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Ieri il procuratore aggiunto Paolo Guido e il sostituto Pierangelo Padova hanno chiesto al Gup del tribunale di Palermo una condanna a 14 anni e 4 mesi nei confronti di Giovanni Luppino, l'uomo alla guida dell'automobile con cui Matteo Messina Denaro andò alla clinica “La Maddalena” di Palermo, il giorno della sua cattura. Luppino risponde di associazione mafiosa ed è in cella dal 16 gennaio 2023, quando venne arrestato con Messina Denaro: nonostante gli sconti previsti per l'abbreviato i pm hanno sollecitato una condanna severa, l'equivalente di 18 anni, se non ci fosse la riduzione di un terzo per il rito speciale. Imprenditore agricolo di Campobello di Mazara (Trapani), il paese dove il capomafia di Castelvetrano (Trapani) trascorse l'ultima parte della sua trentennale latitanza, Luppino aveva raccontato - nell'immediatezza dei fatti - una storia del tutto inverosimile, quella di avere accompagnato Messina Denaro per spirito di umanità, dopo avere appreso, la stessa mattina dell'arresto dei due, che si trattava di un malato di tumore che aveva bisogno di un passaggio fino a Palermo. Questa versione era stata successivamente modificata con un'altra più o meno dello stesso tenore, in cui i motivi umanitari erano sempre presenti ma la conoscenza del boss (poi effettivamente morto a causa della malattia, il 25 settembre scorso) veniva fatta risalire al 2020; la presentazione, dapprima col falso nome di Francesco Salsi, era stata attribuita da Luppino ad Andrea Bonafede, l'uomo che aveva prestato l'identità a Messina Denaro. Quest'ultimo, sempre secondo la nuova versione di Luppino, si sarebbe rivelato col suo vero nome, in un'occasione in cui si era sentito male e l'autista non lo avrebbe denunciato, ancora una volta per umanità. La Dda contesta però a Luppino ben cinquanta viaggi da Campobello a Palermo con Messina Denaro. E lo accusa di far parte dell'organizzazione mafiosa anche perché avrebbe chiesto il pizzo per conto del clan mafioso guidato dal capomafia oggi deceduto.

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