Il Gip: "Per il boss una vera e propria venerazione"
I carabinieri del Ros hanno arrestato Martina Gentile, 31 anni, figlia di Laura Bonafede, la maestra di Campobello di Mazara che a sua volta era finita in carcere la mattina del 13 aprile di quest'anno nell'ambito dell'indagine della Dda di Palermo sui fiancheggiatori del boss mafioso trapanese Matteo Messina Denaro. Gentile, di professione maestra come la madre e figlia dell'ergastolano Salvatore, si trova ai domiciliari. L'accusa è di favoreggiamento e procurata inosservanza di pena. Già nel mese di aprile, quando scattarono le manette per Laura Bonafede, la Dda di Palermo aveva chiesto anche l'arresto di Martina Gentile ma il gip Alfredo Montalto rigettò la richiesta.
Nell'ordinanza emessa si legge che Gentile Martina avrebbe "garantito disponibilità per le esigenze logistiche e di assistenza del latitante" e che avrebbe "contribuito a realizzare lo scambio della corrispondenza, e di beni di varia natura, da e per Matteo Messina Denaro, sfruttando anche le occasioni di incontro lavorativo con Lorena Lanceri, a sua volta 'tramite' del latitante".
Le comunicazioni sarebbero state trasmesse con "linguaggio codificato" al fine di "celare l'identità delle altre persone coinvolte nella sua assistenza". Martina, secondo gli inquirenti, avrebbe "intrattenuto col latitante rapporti epistolari utilizzando gli stessi nomi convenzionali già contenuti nella corrispondenza tra la madre e Messina Denaro Matteo. Dunque, è stata certamente (almeno parzialmente) messa a conoscenza di tale 'codice' necessario per preservare la latitanza di quest'ultimo".
La figlia di Laura Bonafede, si legge, avrebbe inoltre "contribuito a consentire a Messina Denaro Matteo di sottrarsi sia all'esecuzione delle numerose pene definitivamente irrogategli per innumerevoli efferati delitti, sia ad eludere le investigazioni dell'Autorità in ordine alla persistente condotta direttiva ed organizzativa" di Cosa nostra.
Come si evince dalle missive acquisite dal Tribunale Martina avrebbe "sviluppato un affetto quasi filiale nei confronti di Messina Denaro Matteo, affetto, peraltro, intensamente contraccambiato da quest'ultimo, che apprezzava, soprattutto, come si ricava da uno scritto dallo stesso indirizzato alla sorella Rosalia Messina Denaro, l'adesione di Martina ai valori mafiosi del nonno Bonafede Leonardo mettendola a confronto con i differenti comportamenti della propria figlia naturale Alagna Lorenza, che, conseguentemente, criticava profondamente se non addirittura disprezzava".
"La Gentile ha avuto il medesimo grado di consapevolezza che può essere riconosciuto alla madre, e non solo perché condivideva con quest'ultima tutti i segreti codici linguistici utilizzati per la rete logistica di supporto, ma perché dalla sua missiva e dalle sue condotte, come ricostruite nella presente richiesta, traspariva nitidamente una vera e propria venerazione per ciò che Matteo Messina Denaro è stato fino al 16 gennaio 2023: un pericoloso e sanguinario capo mafia", si legge nell'ordinanza.
In sostanza, dunque, "anche Gentile Martina ha contribuito a formare la rete di relazioni che ha fornito la copertura al latitante nel territorio di Campobello di Mazara insieme alla madre Bonafede Laura che già si era fatta carico del ruolo storicamente svolto dal padre Bonafede Leonardo allorché ne era stato impedito a causa dei lunghi periodi di detenzione e, infine, del decesso nel novembre 2020. La documentazione acquisita dimostra, infatti, una piena condivisione, non solo da parte di Bonafede Laura, ma anche da parte della figlia di questa Gentile Martina della storia criminale di Messina Denaro Matteo (che, d'altra parte, non differisce, se non per la estremamente maggiore gravità, da quella di Bonafede Leonardo, rispettivamente padre e nonno delle predette, e da quella di Gentile Salvatore, rispettivamente marito e padre delle stesse, in atto ancora detenuto in espiazione della pena dell'ergastolo inflittagli per delitti riconducibili pure al predetto latitante)".
Matteo Messina Denaro
Le impronte nel covo
Le impronte di Martina Gentile sono state trovate dai carabinieri del Ros nel covo del capomafia. “Gli accertamenti tecnici svolti dal Ris dei Carabinieri – si legge nel provvedimento disposto dal giudice per le indagini preliminari – hanno evidenziato la presenza di due impronte papillari riconducibili a Martina Gentile su un dvd che custodiva il latitante e che conteneva la registrazione di un film”. Per il gip Alfredo Montalto “si tratta di un ulteriore elemento di prova perfettamente coerente con il quadro fin qui rassegnato e dunque significativo di un rapporto tra la giovane donna e il latitante che si arricchiva anche di un’assistenza concreta alle esigenze di quest’ultimo, anche sotto forma di ausilio alla coltivazione di hobby o più semplicemente di assistenza volta a rendere meno gravoso lo stato di clandestinità”.
