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Tra gli indagati dalla magistratura palermitana c'è anche Alessio Salvo Caruso, braccio destro del boss emergente Giancarlo Romano assassinato allo Sperone.
Caruso era rimasto ferito durante la sparatoria ma non era morto. Ora, dopo essere uscito dal coma e scampato alla morte, è in condizioni di rispondere all’interrogatorio fissato per venerdì mattina dai pubblici ministeri Francesca Mazzocco e Bruno Brucoli.
Nel quartiere di Brancaccio, secondo le indagini dei magistrati di Palermo, vi darebbe un circuito di attività criminali legate a Cosa nostra ancora da identificare.
Si parla di fornitori e pusher a piede libero, canali di approvvigionamento, estorsioni, gioco d’azzardo e scommesse clandestine.
Gli inquirenti hanno focalizzato la loro attenzione sul capomafia Giuseppe Arduino, come riporta LiveSicilia.
Quest'ultimo è una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine ma fino ad ora nessuna ipotesi investigativa legata al traffico di droga lo riguarda. Né a lui, né agli altri indagati. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti ci fu un summit all’interno di un bar in corso dei Mille in cui vi parteciparono Giuseppe Arduino, Giancarlo Caruso, Vincenzo Vella e Tommaso Militello. All’incontro si discusse della gestione delle piazze e furono ribadite le regole di un giro di affari che deve ancora essere svelato.
Di Arduino aveva anche parlato Francesco Terranova, boss pentito di Villabate: nello specifico avrebbe saputo da Antonino Lauricella, arrestato e condannato per mafia, che Arduino “era a capo della famiglia di Brancaccio-Ciaculli”. I due, secondo gli investigatori, avrebbero gestito un affare per “60 chili di fumo”.
I magistrati stanno cercando di identificare anche altri personaggi per ora rimasti ignoti: come ad esempio il trafficante che gestiva un manipolo di pusher fra i palazzoni dello Sperone a cui la mafia imponeva il pagamento di una tassa mensile e una percentuale sugli incassi.

Fonte: livesicilia.it

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