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Il boss stragista intanto è stato trasferito al reparto 41bis dell’ospedale de L’Aquila dopo l’operazione

Si complica la posizione di Andrea Bonafede, l’operaio comunale di Campobello di Mazara accusato di aver favorito il super boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro nella sua latitanza. I pm ora gli contestano anche il reato di associazione mafiosa.
Nel giorno in cui doveva esserci la sentenza davanti al giudice per l’udienza preliminare Rosario Di Gioia la procura di Palermo ha modificato, e in maniera pesante, il capo di imputazione. Al favoreggiamento aggravato e alla procurata inosservanza di pena - cioè gli ergastoli già inflitti al latitante per i delitti di mafia - si aggiunge il reato di associazione mafiosa che, in caso di condanna, renderebbe molto più dura la pena. Qui si innesta una questione giuridica. Secondo il procuratore Maurizio de Lucia, l’aggiunto Paolo Guido e sostituti i Gianluca De Leo e Piero Padova, possono essere mosse tutte e tre le contestazioni senza che il reato più grave - l’associazione mafiosa - assorba i primi due. Il processo è stato aggiornato per le conclusioni al 12 settembre.
La Procura ha depositato nuovi atti da cui emergerebbe il ruolo di Bonafede che non si sarebbe limitato a ritirare le ricette dal medico, ex massone Alfonso Tumbarello, ma viene indicato come un punto di riferimento in altre attività del boss di Castelvetrano. Attività che gli hanno consentito di mantenere i contatti sul territorio e continuare ad esercitare il potere.
La Procura, dunque, non crede all’operaio. Bonafede aveva detto di non conoscere Matteo Messina Denaro. E il video che li immortala l’uno a poca distanza dall’altro? Pura casualità - disse nel corso dell’interrogatorio - non si sarebbero parlati, ma rivolti un saluto da lontano. Aveva soltanto ritirato le ricette dal medico Tumbarello, ma era convinto che fossero per il cugino.

Il boss stragista trasferito al reparto 41bis dell’ospedale
Intanto Matteo Messina Denaro, dopo esser stato operato e poi trasferito nel reparto di Rianimazione dell'ospedale “San Salvatore” dell'Aquila lo scorso 6 agosto, ha lasciato il reparto per passare in quello destinato ai detenuti ristretti al regime del 41bis, sempre all'interno del nosocomio abruzzese. Al momento resta stretto il riserbo, da parte dei medici, sullo stato di salute del boss di Castelvetrano.
Il ricovero d'urgenza per l’ex super latitante, a causa di un blocco intestinale, era avvenuto a poche ore di distanza dall'appello lanciato dai suoi avvocati, Lorenza Guttadauro e Alessandro Cerella, circa l'aggravamento del quadro clinico del detenuto che si alimentava solo con integratori e succhi di frutta. Situazione, questa, che li ha portati a presentare al Tribunale della Libertà, un’istanza di sospensione della misura cautelare con quella del ricovero in ospedale dove poter ricevere una migliore assistenza. Messina Denaro, affetto da un tumore, è dal giorno del suo arresto in cura all'interno del penitenziario dove è stata allestita per lui una stanza adatta a svolgere la chemioterapia. A luglio aveva subito un piccolo intervento per problemi urologici ed era però rientrato presto nell'istituto di pena.

Foto © Emanuele Di Stefano

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