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Che ci sia una Costituzione scritta di Cosa Nostra è totalmente da escludere”, ha "già rivelato tutto Tommaso Buscetta nel 1984. Ma non è la prima volta che vengono fuori riferimenti a decaloghi e regole messe per iscritto. Mi ricordo un fiancheggiatore dei Lo Piccolo" ma "che ci sia una Carta della mafia siciliana è totalmente da escludere. Poi, capita che un qualche mafioso di secondo livello, magari per accreditarsi presso qualcuno, tiri fuori fantomatici regolamenti scritti. Tuttavia, non sono mai esistiti i 'padrini costituenti'".

Sono state queste le parole di Vittorio Teresi - per anni procuratore aggiunto di Palermo, pm del processo Trattativa Stato-mafia, in pensione dal 2020 e ora presidente del Centro Studi Paolo e Rita Borsellino - intervistato dal 'Il Fatto Quotidiano''.

La prima regola aurea delle regole di Cosa Nostra è non lasciare nulla di scritto rispetto alle regole stesse”, ha aggiunto. Il tema dello 'Statuto della mafia' non lo convince: "Stride con tutta la storia di Cosa Nostra che conosciamo. Matteo Messina Denaro ha sempre seguito le regole dell’organizzazione, quelle trasmesse oralmente e rivelate da Buscetta a Giovanni Falcone".

La latitanza di Matteo Messina Denaro
Secondo l'ex magistrato "ha avuto coperture certamente di persone che hanno fatto parte di istituzioni, politica, imprenditoria e massoneria. Poi, magari non lo cercavano con grande impegno o non avevano idea di una così palese scopertura". "Che si sia consegnato - si legge sempre sul 'Fatto'' non lo posso dire. Credo che con quel tipo di malattia non si possa sopportare una latitanza, anche a livello psicologico, di qualsiasi tipo e che abbia allentato molto il suo livello, diciamo, di attenzione".

Durante l'intervista Teresi ha anche parlato della latitanza di Provenzano dicendo che "fu costretto a rintanarsi in un casolare perché si era prosciugata tutta l’acqua attorno a lui e perché le ultime persone di cui si fidava facevano quel tipo di vita. Ma ci siamo dimenticati Totò Riina? Quando fu arrestato a Palermo viveva da anni in via Bernini in una villa miliardaria con tanto di piscina e parco. Calogero Ganci? Quando aveva disponibilità economica si divertiva in discoteca. Nino Madonia faceva la bella vita in Germania. E Gaspare Mutolo girava in Ferrari a Palermo. Solo per fare qualche esempio. Frequentare i ristoranti più in voga, sfoggiare l’abito firmato...anche quelli di Messina Denaro sono comportamenti che mi sembrano particolarmente in linea con la storia dei boss mafiosi, nulla di nuovo insomma".

Fonte: ilfattoquotidiano.it

Foto © Emanuele Di Stefano

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