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Ai domiciliari per motivi di salute, rimane un punto di riferimento per le famiglie di Cosa Nostra

Tra boss scarcerati ed altri che devono scontare quello che rimane della propria pena detentiva, Cosa Nostra, per assicurarsi un futuro fatto di abbondanza ed illecita prosperità, deve necessariamente coltivare e consolidare i delicatissimi rapporti tra famiglie. Nella salvaguardia di queste dinamiche, nomi come quello del boss Franco Picone, nonostante gli arresti domiciliari per gravi motivi di salute, continuano a svolgere un ruolo chiave nella tutela e nel consolidamento della propria presenza criminale sui vari territori di appartenenza.
Arrestato il 30 giugno del 2006, Franco Picone, reggente della famiglia Noce e condannato a più di vent’anni di detenzione, ha sempre svolto un ruolo fondamentale nelle vicende di Cosa Nostra. Una partecipazione utile, produttiva e meritevole di un ruolo di fiducia nei pizzini di Bernardo Provenzano.
Una reputazione, quella di Picone, che negli anni si è consolidata fino a diventare sinonimo di garanzia. Difatti, quando i poliziotti della squadra mobile arrestarono i membri della famiglia Inzerillo, quasi immediatamente, molti di questi proposero la figura di Picone come soggetto capace di porre rimedio ai danni che Cosa Nostra aveva subito conseguentemente agli arresti effettuati. Oggi inquadrare la sua figura potrebbe essere utile per comprendere gli equilibri del mandamento della Noce, meno di due settimane fa la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha eseguito un blitz in cui è stato arrestato il boss Giancarlo Seidita. Considerato dai magistrati  come un valido riferimento per il controllo sia dei lavori pubblici che dell’imposizione del pizzo alle imprese, oggi, Seidita, viene considerato anche l’autore di una ristrutturazione che Cosa Nostra ha dovuto necessariamente mettere in atto dopo gli arresti di Sandro e Salvatore Lo Piccolo. Ad ogni modo, Seidita, proprietario di un negozio di corredi, era visto dai figli del boss Picone, da sempre impegnati nel settore commerciale dell’abbigliamento, come un possibile competitor commerciale; preoccupazioni quasi immediatamente sedate dallo stesso Seidita che rassicurava sulle distanze reciproche delle due famiglie dal punto di vista commerciale. Un atteggiamento lungimirante, il suo, probabilmente volto a tutelare i rapporti esistenti tra le due famiglie.
L’esperienza consolidata di Franco Picone si intravede anche nella cautela che il boss mette in atto quando deve incontrare altri membri della stessa organizzazione criminale.
Un metodo, come dicevamo, basato sulla cautela e che ha rinviato, forse definitivamente annullato, il suo incontro con Pierino Di Napoli; altro personaggio di spicco che, appena tornato in libertà, chiedeva con insistenza di incontrare lo stesso Picone.
Analizzando la lungimiranza del boss Franco Picone e la fiducia riposta nei suoi confronti da parte di Bernardo Provenzano, si potrebbero intuire molte cose, tra queste, anche quelle che accompagnano i tentativi di continuare a partecipare all’organizzazione e alla sopravvivenza di Cosa Nostra.

Fonte: livesicilia.it

Foto © Imagoeconomica

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