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Per il gip Lirio Conti molte contraddizioni e incongruenze nelle loro affermazioni

Il candidato di Fratelli d’Italia Francesco Lombardo e il boss Vincenzo Vella restano in carcere. I due, che si conoscono fin da bambini, erano stati arrestati a poche ore dal voto per le amministrative di Palermo con l'accusa di scambio elettorale politico-mafioso. Le parole che i due hanno rilasciato durante l'interrogatorio di garanzia non hanno convinto il gip Lirio Conti, il quale ha sottolineato l'intento dei due di giustificarsi. "Gli indagati, nel confermare ciò che ovviamente non potevano negare — ha scritto Conti — hanno offerto una versione degli accadimenti che appare palesemente finalizzata solo ad escludere l’illiceità delle loro condotte o, comunque, a sminuirne la gravità, ma che si pone tuttavia in netto e insanabile contrasto con le acquisizioni investigative e soprattutto con dati di natura oggettiva e non manipolabile". Stessa sorte anche per Pietro Polizzi, candidato di Forza Italia alle amministrative di Palermo 2022, anche lui arrestato a poche ore dal voto sempre con l'accusa di scambio elettorale politico-mafioso. Ai domiciliari per motivi di salute, invece, il boss Agostino Sansone.

Versioni diverse
Vella ha detto di essersi recato saltuariamente nel chiosco di frutta dove è avvenuto l’incontro filmato dalla squadra mobile, ma le intercettazioni mostrano ben altro. Il boss ha anche sostenuto di "essersi astenuto dal frequentare chicchessia dopo la scarcerazione, e mi sono allontanato da certi ambienti". Dichiarazione ancora una volta smentita dalle indagini in corso. Quelle di Vincenzo Villa sono parole "nettamente smentite dal fatto che, invece, proprio il chiosco è stato sistematicamente utilizzato da Vella per incontri con soggetti palesemente inseriti in circuiti criminali di rilevantissimo spessore”, ha detto il gip Lirio Conti.


lombardo vella frame report


Il “discorso del sostegno della candidatura era stato preso solo casualmente, dopo aver discusso della questione di lavoro”, ha detto il candidato di Fdi. Non la pensa così Vella che ha invece detto che era stato il “genero a mandargli Lombardo per discutere di elezioni”.

Ma non sono finite qui le incongruenze. Mentre Vella dice di aver “già ricevuto i fac-simile di Lombardo proprio dallo stesso coindagato appena uno o due giorni prima”, Lombardo ha invece detto “di averli consegnati soltanto al genero di Vella, circa due settimane prima”. Giustificazioni “affannose e risibili” ha definito il giudice le giustificazioni del candidato di Fdi.

Tra l’altro appare stridente la contraddizione in cui è incorso lo stesso Lombardo allorquando ha inizialmente affermato di essere bene a conoscenza dei trascorsi criminali di Vella e di essersi sempre volutamente tenuto a distanza da certe persone, facendo anche espresso riferimento proprio al suo coindagato, per poi comunque confermare l’intero contenuto della conversazione captata, contenente appunto un’espressa richiesta di sostegno elettorale”, continua il gip.

Nel frattempo, le indagini continuano il loro corso. Gli investigatori della Mobile coordinati da Marco Basile hanno trovato un appunto fra le carte di Lombardo con scritto: “Salvuccio fruttivedolo — 6” e accanto il numero “201”. Un’annotazione che “non rappresenta effettivamente il numero di preferenze sperate bensì più probabilmente un codice conosciuto all’indagato” fa sapere il gip. Certo è che va approfondito il significato: fra gli appunti c’erano anche altri numeri.

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