"Ciao Roberta, sto leggendo il tuo libro. È bellissimo. Grazie per avermi fatto piangere, per essere riuscita a entrare dentro il mio sogno, ma facendolo diventare ancora più bello di come lo avevo sognato io, perché tu ci hai messo dentro anche il tuo amore di mamma. Grazie per aver fatto tornare, assieme a te, anche mia sorella Adele. Grazie per avere scritto di Paolo non come ne hanno scritto gli altri ma come di quello che era prima di tutto tuo zio, prima di tutto mio fratello. Dobbiamo assolutamente pubblicarlo questo libro, farlo leggere a tutti, è così che Paolo non morirà mai e sarà anche grazie a te e alle tue parole. Ti voglio bene Robi".
Dalla prefazione di Salvatore Borsellino
Cinquantasette giorni separano la strage di Capaci dalla strage di via d’Amelio. Un tempo in cui si sarebbe potuto fare molto da parte delle istituzioni per proteggere il giudice Paolo Borsellino, ma niente di quel molto fu fatto.
Nel libro di Roberta Gatani "Cinquantasette giorni. Ti porto con me alla Casa di Paolo" (presentato presso la Casa di Paolo a Palermo i via Della Vetriera n.57) vengono ripercorsi ogni singolo giorno trascorso tra il 23 maggio e il 19 luglio 1992, un arco temporale fittissimo di lavoro per il giudice che, sapendo di avere le ore contate, senza mai pensare di sottrarsi al proprio destino, mise in campo tutte le proprie forze e la propria volontà per fare luce sulla strage di Capaci, annotando nella sua agenda rossa ogni particolare di quell’inchiesta.
"Per tutti noi la casa di Paolo è un luogo speciale" ha detto Rosanna Mililli, coordinatrice delle Agende Rosse di Palermo dando il via alla presentazione del libro.
Speciale come l'intento dell'autrice: "Ho deciso che avrei accompagnato Paolo per quei 57 giorni", "giorni facili da dimenticare anziché fare i conti con la propria coscienza".
Presente alche Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso in via d'Amelio.
Perché Paolo è stato ucciso? Per una scellerata "Trattativa tra lo Stato e la mafia" ha detto Salvatore ricordando la dell'omonimo processo: "Non è possibile che in tre gradi di giudizio si siano date tre sentenze cosi discordanti tra di loro" ha detto, si è raggiunta "l'impunità per quella strage avvenuta oramai trentun anni fa" ha aggiunto. Trattare con la mafia non costituisce reato, secondo la sentenza della Cassazione.
Giuridicamente è stato dichiarato così ma è indubbio che le vite dei cittadini anziché essere salvare siano state sacrificate: "Dopo la strage di via d'Amelio ce ne sono state altre: quella dei Georgofili, via Palestro a Roma, San Giorgio al Velbro". "Perché qualche 'mente raffinatissima' deve aver suggerito a questi criminali che se si uccide un giudice ne può venire fuori un altro" ma "se si distrugge il patrimonio artistico dello stato questo non può essere ricostruito".
E poi ancora: "Per questa trattativa è stata sacrificata la vita di Paolo Borsellino". "Voi pensate cosa sarebbe successo negli anni novante se Paolo avesse rivelato all'opinione pubblica che pezzo dello Stato stavano trattando con la mafia”, mentre il boato di Capaci riecheggiava ancora nelle menti degli italiani. Ma l'assassino di Paolo Borsellino sarebbe stato inutile se l'Agenda Rossa fosse stata trovata e analizzata dagli investigatori. Quell'Agenda nella quale il giudice annotava i suoi appunti di indagine. "C'era qualcuno che aspettava in via d'Amelio per avvicinarsi alla macchina di Paolo per prendere l'agenda e per portarla via" ha detto Salvatore Borsellino e "oggi quell'Agenda Rossa rappresenta il nostro simbolo per la verità e la giustizia".
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