Nei guai noto imprenditore, accusato di Concorso esterno
Questa mattina i finanzieri del Comando provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a un'importante ordinanza emessa dal Gip Walter Turturici, su richiesta della Dda, nei confronti di 7 persone, di cui 2 in carcere, 2 ai domiciliari e 3 destinatari della misura interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriali per un anno. Sono accusati, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa e intestazione fittizia con l'aggravante di aver agito al fine di agevolare cosa nostra.
Nel medesimo provvedimento il gip ha disposto il sequestro preventivo di 5 società nel settore della vendita a dettaglio di capi d'abbigliamento, intimo ed accessori e dei relativi 13 punti vendita con sede a Palermo, Cefalù e Favignana, oltre a un'autovettura nella disponibilità degli indagati, per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro.
Con l'operazione, denominata “Sottoveste”, vengono svelate le infiltrazioni mafiose nell'economia palermitana.
Tra gli arrestati vi è anche l'imprenditore del settore dell'abbigliamento e dell'intimo Cesare Ciulla, proprietario della catena Hessian, accusato di rapporti con il boss di Pagliarelli Giuseppe Calvaruso, reggente del mandamento.
La Procura di Palermo, rappresentata dal procuratore aggiunto Paolo Guido, coordinatore della Dda, e i sostituti Dario Scaletta e Federica La Chioma, gli contestano l'accusa grave di “concorso esterno in associazione mafiosa” e nel loro atto di accusa lo descrivono come un “imprenditore a disposizione”.
Secondo gli inquirenti avrebbe fornito sostegno a Calvaruso, già condannato per associazione mafiosa, sollecitando la costituzione, appena uscito dal carcere, di un'impresa edile cui sarebbero stati affidati importanti lavori di ristrutturazione di numerosi punti vendita; procurando contatti con soggetti di rilievo del mondo imprenditoriale, assumendo i familiari del boss ed elargendo somme di denaro e altre forme di supporto economico durante il periodo di detenzione.
Una condotta che, chiaramente, avrebbe permesso di rafforzare il potere dell'uomo d'onore sul territorio, consentendo di conseguire notevoli guadagni da utilizzare per le finalità proprie dell'organizzazione mafiosa, prima fra tutte l'assistenza alle famiglie dei detenuti che, come spiegano gli stessi finanzieri, è condizione imprescindibile per la sopravvivenza stessa di Cosa Nostra.
“Individuare gli imprenditori collusi costituisce il livello superiore delle investigazioni antimafia - ha commentato il colonnello Gianluca Angelini, il comandante del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo - è il salto di qualità indispensabile per colpire al cuore gli interessi economici di Cosa nostra, contrastando i tentativi di infiltrazione nel mercato legale basati su rapporti malati con operatori commerciali senza scrupoli, interessati a patti di reciproca convenienza che hanno l’effetto concreto e perverso di rafforzare la capacità del sodalizio mafioso di condizionare e inquinare il sistema produttivo”.
"Oggi - ha proseguito - più che mai è vivo e oltremodo attuale l'insegnamento del giudice Borsellino quando ci ricordava come la lotta alla mafia deve essere prima di tutto un movimento culturale che si oppone al compromesso morale, all'indifferenza, alla contiguità e, quindi, alla complicità - ha aggiunto -. Il messaggio deve essere chiaro: fare affari, cercando o accettando l'appoggio della mafia, è una scelta perdente oltre che criminale. L'attenzione investigativa della Guardia di finanza continuerà, come sempre, ad essere altissima per individuare ricchezze e patrimoni illecitamente accumulati, che devono essere restituiti alla collettività: è un dovere nei confronti dei cittadini e degli imprenditori onesti, per proteggere e tutelare il tessuto economico sano del nostro territorio".