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Il mandamento stava progettando di portare container di droga dalla Colombia

Il dato è oggettivo: i boss palermitani sono ormai tornati a investire in maniera forte nel traffico di droga e gestiscono tutte le operazioni della filiera, dall'approvvigionamento all’ingrosso allo spaccio.
È questo che emerge dalle intercettazioni dell'inchiesta 'Vento 2' coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Giovanni Antoci, Gaspare Spedale e Luisa Bettiol.
Nello specifico si tratta ancora del mandamento mafioso di Porta Nuova, uno dei clan più pericolosi di Cosa nostra.
Come riportato dal collega Salvo Palazzolo su 'Repubblica' i membri del clan tenevano contatti con i narcos colombiani: "Con questi della Colombia la possiamo avere pure noi", aveva spiegato un misterioso intermediario al boss di Porta Nuova Giuseppe Incontrera. "Ci serve una ditta dentro al porto il container non viene controllato, hai capito? L’amico mio mi dice che è meglio Termini Imerese".
Secondo gli inquirenti i mafiosi di Porta Nuova, con la droga colombiana, stavano organizzando grandi progetti di affari, volevano fare un salto di qualità e impossessarsi con la forza di tutte le piazze di Palermo: "Facciamo la guerra...non sto scherzando...rompiamo le piazze di tutte le cose... avendo noi la qualità, tutto quello che vuoi giusto? Possiamo avere noialtri a tutti, se siamo all’altezza e lo possiamo fare".
Il progetto è stato poi annullato, Incontrera è stato ucciso il 30 giugno e due blitz della notte scorsa hanno decapitato il vertice del mandamento. Inoltre sono stati fermati la moglie del boss Incotrera, Maria Carmelina Massa, che le intercettazioni hanno svelato essere la cassiera del clan, il boss Tommaso Lo Presti detto 'il lungo' e Giuseppe Di Giovanni.
Intanto i carabinieri del nucleo Investigativo di Palermo hanno notificato un un nuovo ordine di arresto per il boss in carcere Filippo Burgio, il padre di Emanuele, ucciso nel maggio 2021: "Non ho pace per mio figlio - diceva il boss intercettato - me l’hanno ammazzato come un cane, me l’hanno ammazzato questi figli di pulla".
Le intercettazioni riportate su 'Repubblica' hanno inoltre svelato che il mandamento di Porta Nuova stava gestendo direttamente sei “piazze”, che si trovano nei mercati storici del Capo, della Vucciria di Ballarò, ma anche nel quartiere della Zisa, fra via dei Cipressi, piazza Ingastone via Regina Bianca.

Duecento arresti
"L’azione di controllo del territorio ha portato a più di 200 arresti per mafia e droga in otto mesi - ha detto il generale Giuseppe De Liso, il comandante provinciale dei carabinieri di Palermo - In queste ultime indagini ci siamo imbattuti in personaggi noti dell’organizzazione mafiosa: soggetti che dopo aver scontato anni di carcere erano tornati in libertà, e avevano subito ripreso ruoli significativi all’interno della compagine criminale. Indagini in tempo reale, svolte con il coordinamento dalla direzione distrettuale antimafia di Palermo, che hanno bloccato sul nascere pericolosi tentativi di riorganizzazione di Cosa nostra, ma anche progetti di omicidi".
"Con l’operazione della scorsa notte lo Stato ribadisce che non esistono zone franche a Palermo - ha proseguito il generale De Liso - non c’è spazio per chi esercita violenza o affari criminali. Nei giorni scorsi, abbiamo dato un nome all’assassino che avrebbe agito alla Zisa; adesso, siamo tornati nello stesso territorio per disarticolare un pericoloso clan mafioso che era riuscito a riformarsi nonostante i ripetuti colpi inferti dai carabinieri negli ultimi anni".

Fonte: palermo.repubblica.it

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