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L’inchiesta Petrolmafie e i rapporti dei Mancuso con i petrolieri per portare in Italia gli idrocarburi dal Kazakistan

Non solo droga: le ‘ndrine calabresi hanno trovato un nuovo business, questa volta, nel traffico di idrocarburi. Un affare che vale milioni di euro e reso possibile grazie ai rapporti ben consolidati tra boss, imprenditori, faccendieri e broker. L’immenso giro di affari illeciti è stato ricostruito attraverso anni di indagini portate avanti da investigatori che hanno raccolto intercettazioni, eseguito pedinamenti e scattato immagini che dimostrano i vari sodalizi criminali, il cui perno principale è il boss Luigi Mancuso, anche noto come “zio Luigi”, o “il Supremo”. Attraverso l’inchiesta delle Petrolmafie, la Dda di Catanzaro non solo è riuscita a dimostrare gli interessi della 'Ndrangheta nel settore del cosiddetto “oro nero” (il petrolio), ma anche, come riportato nell'ultima puntata di “Mammasantissima”, il programma televisivo di LaC Tv trasmesso il 16 aprile scorso, un vero e proprio impianto di riciclaggio di denaro, dove diversi imprenditori in odor di mafia hanno partecipato volentieri per trarne profitto. Tuttavia, attorno al lucroso affare criminale guidato da “zio Luigi”, ruotano anche altre realtà criminali, comprese quelle romane, campane e siciliane. Per quanto riguarda la Calabria, invece, nel grande affare degli idrocarburi, oltre al boss Mancuso, ci sono finiti anche i suoi nipoti, Francesco e Silvana. Tra le altre persone coinvolte, ci sarebbero anche diversi parenti di Giuseppe D'Amico, una figura chiave nell'inchiesta Petrolmafie. E tra questi, anche il fratello di Giuseppe, Antonio D'Amico. Quest'ultimo, già noto alle autorità, ha sposato una donna della famiglia Gallace, che nel vibonese ha un peso criminale notevole.
Grazie alle sue capacità pervasive, la ‘Ndrangheta è riuscita a stabilire rapporti proficui anche fuori dal Bel Paese, arrivando fino al Kazakistan per fare affari con la compagnia petrolifera KMG (KazMunayGas). “C’è stata una riunione con un rappresentante - ha spiegato il procuratore Nicola Gratteri - di una grossa industria estrattiva di gas e petrolio del Kazakistan che è sceso con una traduttrice all’aeroporto di Lamezia Terme, nel gennaio 2019, accompagnato da due broker, il cui obiettivo era quello di far arrivare petrolio a Vibo Valentia”. Il rappresentante in questione è Arman Magzumov, il quale viene accompagnato in albergo immediatamente dopo il suo arrivo a Vibo Valentia - come si vede in un video girato dai carabinieri del Ros - da Giuseppe D’Amico. Il motivo dell’incontro con Magzumov a Vibo Valentia è quello di discutere di affari: commercializzare in Italia i carburanti provenienti dal Kazakistan attraverso stazioni di rifornimento bianche e nuovi impianti, ma anche la costruzione di un nuovo oleodotto e uno stabilimento per il deposito di carburanti.
Ovviamente, le attività investigative della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, guidata fino a settembre scorso dal procuratore Nicola Gratteri, oggi alla guida della procura di Napoli, hanno rotto gli equilibri creati dalla ‘Ndrangheta. Anche se a scagliarsi contro le indagini portate avanti dal procuratore Gratteri, ci sarebbero stati anche alcuni broker che hanno svolto un ruolo di collegamento tra i Mancuso e i petrolieri stranieri. Tra questi, figura anche Irina Paduret, la quale viene intercettata mentre parla di Gratteri ad un altro broker, Francesco Saverio Porretta. “Questo pezzo di m... che pensa di essere il calabrese numero uno”, dice Paduret rivolgendosi a Porretta. “E’ un pezzo di m… - risponde  Porretta - che cazzo di calabrese sei? Almeno per la tua terra cog... Ma cosa ti danno, una medaglia? Tanto sotto terra anche tu un domani vai a finire. Poi cosa voglio dire? Che vogliono distruggere la ‘Ndrangheta? La ‘Ndrangheta è lo Stato! Lavora per lo Stato! Ma lo vuoi capire? Sto Gratteri… Ma perché non vai a prendere i personaggi politici. I politici deve andare a prendere, che i politici danno una mano a loro!”.

Foto © Imagoeconomica

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