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Pubblicata la relazione del primo semestre 2022. “Messina Denaro avrebbe rappresentato per oltre 30 anni la figura di vertice in provincia di Trapani e non solo”

Per i sodalizi di Cosa nostra palermitana e quelli delle province occidentali della Sicilia "la prolungata assenza al vertice di una leadership solida e riconosciuta, nel rendere meno stringenti regole e vincoli gerarchici, starebbe favorendo l'affermazione a capo di mandamenti e famiglie di nuovi esponenti che vantano un'origine familiare mafiosa. Si assiste, nel contempo, al ritorno in libertà di anziani uomini d'onore che cercherebbero di riaccreditarsi all'interno dei sodalizi di riferimento". E' l'analisi contenuta nella relazione semestrale (gennaio-giugno 2022) della Dia sulla criminalità organizzata in Italia. Dalle recenti investigazioni emerge come molti detenuti mafiosi, tornati in libertà, siano stati nuovamente coinvolti nelle dinamiche criminali dei sodalizi di appartenenza. Nel territorio siciliano non manca, tuttavia, la presenza di altre organizzazioni mafiose sia autoctone, sia straniere, che coesistono prevalentemente con Cosa nostra. 

I principali interessi criminali delle mafie siciliane si confermano il traffico di stupefacenti, le estorsioni e l'usura, il gioco e le scommesse online, attività tuttora molto remunerative. Al di fuori della Sicilia, Cosa nostra "instaura relazioni commerciali e stringe alleanze o forme di cooperazione con altre matrici mafiose (quali ‘Ndrangheta e camorra) per l'approvvigionamento di più ingenti quantitativi anche su larga scala". In particolare, nel primo semestre 2022 la mafia ha "mantenuto aperto un canale preferenziale di negoziazione con le 'ndrine calabresi soprattutto per l'approvvigionamento di cocaina". L'interesse delle consorterie mafiose siciliane fuori regione si rivolge prevalentemente (con riferimento alle presenze in Lazio, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Toscana) all'infiltrazione nell'economia con la commissione di frodi fiscali e riciclaggio di capitali. All'estero, tra i Paesi più interessati al fenomeno si segnalano Spagna, Belgio, Germania, Austria, Romania, Malta, Canada, USA.

Cosa Nostra in Sicilia
In generale, secondo la Dia, la criminalità organizzata siciliana, “continua ad annoverare, tra le principali fonti di guadagno il traffico di stupefacenti, la gestione del giro di scommesse on line, le estorsioni declinate in tutte le loro forme e, con particolare riferimento alla zona di Palermo, la ricettazione e il riciclaggio di metalli preziosi - provento di rapine e furti - mediante la complicità di imprese commerciali del tipo ‘compro oro’”. Se nel versante occidentale dell’Isola permane una rigida struttura organizzativa, pur in assenza di un organismo decisionale di vertice che sembrerebbe non ancora formalmente ricostituito, nelle zone del catanese “le famiglie di Cosa Nostra si confrontano con altre organizzazioni mafiose ugualmente strutturate e non meno aggressive, stringendo talvolta alleanze criminali finalizzate al raggiungimento di reciproci obiettivi criminali. I sodalizi più strutturati, ai quali non manca la manovalanza criminale poiché attingono alle sacche di emarginazione radicate nelle periferie degradate delle città, risultano avere esteso la propria operatività in tutta Italia. Una decisa limitazione all’azione delle consorterie è scaturita, nel semestre, dai provvedimenti di sequestro e confisca di beni eseguiti a carico di esponenti e reggenti delle compagini mafiose”. Sul punto, la Dia menziona “l’evoluzione dei rapporti tra famiglie mafiose e gruppi criminali formati da stranieri e, in particolare, dai nigeriani sul conto dei quali sembra essere ormai consolidato, ad esempio nel palermitano, il loro ruolo di gregari nello spaccio di droga per conto di cosa nostra”. 

“Sul piano dell’aggressione ai patrimoni illeciti e in linea con la normativa di prevenzione antimafia, con particolare riferimento a sequestri e confische, anche nel semestre in questione la DIA ha conseguito risultati ragguardevoli, arginando concretamente il potere economico di cosa nostra. I sequestri (8 decreti) e le confische (6 provvedimenti) hanno interessato beni per un valore complessivo, rispettivamente, di quasi 10 milioni di euro e di oltre 30 milioni di euro. Anche sul piano del contrasto alle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici e negli Enti locali, la DIA ha garantito il consueto fattivo contributo unitamente alle altre Forze di polizia, a supporto dell’Autorità prefettizia, consentendo l’emissione di 31 interdittive antimafia3 mentre, con il prescritto decreto del Presidente della Repubblica, sono stati prorogati gli scioglimenti di 6 consigli comunali”. Inoltre si segnala che anche nel primo semestre 2022, “la criminalità organizzata siciliana continua ad esercitare la propria ‘capacità attrattiva’ sulle giovani generazioni non solo nel caso in cui esse siano espressione diretta delle famiglie mafiose ma, anche e soprattutto, quando esse facciano parte di un bacino di reclutamento più ampio da cui attingere manovalanza criminale. 

Messina Denaro e Castelvetrano sotto il giogo delle logge massoniche
Nella relazione della Dia si parla anche della Cosa Nostra trapanese e in particolare del suo più alto rappresentante, il boss stragista Matteo Messina Denaro, arrestato solo a gennaio di quest’anno dopo 30 anni di latitanza, arrestato solo a gennaio di quest’anno dopo 30 anni di latitanza. “È da precisare che, il 16 gennaio 2023 durante la stesura della presente relazione semestrale, il noto ricercato Matteo Messina Denaro che avrebbe rappresentato per oltre un trentennio la figura di vertice della mafia in provincia di Trapani e non solo, è stato catturato a Palermo dai Carabinieri del ROS”, ricorda la Dia.
“Le molteplici e ininterrotte attività investigative degli ultimi anni, avviate a carico dei molteplici fiancheggiatori del boss, hanno contribuito ad indebolire la fitta rete di protezione, rendendone la latitanza sempre più difficoltosa. Anche nello scorso semestre sono state eseguite dalla Polizia di Stato, in gran parte della Sicilia occidentale, numerose perquisizioni volte a rinvenire, nei luoghi di pertinenza di alcuni soggetti ritenuti fiancheggiatori del boss”. “Documentazione - si legge - a qualsiasi titolo riconducibile al favoreggiamento della latitanza di Matteo Messina Denaro; denaro di incerta provenienza direttamente riferibile ai soggetti coinvolti nelle investigazioni; armi o munizioni; computer o apparecchiature informatiche e/o digitali in grado di conservare dati ed informazioni d’interesse investigativo relativo alla possibile localizzazione del citato latitante; oggetti e beni di qualsivoglia natura utilizzabili per il prosieguo delle indagini preliminari...”. Il contesto criminale della provincia di Trapani è altresì caratterizzato, si legge ancora, “da una significativa presenza di ‘logge massoniche’ segrete o deviate che talvolta infiltrano il locale tessuto economico-sociale con interferenze negli apparati degli Enti locali e nella gestione degli appalti pubblici.
Cosa nostra trapanese continua a mantenere l’accertata articolazione su mandamenti e, pur evitando eclatanti episodi di violenza, persegue i propri interessi illeciti garantendosi un forte legame anche con le consorterie statunitensi”.

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