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Stamani la cerimonia con le scuole dove Claudio venne freddato da un sicario mentre giocava. Presenti Antonio Balsamo e l’avvocato Ingroia

Vogliono “giustizia non vendetta” per l’uccisione del loro Claudio, freddato a soli 11 anni da un sicario in moto il 7 ottobre 1986 nel quartiere San Lorenzo di Palermo. Per 36 anni, i genitori Ninni Domino e Graziella Accetta, non hanno mai cessato di pronunciare questa loro richiesta né hanno mai perso le speranze nella ricerca della verità su quell’agguato infame tuttora impunito.
Questa mattina si è celebrata la commemorazione proprio nella strada che prende il nome della povera creatura abbattuta con un colpo di pistola mentre giocava. A circondare la targa fatta da un docente che ricorda il piccolo, piazzata nella cancellata della scuola dell’infanzia Domino, decine e decine di bambini. Sono i “semini”, come ama chiamarli Graziella, della scuola materna del quartiere e alcuni degli studenti più grandi delle scuole elementari e medie della città. Molti di loro stringono in mano dei cartelloni con dediche al piccolo Claudio, applaudono e ascoltano interessati le parole di chi interviene al microfono installato per l’occasione.


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A parlare per primo è stato il presidente del Tribunale di Palermo Antonio Balsamo che, emozionato, ha detto che l’omicidio Domino “ha segnato una generazione di palermitani, quella di cui io appartengo”. Quel giorno, ha ricordato, “resta nel profondo dei nostri cuori. Sono sentimenti che il tempo non ha attenuato ma per certi versi ha rafforzato. Così come ha rafforzato l’impegno e il bisogno di verità dei genitori del piccolo Claudio, simbolo delle vittime innocenti di mafia”. A loro, ai genitori, “spetta il diritto alla verità, che è un diritto che spetta anche a tutti voi”, ha spiegato il giudice rivolgendosi ai ragazzi.
Sono tante le ipotesi avanzate in questi decenni sulle ragioni che portarono a un tale delitto. Si ipotizzò che Claudio potesse essere stato testimone, suo malgrado, di qualche episodio legato alla droga. Si pensò a una ritorsione nei confronti della mamma e del papà che con la loro azienda avevano vinto l’appalto per la pulizia dell'aula bunker dell'Ucciardone, dove in quei mesi era in corso lo storico Maxiprocesso. Sono molte le domande e poche le risposte. Di certo, ad oggi, c’è solo che l’omicidio violò la pax mafiosa che era stata sancita tra i boss al tempo e che chi sparò dalla motocicletta ancora non ha, ad oggi, un volto.


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Dopo le parole di Balsamo sono seguite quelle di alcuni rappresentanti delle istituzioni come l’Assessore Comunale alla Scuola Aristide Tamajo e alcuni ufficiali della Polizia Di Stato, venuti in rappresentanza del Questore, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. “C’è stato un periodo quasi di oscurantismo che penso che stia passando”, ha detto Ninni Domino alle telecamere riferendosi al ritorno di una rilevante presenza istituzionale al loro fianco. “Noi per anni abbiamo sempre nutrito molta fiducia e speranza nelle istituzioni. Sembra che da un po’ di tempo sia passato l’inverno giudiziario e che oggi ci avviamo alla primavera”. Domino agli studenti, invece, ha detto che devono “essere il cambiamento perché non c’è cambiamento se non c’è cultura”. E ha aggiunto: “Dopo 36 anni incontro di nuovo ragazzi che ora vestono la divisa di poliziotto o carabiniere o persino la toga di magistrato. Sono ragazzi che hanno fatto una scelta di vita dopo la morte di Claudio perché si volevano impegnare per cambiare”. Nel corso della cerimonia è intervenuto anche Antonio Ingroia, legale della famiglia.


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Io credo che lo Stato, la magistratura, la giustizia non ha fatto ancora abbastanza per scoprire tutta la verità sul caso Domino”, ha affermato il legale, già procuratore aggiunto di Palermo. “Quale difensore della famiglia ribadisco che noi abbiamo fiducia del fatto che la Procura della Repubblica di Palermo possa andare sino in fondo. I familiari hanno diritto alla verità perché la verità è libertà”, ha aggiunto ribadendo le parole di Balsamo. “Credo che dietro questo tremendo omicidio ci siano altrettante tremende verità. Sono Venute fuori delle cose che fanno pensare che non ci sia soltanto la mano della mafia, ma anche delle complicità di ambienti istituzionali deviati”. Il riferimento è all’ex poliziotto e agente segreto Giovanni Aiello (deceduto nel 2017), descritto come killer del bambino in una puntata di Atlantide di un anno fa a seguito della quale i Domino, ignari della circostanza, hanno chiesto e ottenuto un incontro con la procura di Palermo che ha poi riaperto un fascicolo. “Questo non deve essere soltanto un giorno di ricordo ma una tappa verso la verità”, ha detto Ingroia concludendo il suo intervento. “A questo hanno pieno diritto Claudio Domino e i suoi familiari”. La cerimonia si è conclusa con il lancio in cielo della busta con la lettera dedicata a Claudio che ogni anno realizza l’IC “Borgese - XXVII Maggio”. Una busta, legata a palloncini bianchi, “che raggiungerà mio figlio”, ha detto Graziella Accetta, e altre 108 anime. Lo stesso numero di anime dei bambini che lo Stato riconosce come vittime innocenti di mafia.

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