acquisire elementi sintomatici del condizionamento delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria e del Consiglio comunale della città sullo Stretto. In particolare, sarebbero state accertate irregolarità presso alcuni seggi elettorali nella zona nord di Reggio Calabria.
Da sinistra: Giuseppe Neri e Giuseppe Francesco Sera
Arrestato per falsità elettorale e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio non aggravati dal metodo mafioso, uno degli indagati, legato da vincoli di parentela ad un esponente apicale della cosca Araniti, avrebbe alterato le operazioni di voto con la complicità di diversi scrutatori compiacenti. Il tutto con l’obiettivo di sostenere il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giuseppe Neri e il consigliere comunale del Pd Peppe Sera.
Sulla vicenda, è emerso che l’indagato si sarebbe procurato le schede elettorali di cittadini impossibilitati a votare ed avrebbe espresso, al posto di questi ultimi, la preferenza in favore dei candidati sostenuti. L’esito delle urne è stato ricompensato da questi ultimi: in cambio del sostegno elettorale, infatti, l’indagato avrebbe ricevuto nomine nell’ambito di enti pubblici o come professionista esterno. Da qui, la richiesta di arresto in carcere per Neri e Sera, formulata dai pm e non accolta, come detto, dal giudice per le indagini preliminari. Un rigetto contro il quale il procuratore Bombardieri, gli aggiunti Musolino e Ignazitto e il pm Salvatore Rossello hanno già presentato appello al Tribunale della Libertà che dovrà decidere nelle prossime settimane.
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