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All’interno dei suoi scritti il boss si rivolge alla figlia Lorenza: “Dove sono nato io le armi ti preparano alla vita”

Sono stati svelati i diari segreti del boss stragista Matteo Messina Denaro. A un anno esatto dal suo arresto, emergono i pensieri e le parole del padrino, dedicati soprattutto alla figlia Lorenza, riconosciuta poco prima che il boss esalasse il suo ultimo respiro. Una sorta di autoglorificazione di una vita segnata dalla violenza e dal sangue degli omicidi, che il boss di Cosa nostra ha interpretato attraverso delle citazioni che ricordano molto le battaglie spartane. Le immagini di Messina Denaro in stato di arresto hanno fatto il giro del mondo. Il 16 gennaio 2023, il boss stragista è stato arrestato all'uscita dalla clinica “La Maddalena”. Non è ancora del tutto chiaro se il superboss fosse lì per cercare una cura per il suo tumore al colon, una malattia incurabile che alla fine non gli ha lasciato scampo, oppure se stesse cercando di attirare l'attenzione - anche attraverso i selfie con il personale sanitario - nel tentativo di farsi notare da chi gli ha dato la caccia per tre decenni. Ad ogni modo, oggi conosciamo i pensieri che sono stati riportati dall’ultimo dei corleonesi all’interno dei suoi diari segreti; compresi quelli in cui il superboss ironizza sul suo identikit che, a suo dire, lo ritrae come un uomo di “85 anni”. Parole che risuonano come se fossero state scritte da qualcuno il cui destino sembrava già essere stato scolpito nella pietra. “Nell’ambiente in cui sono nato e cresciuto - ha scritto Messina Denaro rivolgendosi alla figlia Lorenza - le armi rappresentano un importante momento educativo della vita”. Poi - come ha riportato il “Corriere della Sera” - non sono mancati i riferimenti alla violenza filtrati dal suo personalissimo codice etico.


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“Le persone pericolose, ho imparato, non sono quelle armate, ma quelle non educate all’etica delle armi, alla responsabilità delle proprie azioni”. Per Messina Denaro, il concetto di violenza può essere spiegato anche attraverso le citazioni spartane: “Se non riesci a vincere con le parole - ha scritto - imbraccia le armi”. E ancora: “Non ho mai usato cortesie con chi ha una spada in pugno, ho sempre cercato lo scontro”.  All’interno di quello che sembra essere un memoriale, il boss ha voluto ricordare anche il momento in cui è iniziata la sua latitanza, nel ‘93, subito dopo le stragi. “La vita per me è finita a 31 anni; il resto è stato solo un interminabile strascico”. Poi, il suo concetto di viltà: “Ho errato come tutti gli uomini, non ho commesso viltà. Di quello che ho fatto non mi pento”, ha precisato il superboss che, insieme a Giovanni Brusca, Leoluca Bagarella e Giuseppe Graviano, ha organizzato il sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, ucciso e sciolto nell’acido l’11 gennaio 1996. Nei suoi appunti, il boss di Castelvetrano non manca di presentarsi come una vittima della giustizia. “Le sentenze che mi riguardano sono state determinate dalla politica e dalle campagne giornalistiche”. Da qui, la citazione dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump: “I giornalisti sono tra gli esseri più disonesti della terra.” - prosegue - “Onore a te, Trump, per averlo pensato, soprattutto per averlo detto. Grazie, mi hai fatto sentire meno solo”. Rivolgendosi direttamente a sua figlia Lorenza, il boss ha spiegato: “Non sono e non mi sento un criminale. Soltanto che la vita, quando ero un ragazzo, mi ha messo davanti a un bivio: vivere o morire. Ho scelto di vivere con tutto quello che ne è conseguito”. Nei suoi scritti non sono mancate nemmeno le parole di rancore riguardo al difficile rapporto con sua figlia. Per questo motivo il boss di Castelvetrano ha voluto ricordare suo padre, il nonno paterno di Lorenza, il boss Francesco Messina Denaro. “E’ stato il mondo, mentre io per te sono il deserto”.

Fonte: Corriere della Sera

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