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È tornato in libertà il pentito Gaspare Spatuzza, uomo dei Graviano di Brancaccio arrestato nel luglio del 1997 che con le sue rivelazioni svelò i depistaggi sulla strage di via d'Amelio avvenuta a Palermo il 19 luglio del 1992. Spatuzza, come rivela il 'Corriere della Sera', ha ottenuto la libertà vigilata dopo 26 anni trascorsi tra carcere e domiciliari: “una liberazione condizionale" arrivata due settimane fa, e che non prevede più i vincoli della detenzione domiciliare alla quale era sottoposto dal 2014.
Il provvedimento è arrivato dopo che un anno fa gli era stata negata dal tribunale di sorveglianza di Roma: quella decisione fu annullata dalla Cassazione, alla quale Spatuzza si rivolse attraverso il suo legale. Il nuovo verdetto di senso opposto è stato formulato "su parere conforme - scrive il 'Corriere della Sera' - di tutte le procure antimafia interpellate".
Tuttavia Spatuzza per cinque anni dovrà osservare alcune prescrizioni, come non frequentare "abitualmente" pregiudicati, o non uscire dalla provincia in cui abita senza autorizzazione.
Condannato all'ergastolo per le bombe di Roma, Firenze e Milano (dieci morti e oltre cinquanta feriti); per l’omicidio di padre Pino Puglisi, ammazzato il 15 settembre ’93; nonché a 12 anni di pena per il sequestro di Giuseppe Di Matteo, trascorse undici anni al "carcere duro" finché nel 2008 decise di parlare con i magistrati confessando il suo ruolo nelle stragi del 1992 e smascherando il falso pentito Vincenzo Scarantino che fu al centro dei depistaggi su via d'Amelio.
Si autoaccusò del furto della Fiat 126 utilizzata come autobomba e le sue dichiarazioni furono riscontrate in ogni dettaglio e servirono a mandare alla sbarra per Capaci e via d’Amelio anche Matteo Messina Denaro, condannato in primo grado e in attesa della sentenza d’Appello.

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