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La procura di Palermo ha chiesto la condanna a 13 anni di Andrea Bonafede, cugino e omonimo dell'alter ego del boss Matteo Messina Denaro, accusato di associazione mafiosa. L'imputazione originaria era di favoreggiamento aggravato, ma nel corso delle indagini, con l'emergere di nuove prove a carico dell'operaio comunale di Campobello di Mazara, i pm Gianluca De Leo e Piero Padova l'hanno modificata aggravandola. Secondo l'accusa, oltre a fare da "postino" facendo avere all'ex latitante, in cura per un cancro, prescrizioni e ricette compilate dal medico Alfonso Tumbarello, anche lui indagato, Bonafede avrebbe assicurato al capomafia una assistenza continua. L'operaio, nipote del boss del paese Leonardo Bonafede, si è sempre difeso sostenendo di aver consegnato i documenti al cugino che aveva prestato l'identità a Messina Denaro ritenendo che fosse lui il paziente e non il latitante. Dalle indagini, però, è emerso che almeno in due occasioni, nel novembre del 2020, Bonafede avrebbe attivato due sim per il cellulare che, secondo i magistrati, sarebbero state in realtà utilizzate dall'allora latitante.
Il 26 ottobre la parola passerà all’avvocato della difesa Tommaso De Lisi che dovrà anche dire la sua sulla richiesta delle parti civili di costituirsi anche dopo che il capo di imputazione è stato riformulato in associazione mafiosa.

Il pizzino
Il 3 novembre 2020 Messina Denaro ha saputo di essere malato di tumore. All’indomani Bonafede aveva attivato una sim card e l’aveva inserita in un vecchio cellulare in passato usato dalla suocera e dalla madre. Da allora il suo percorso sanitario ha avuto un’accelerazione. “Adenocarc. Il 3 novembre lo so”, c’era scritto nel pizzino trovato in una gamba della sedia a casa della sorella Rosalia. In realtà questa annotazione era il diario clinico del boss.
I carabinieri del Ros, coordinati dal procuratore Maurizio de Lucia, hanno tracciato il telefonino che il 5 novembre aveva agganciato la cella presso l’ospedale di Mazara del Vallo. Stessa cosa è avvenuta con la scheda del telefono in uso a Bonafede.
Il 6 novembre i due cellulari erano risultati vicini: era lo stesso giorno in cui Andrea Bonafede aveva fatto accesso in ospedale per una visita ma in realtà si trattava di Messina Denaro.
Dal 9 novembre, hanno rilevato gli investigatori, i contatti si erano interrotti.
La nuova linea è rimasta per alcuni giorni inattiva. Il 13 novembre Messina Denaro era stato operato la prima volta all’ospedale Abele Ajello, due mesi prima del secondo intervento alla clinica La Maddalena di Palermo. Il 14 novembre era stata attivata una nuova utenza, sempre intestata a Bonafede. Il 18 novembre la nuova sim e quella intestata a Bonafede hanno agganciato una cella di Campobello di Mazara. Messina Denaro era tornato a casa.

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