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Il procuratore capo di Palermo chiede al Csm, alla Dna e alla procura generale di potenziare il pool

"L’attuale dimensione numerica della Dda continua ad essere palesemente insufficiente non solo rispetto all’organico previsto, quanto e soprattutto in relazione alla reale quantità di lavoro che la direzione distrettuale deve svolgere". Ad affermarlo è il procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia in un comunicato inviato al Consiglio superiore della magistratura lo scorso dicembre. A dare la notizia dell’appello fatto dal magistrato all’organo di autogoverno è stato Salvo Palazzolo su la Repubblica. Nonostante l’ultimo traguardo raggiunto, ovvero la cattura del boss di Cosa nostra Matteo Messina Denaro - latitante per trent’anni e deceduto in carcere lo scorso 25 settembre - il procuratore de Lucia non abbassa la guardia e chiede di potenziare la pianta organica della procura. Oltre al Csm, il comunicato lo ha inviato anche al procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e alla procuratrice generale di Palermo Lia Sava. Il monito è chiaro: la mafia non è stata sconfitta e serve potenziare il pool di magistrati.

“Il compito della Dda è di dare costante impulso alle iniziative investigative nei confronti di tutte le forme di manifestazione del fenomeno mafioso”, ha scritto de Lucia. Per questo il progetto organizzativo della procura di Palermo prevede che la Dda abbia 25 sostituti, in una pianta organica che annovera complessivamente 61 magistrati. Attualmente in procura ci sono “solo” 47 sostituti, 12 sono in Dda. Per de Lucia “è del tutto evidente la situazione di criticità in cui l’ufficio complessivamente versa”. Entro gennaio è prevista l’immissione di quattro magistrati ordinari in tirocinio. Così facendo l’organico salirà a quota 51.

Il lavoro di squadra resta la chiave vincente, sulla scorta dell’esempio del vecchio pool antimafia di Palermo. A coordinare la sezione di Palermo della Dda è la procuratrice Marzia Sabella, mentre l’aggiunta Anna Maria Picozzi si occupa delle indagini su Trapani (oltre a seguire anche la sezione Misure di prevenzione). Il procuratore aggiunto Paolo Guido, invece, continuerà a coordinare tutti gli sviluppi attorno alla cattura di Matteo Messina Denaro. Le inchieste antimafia su Agrigento, invece, sono guidate dall’aggiunto Sergio Demontis.

Sempre nell’orbita dell’antimafia continuano le indagini riguardanti i contatti fra Cosa nostra siciliana e americana. Così come continua l’attività investigativa sul traffico di droga tornato in auge prepotentemente a Palermo nel periodo post-pandemico. Infine, c’è la caccia a Giovanni Motisi, uno dei killer del vice questore Ninni Cassarà, ricercato dal 1998 su cui pende una condanna all’ergastolo. Dal 16 gennaio 2023 tornato primo nella lista dei latitanti ricercati nonostante il suo essere scomparso dai radar.

Infine, nel comunicato de Lucia evidenzia anche la necessità di trovare un “punto di equilibrio”, anche per i compiti che rientrano nella competenza della procura ordinaria, come per esempio i reati contro la pubblica amministrazione, quelli a danno dell’ambiente - basti pensare agli incendi che questa estate hanno colpito gravemente Palermo -, ma anche i casi di violenza di genere (non ultimo quello del presunto stupro di gruppo al Foro Italico) e contro i soggetti più vulnerabili.
Il 2024 è appena iniziato e le sfide per la Procura di Palermo sono molte. La richiesta di aumentare l’organico fa presagire ottimi risultati.

Foto © Paolo Bassani

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