Il trombettiere dei carabinieri suona il silenzio alle 10:07 minuti. In via Pipitone Federico, il 29 luglio del 1983, una autobomba trasformò Palermo in Beirut e la mafia uccise con metodo terroristico il giudice Rocco Chinnici. Con lui morirono anche due carabinieri della scorta, il maresciallo Mario Trapassi e l'appuntato Salvatore Bartolotta e Stefano Li Sacchi, portiere dello stabile. La cerimonia è iniziata con un lieve ritardo del ministro degli Esteri (a causa del volo di linea) mentre le personalità erano già schierate da qualche minuto.
Presenti anche il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri, il presidente della Regione Renato Schifani e il sindaco di Palermo Roberto Lagalla. E ancora, i figli del giudice ucciso il 29 luglio 1983, Caterina e Giovanni Chinnici, l'unico superstite della strage Giovanni Paparcuri, poi divenuto prezioso collaboratore di Falcone e Borsellino. In via Pipitone Federico anche il procuratore della Repubblica Maurizio de Lucia, la procuratrice generale Lia Sava, il presidente della Corte d'Appello Matteo Frasca, l'ex magistrato Pietro Grasso, Antonello Cracolici, presidente della commissione regionale antimafia.
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