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La sorella dell’appuntato Bommarito: "Attendiamo ancora un pentito di Stato"

Sono state due le cerimonie per ricordare la strage di via Scobar in cui il 13 giugno del 1983 Cosa nostra a Palermo, con la complicità di parti deviate della politica locale, uccise il Capitano Mario D’Aleo, il carabiniere Pietro Morici e l’appuntato Giuseppe Bommarito.
Sono stati ricordati con delle cerimonie ufficiali a Palermo e Monreale, nel giorno del 39simo anniversario dell'eccidio. Una corona di fiori è stata deposta in via Cristofaro Scobar a Palermo, luogo dell'assassinio, alla presenza del comandante della legione carabinieri "Sicilia", generale Rosario Castello, del comandante provinciale di Palermo, generale Giuseppe De Liso, del prefetto Giuseppe Forlani e del sindaco Leoluca Orlando. Un cuscino di fiori, invece, è stato deposto ai piedi della lapide che ricorda i tre militari dell'arma in via Venero a Monreale, alla presenza dell'arcivescovo Michele Pennisi e del sindaco Alberto Arcidiacono.


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La commemorazione, poi, è proseguita nel pomeriggio a Balestrate. Dopo la messa, infatti, autorità civili, militari ed ecclesiastiche hanno accompagnato i familiari dell’appuntato Giuseppe Bommarito davanti alla stele che ne ricorda il coraggio e lo spirito di servizio.
Mio fratello per me è stato il fratello maggiore che mi ha accompagnata e mi ha aiutata nella vita a sperimentarla in senso positivo - ha detto Francesca Bommarito, sorella dell’appuntato -. Sono passati 39 anni. Sono tanti, ma per noi familiari lo strappo è come se fosse avvenuto ieri. Aspettiamo ancora un pentito di Stato che riveli i segreti di questa strage”. E ancora: “Come ho descritto nel libro che proprio oggi è stato ultimato (andrà in stampa la prossima settimana) avevo fatto un sogno molto particolare quella notte. Un sogno in cui io vedevo mio fratello che si nascondeva. Guardandolo gli chiesi: ‘Giuseppe ma cosa stai facendo?’. Lui guardandomi mi disse: ‘Francesca mi vogliono uccidere’. Un sogno premonitore”.


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"Sono passati quasi quarant'anni dalla strage di via Scobar. Gli omicidi dei carabinieri Mario D'Aleo, Giuseppe Bommarito e Pietro Morici, così come quello del capitano Emanuele Basile, furono compiuti da Cosa Nostra per fermare le investigazioni sui legami tra mafia, politica e pezzi dell'imprenditoria siciliana - ha detto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando in una nota -. Su questi omicidi non conosciamo ancora tutta la verità ed è anche per questo motivo che dobbiamo coltivare la memoria di questi militari che hanno contribuito alla liberazione di Palermo e della Sicilia".
Presente a Balestrate, in via Madonna del Ponte, anche una delegazione del Movimento Culturale Our Voice che con un paio di interventi ed un contributo artistico ha voluto fare memoria, da giovani, di queste vittime di mafia.


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Questo microfono oggi pesa di più perché per commemorare Giuseppe Bommarito, oltre che Mario D’Aleo e Pietro Morici, ci vuole senso di responsabilità - ha detto Jamil El Sadi, portavoce di Our Voice -. Si dice che la memoria è sovversiva per il potere. Fare memoria, infatti, è un atto rivoluzionario perché tramanda la coscienza, il sapere e la storia di persone che non ci sono più alle future generazioni. Di Giuseppe Bommarito colpisce soprattutto lo spirito di servizio, perché nel momento in cui uccisero Basile, molti dentro la caserma lasciarono Palermo mentre Bommarito scelse di rimanere e proseguire le indagini”. “Giuseppe Bommarito - ha continuato - è stato assassinato da Cosa nostra ma con il beneplacito della mala politica e di una parte deviata delle istituzioni che hanno contribuito a delegittimarlo e isolarlo”.


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Dispiace vedere che a distanza di tanti anni ancora oggi ci troviamo dinnanzi a collusioni tra potere politico e mafia. Per fare memoria di Giuseppe Bommarito è necessario essere qui presenti oggi, sì, ma non è sufficiente. Per fare memoria delle vittime della strage di via Scobar è necessario non solo dire ‘No alla mafia’ ma anche essere intolleranti alla collusione tra lo Stato e quest’ultima”, ha concluso il giovane lasciando la parola a Sonia Bongiovanni, leader del Movimento Our Voice che ha presentato la performance artistica: “Questa rappresentazione artistica è un ulteriore modo per dire che Giuseppe Bommarito è ancora vivo e la sua morte non è vana, perché le nuove generazioni continueranno a tramandare la sua storia, la storia della Sicilia e quindi dell’Italia. Questa storia se oggi ancora è qui presente è anche grazie all’arte che a suo modo ne tramanda il racconto”.

Foto © Deb Photo

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