TAN: lo pseudonimo di Martina
Secondo gli investigatori lo pseudonimo era "TAN": "In un documento rinvenuto nel covo di Messina Denaro, la madre Laura gli aveva scritto, anche per conto della figlia Martina ('a me e da Tan'), una dedica da accompagnare al regalo di un libricino, che difatti il latitante stesso indicava provenire 'da due miei affetti, che stimo, che hanno fatto parte di me e che, soprattutto, voglio infinitamente bene, più della mia vita'".
Nuovamente la dicitura "TAN" era stata trovata "sul calendario del latitante in corrispondenza del giorno 16 aprile 2021, data in cui doveva essere accaduto qualcosa di importante, tanto da essere annotato sul calendario, e che ragionevolmente può ritenersi identico a quanto avvenuto il 15 febbraio 2023, cioè uno scambio di pizzini avvenuto attraverso la Gentile". Per i pm Gentile “è stata quindi uno degli ingranaggi indispensabili del sistema di comunicazione ingegnato dal latitante, grazie al quale questi ha anche potuto mantenere la indispensabile sponda di Laura Bonafede nella condivisione e gestione delle strategie mafiose sul territorio di Campobello di Mazara”. Il gip ha disposto nei confronti della ragazza i domiciliari e non il carcere, come chiesto dalla Procura, perché Gentile è madre di una bimba di tre anni.
Specifico ruolo nello smistamento dei pizzini
Gli investigatori hanno ricostruito che "Martina Gentile ha avuto uno specifico ruolo nella fondamentale sequenza dello 'scambio posta', quel riservato, sofisticato ed efficacissimo sistema di raccolta e smistamento dei pizzini che il latitante ha sfruttato per comunicare anche con Laura Bonafede, colei che è stata uno dei perni nella gestione della clandestinità del Messina Denaro, di importanza vitale anche per mantenere i contatti con altri associati mafiosi e, in definitiva, per consentire al latitante di esercitare il suo ruolo di vertice dell'associazione mafiosa trapanese'".
Non solo: Martina avrebbe svolto questo ruolo in "stretta sinergia" con "Lorena Lanceri, che incontrava presso lo studio di architettura Tramonte/Lanza, dove entrambe lavoravano".
L'arresto della madre di Martina Gentile, Laura Bonafede
Lanceri è ritenuta una delle più strette fiancheggiatrici del padrino di Castelvetrano: consegnava alla ragazza i pizzini scritti dal capomafia e Gentile li faceva avere ai destinatari tra i quali sua madre Laura Bonafede.
Lo scambio, spesso, avveniva nello studio dell’architetto ed ex assessore all’Urbanistica del Comune di Campobello di Mazara in cui le due donne lavoravano. Gentile avrebbe consegnato i messaggi dello stragista con la figlia nel passeggino. La presenza della figlia piccola è stata “strumentalizzata per non destare sospetti” e “rendere meno rischiosi i contatti con il latitante – scrive il gip – La presenza della minore era considerata utile pretesto per porre in essere condotte normalmente ritenute rischiose”.
Gli investigatori stanno cercando di scoprire a chi fossero diretti. Per gli inquirenti la donna “è stata uno degli ingranaggi indispensabili del sistema di comunicazione ingegnato dal latitante", “grazie al quale questi ha anche potuto mantenere la indispensabile sponda di Laura Bonafede nella condivisione e gestione delle strategie mafiose sul territorio di Campobello di Mazara”.
Controspionaggio
Il suo ruolo però non si limitava a quello di semplice 'postina' ma potrebbe essere stato molto più complesso: “Martina Gentile – scrivono i magistrati – può vantare un tale patrimonio di conoscenze sui meccanismi di controspionaggio adottati dal latitante e sulla sua rete di coperture, tanto da porla strategicamente al centro, accanto alla madre, del suo sistema di assistenza e protezione del latitante e, in tal modo, in grado di condizionarlo, inquinarlo o comunque renderlo ancora oscuro nelle molte parti ancora non svelate”. Per i pm la giovane donna era un anello indispensabile delle “reti di protezione sapientemente costruite dal latitante”. “Il livello di fiducia riposto da Messina Denaro nella giovane donna, depositaria infatti di notizie riservate sulla latitanza, l’altissima considerazione sulle sue qualità, l’orgoglio per le convinzioni mafiose che la donna aveva anche pubblicamente manifestato, sono tutti indici che consentono di ritenere certa la conoscenza da parte della Gentile di ulteriori luoghi, persone, dinamiche attinenti alla sfera più intima e complice della latitanza di Messina Denaro”. Le indagini potrebbero far scoprire altri canali di scambio di pizzini, probabilmente attivi a Palermo, città frequentata dal latitante durante le cure alla clinica La Maddalena e in cui la ragazza si recava spesso.
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