Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Nell’ultimo covo del capo mafia a San Vito isolate una ventina di impronte

Il gup di Palermo Ermelinda Marfia ha disposto la condanna di 27 tra favoreggiatori e gregari del boss stragista di Castelvetrano Matteo Messina Denaro, accusati di far parte delle famiglie mafiose di Marsala, Mazara del Vallo e Campobello di Mazara. Quest'ultimo è il comune in cui il boss - deceduto lo scorso settembre - ha trascorso la parte finale della sua latitanza, terminata con l'arresto il 16 gennaio 2023 da parte del Ros dei carabinieri.
Tra le figure centrali del processo - l'inchiesta è stata coordinata dai pm Francesca Dessì e Piero Padova- c'era l'imprenditore Francesco Luppino che è stato condannato a 20 anni di carcere. Le intercettazioni hanno rivelato che proprio lui aveva la delega del boss latitante alle nomine dei reggenti dei mandamenti ma anche alla gestione degli appalti e degli affari. L'inchiesta svelò anche che i clan controllavano alcune aste giudiziarie. Tra gli imputati anche Marco Buffa, che, prima dell'arresto di Messina Denaro, avrebbe messo in giro la voce che il capomafia era morto. Buffa ha avuto 11 anni e 4 mesi. A metterlo in guardia dal parlare del padrino era stato Piero Di Natale (condannato a 16 anni). "Non parlare in giro di questo fatto che hai detto tu che è morto..."., diceva non sapendo di essere intercettato. Queste le pene inflitte agli altri imputati: 4 anni e 4 mesi a Paolo Bonanno, 6 anni a Leonardo Casano, 18 ad Antonino Cuttone, 9 anni e 4 mesi a Vito Gaiazzo, 4 anni e 4 mesi a Girolamo Causi, 4 anni e 4 mesi a Jonathan Lucchese, 4 Annie, 4 mesi a Marco Manzo, 5 anni e 4 mesi ad Antonino Nastasi, 8 anni e 8 mesi ad Antonino Pace, 6 ani e 4 mesi a Vincenzo Pisciotta, 5 anni a Giuseppe Prinzivalli, 5 anni a Francesco Pulizzi, 12 anni ad Antonino Raia, 20 a Francesco Raia, 8 anni e 8 mesi a Tiziana Rallo, 4 anni e 4 mesi a Vito Rallo, 6 anni a Vincenzo Rallo, 6 anni e 8 sei a Carmelo Salerno, 5 anni e 8 mesi a Giuseppe Salerno, 5 anni e 4 mesi a Giuseppe Speciale, 18 anni a Vincenzo Spezia, 4 anni e 4 mesi a Francesco Stallone, 4 anni e 2 mesi a Rosario Stallone, 6 a Michele Vitale. Il gup ha anche condannato gli imputati a risarcire il danno elle parti civili: il Comune di Campobello di Mazara, l'associazione antiracket Alcamese G. Stellino, l'associazione antiracket di Trapani, Codici Sicilia, Codici Onlus, il centro studi Pio La Torre, il Comune di Castelvetrano.

Nell’ultimo covo isolate una ventina impronte
Sempre riguardo a Messina Denaro, sono state trovate una ventina di impronte digitali nel covo di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, in cui il boss ha trascorso gli ultimi anni di latitanza. I carabinieri, al termine di un lungo lavoro cominciato dopo la scoperta dell'appartamento poche ore dopo la cattura del padrino, hanno isolato le tracce di circa venti persone. Alcune avrebbero frequentato il covo, mentre altre avrebbero lasciato le impronte su alcuni oggetti. Come Martina Gentile, la figlia della maestra Laura Bonafede, amante storica del boss, le cui tracce sono state trovate su uno dei dvd presenti nel nascondiglio. La Gentile è ai domiciliari dalla scorsa settimana con l'accusa di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena aggravate. Oltre a smistare la corrispondenza del padrino, l'avrebbe incontrato in latitanza. Gli investigatori, coordinati dalla Procura di Palermo, stanno cercando di capire se la ragazza, madre di una bambina di tre anni, abbia per conto del boss svolto "missioni" a Palermo. Dalle indagini è emerso che la donna sarebbe più volte andata nel capoluogo fingendo al lavoro di stare male. Gli inquirenti, che tentano di ricostruire gli anni di latitanza del capomafia, che si sarebbe nascosto a Campobello dal 2017, sono ora al lavoro per identificare tutti quelli che sono passati per il covo o hanno avuto contatti con Matteo Messina Denaro. Il latitante- emergerebbe dagli accertamenti - avrebbe condotto per anni una vita quasi normale: frequentando persone, uscendo e viaggiando anche fuori dalla Sicilia.

Foto © Paolo Bassani

ARTICOLI CORRELATI

Procura di Palermo: chiusa indagine a carico di Laura Bonafede legata a Messina Denaro

De Lucia: ''Morto Messina Denaro? Mafie continuano a fare affari’’

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos