Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Francesco Messina: “Carcere non interrompe rapporti tra detenuto mafioso e organizzazione di appartenenza”

Il giorno del trentennale della strage di Via D'Amelio la polizia di Stato, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo guidata dal procuratore aggiunto Paolo Guido, ha assestato un duro colpo contro lo storico mandamento mafioso della Noce, tanto caro all'allora capo di Cosa Nostra Salvatore Riina.

Nello specifico il g.i.p Alfredo Montalto ha esaminato le richieste del procuratore aggiunto Guido e dei sostituti Giovanni Antoci e Dario Scaletta. Agli indagati è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare (di cui 8 in carcere e uno agli arresti domiciliari). I reati contestati sono a vario titolo per associazione di tipo mafioso, estorsione con l'aggravante del metodo mafioso e intestazione fittizia di beni.

Coinvolto nell'"Operazione grande mandamento 2", figura anche Pietro Tumminia, classe 1971, detto Pierone, ritenuto il capo della "famiglia" di Altarello, compresa nel mandamento mafioso della Noce - Cruillas.

La sua reggenza era stata voluta, scrivono gli inquirenti, "dal capo mafioso Antonino Rotolo". "Dopo la cattura di quest'ultimo, gli influenti vertici mafiosi" Salvatore Lo Piccolo e Sandro Lo Piccolo "a seguito di non poche fribrillazioni e tensioni, avevano deciso di lasciare la reggenza della cosca di Altarello a Tumminia, seppure sotto la supervisione del loro fedelissimo alleato Seidita Carmelo Giancarlo".

Tumminia è l'ultimo di una lunga lista di boss mafiosi che dopo essere usciti dal carcere hanno ripreso in mano le redini della famiglia mafiosa di appartenenza: uscito dalle patrie galere nel dicembre del 2020 avrebbe sin dai primi giorni della scarcerazione riorganizzato il mandamento. Secondo gli inquirenti l'autorità del boss non sarebbe mai stata messa in discussione, neanche durante il periodo di detenzione.

Infatti anche ad Altarello, come in altre zone di Palermo come emerso da decine di ordinanze e operazioni in passato, serviva l'autorizzazione preventiva del clan, quindi anche del capo, per l'avvio di qualsivoglia iniziativa economiche. "Gli arresti eseguiti oggi dalla Polizia di Stato confermano la sostanziale inefficacia del periodo di detenzione carceraria, ai fini della interruzione effettiva del rapporto tra il detenuto condannato per reato di associazione mafiosa e l'organizzazione criminale di appartenenza”, ha detto il prefetto Francesco Messina, Direttore centrale anticrimine. “Come si è avuto modo di riscontrare in casi analoghi - ha aggiunto -, colpisce che uno degli odierni indagati, dopo aver scontato una pena ultradecennale per reati della stessa specie, una volta scarcerato, abbia ricominciato a consumare gli stessi reati, permanendo nella posizione apicale, occupata all'atto dell'originario arresto, nell'ambito della famiglia mafiosa di Altarello. La questione della specialità dei condannati per appartenenza ad associazioni mafiose appare di estrema attualità e di essa va tenuto conto, adeguatamente, nell'ottica di un bilanciamento con le vigenti garanzie costituzionali, per ogni futuro intervento sulla condizione carceraria degli appartenenti a Cosa Nostra".

Un boss che esce dal carcere acquista prestigio
Cosa Nostra ha delle regole e delle dinamiche interne molto precise: se un membro finisce in carcere, non parla, non fa nomi e poi esce, agli occhi dell'organizzazione acquista prestigio e autorevolezza.

È stato anche il caso di Tumminia, condannato per reato di associazione di tipo mafioso con "sentenza della Corte di Appello di Palermo del 21 febbraio 2011, irrevocabile il 29 marzo 2012".

La sua liberazione nel 2020 avrebbe consolidato gli equilibri ed i ruoli all'interno della famiglia mafiosa di Altarello, anche in ragione della compattezza e della solidità del legame esistente tra Tumminia e gli altri sodali. In particolare, hanno scritto gli inquirenti nell'ordinanza, Tumminia avrebbe ripreso i contatti con altri co - indagati, “Formisano Daniele e Castelluccio Paolo”.

Oltre a questo gli investigatori hanno rilevato che il boss avrebbe svolto delle riunioni con altri "associati mafiosi" quali ad esempio "quella dell'otto marzo 2021 con Gulotta Paolo, Formicano Daniele e Castelluccio Paolo" e "quella del 17 marzo 2021 con il 'capo mandamento reggente' Seidita Carmelo Giancarlo e lo stesso Formisano, quella del 27 aprile 2021 con Costa Maurizio affiliato alla 'famiglia' di Brancaccio, quella del 7 agosto 2021 insieme a Castelluccio Paolo e Giordano Giovanni" oltre che "con Giannusa Carlo e Napoli Mario affiliati del 'mandamento' di Resuttana".

Invece per Tognetti Felisiano, uno degli indagati, il pm ha contestato il reato di partecipazione mafiosa, in "particolare - si legge nel documento della procura -  per avere fatto parte della 'famiglia' mafiosa della Noce rientrante nel 'mandamento' mafioso della Noce - Cruillas, nonché il reato di estorsione aggravata commesso in concorso con Abbate Giacomo e Tognetti Antonio in danno di Ferrara Simone".

L'indagato era stato più volte condannato per "associazione di tipo mafioso". Nella sentenza del 17 maggio 2016, divenuta irrevocabile il 10 dicembre 2016, risulta che Felisiano è "stato formalmente affiliato a 'Cosa Nostra'" alla famiglia mafiosa della Noce.

La procura sottolinea che anche durante il periodo di detenzione "non si sono registrati elementi indicativi della cessazione dell'appartenenza del Tognetti all'associazione mafiosa".

D'altra parte, osservano più volte gli inquirenti, è un dato "acquisito in innumerevoli sentenze che il vincolo che lega gli associati a 'Cosa Nostra' può cessare soltanto con la morte o con la collaborazione" con la giustizia.

Tognetti Felisano infatti una volta uscito dal carcere nel 2019 aveva ripreso in pieno le "attività tipiche" di Cosa Nostra. Nello specifico la Procura ha elencato i suoi frequenti contatti con "il capo famiglia Ficarra Guglielmo e con Cinquemani Salvatore, Abbate Giacomo e Giordano Giovanni". E poi ancora la ripresa di attività "estorsiva" e "del traffico di stupefacenti".

Estorsioni e riscossione del 'pizzo'
La pratica del 'pizzo' è tutt'altro che o, 'di secondo piano'. I magistrati della procura di Palermo hanno contestato ad Abbate Giacomo il reato "di estorsione aggravata commesso in concorso con Tognetti Feliciano e Tognetti Antonino" in danno di Ferrara Simone.

In un'intercettazione registrata il 18 marzo 2021, tra Salvatore Cinquemani e Altamente Gianluca, risulta che Ferrara Simone, "dopo essere stato direttamente contattato da Tognetti", scrivono gli investigatori, "anche a nome del padre Falisiano e richiesto direttamente di pagare 'il pizzo' per la nuova attività aperta nella via Giovanni Pacini, dopo una iniziatele resistenza e l'intervento del consegnato a questi la somma di 500 euro". Tra gli indagati vi sarebbe anche Gulotta Paolo, rintracciato a Pantelleria, destinatario della misura degli arresti domiciliari (poiché ha superato "l'età di settanta anni"). L'uomo nonostante si occupasse della sua attività di falegname, di fatto sarebbe risultato un esattore del pizzo della famiglia mafiosa di Altarello.

ARTICOLI CORRELATI

Sebastiano Ardita: mafie 'Al di sopra della legge' nelle carceri senza Stato

Il vertice del Dap a Carlo Renoldi, magistrato contro ''l'antimafia militante''
Di Giorgio Bongiovanni

Ardita in Comm. Antimafia: “Il testo di legge proposto abbatterà l’ergastolo ostativo”
Di Giorgio Bongiovanni

Cosa Nostra non sconfitta: a Palermo fiumi di droga e di soldi

Tonnellate di droga a Palermo
DI Giorgio Bongiovanni

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos