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"Un'organizzazione molto meticolosa, metodica, organizzata quasi in maniera scientifica che purtroppo dimostra l'attualità della pervasività della criminalità organizzata, la sua efficacia nei confronti delle vittime delle estorsioni che purtroppo non hanno mai avuto l'ardire di avvicinarsi alle forze dell'ordine per denunciare e anche nel momento in cui sono state contattate, hanno cercato di non fornire indicazioni utili per timore di ritorsioni da parte della criminalità". Così ha detto il generale Antonio Raimondo, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Catania, durante la conferenza stampa per illustrare i dettagli dell'operazione "Tuppetturu”, in siciliano trottola, prosecuzione di un altro blitz, scattato nel giugno del 2019.  "In questo blitz è emersa la grande capacità intimidatoria ancora attuale, della loro potenza sul territorio della loro capacità di controllare in maniera trasversale non solo le estorsioni, ma anche il traffico di droga", ha aggiunto.

In tutto si parla trentasette gli indagati.
Gli inquirenti hanno colpito i clan mafiosi Cintorino e Brunetto, articolazioni territoriali rispettivamente delle potenti famiglie mafiose catanesi dei Cappello e dei Santapaola-Ercolano.
L'inchiesta riguarda i territori di Calatabiano, Giarre, Fiumefreddo, Castiglione di Sicilia e Mascali, nel Catanese, oltre che le cittadine messinesi di Giardini Naxos e Taormina.
Le Fiamme Gialle, dei comandi provinciali di Messina e Monza-Brianza, hanno eseguiti ventiquattro arresti tra Catania e Lombardia con le accuse di associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, traffico di droga, trasferimento fraudolento di valori e detenzione di armi.

Sono state le dichiarazioni del boss dei Cintorino Carmelo Porto, nel frattempo divenuto collaboratore di giustizia, a fare scattare ulteriori indagini dei finanzieri del Gico della Guardia di finanza, sfociate nell'operazione di oggi. Scoperte sei estorsioni, tutte perpetrate con lo stesso modus operandi: la bottiglia incendiaria dietro la saracinesca, i primi danneggiamenti e il ricorso ad un mediatore, l'amico buono' per trovare un accordo e pagare alla cassa dei clan. Versate somme che variavano dai 3 mila a 4 mila euro annuali in tranche trimestrali o semestrali. Scoperto anche un taglieggiamento ventennale iniziato con il pagamento in lire. Il gip ha anche disposto il sequestro di tre attività: due che si occupavano di ristorazione e una terza di movimento terra. Tra le attività dei Cintorino a Calatabiano e dei Brunetto tra Giarre, Fiumefreddo, Mascali e Castiglione di Sicilia anche lo spaccio di droga.

Secondo la Dda di Catania al vertice del clan Cappello-Cintorino ci sarebbero stati Cristian Collurà, Gaetano Di Bella, Giuseppe Raneri e Mariano Spinella. Per i Santapaola-Brunetto, invece, i capi sarebbero stati Giuseppe Andò, Carmelo Caminiti, Orazio Di Grazia, Giuseppe Lisi e Francesco Maugeri. I nove avrebbero gestito le attività dei rispettivi clan nei territori di competenza, e in particolare le estorsioni e il traffico di droga, partecipando anche a periodici incontri tra le due fazioni volti alla spartizione degli affari e alla risoluzione di controversie nelle zone di comune interesse come Giardini Naxos e Taormina.

Foto © Imagoeconomica

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