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MMD, queste le iniziali utilizzate dagli investigatori per indicare il numero uno di Cosa Nostra: Matteo Messina Denaro.
Altrimenti noto come "u siccu" (il magro), MMD, a partire dal ‘93, anno che passerà alla storia come quello delle bombe a Roma, Milano e Firenze, diventerà l’uomo più ricercato, famoso e pericoloso al mondo; iniziando per questo una delle latitanze più discusse e ricolme di elementi degni di una tra le migliori Spy Story hollywoodiane.
Questo e molto altro nel thriller romanzato di Gaetano Pecoraro.
Protagonista di numerose inchieste per il programma televisivo Le Iene, Pecoraro, attraverso il suo ultimo libro pubblicato da Sperling&KupferIl male non è qui, dal 7 giugno in libreria, navigando tra fatti realmente accaduti ed altri parzialmente romanzati, ripercorre i misteri e le lacune di una storia satura di ombre e colpi di scena che, nonostante gli anni trascorsi, sembra non voler tramontare mai.
Al centro dell’interessante romanzo, da un lato, Mimmo Bosso, magistrato in erba che, tornato in Sicilia dopo anni di studio al Nord e nel clima infuocato di una Procura alle prese con un “Grosso Caso”, realizzerà di dover affrontare un lavoro tutt’altro che facile; dall’altro, lo scoop di un trapianto di rene, quasi certamente eseguito all’estero e sotto falso nome per nascondere la vera identità di MMD.
L’avvicendarsi di numerose difficoltà nelle indagini di Bosso, presenteranno al lettore le storie di personaggi realmente esistiti e finiti nella lista di quei nemici che dovranno necessariamente cadere, in Sicilia come al Nord.
Dal giudice morto suicida e accusato senza prove, alla morte di un direttore d’albergo a Castelvetrano che s’innamora di una cameriera già impegnata con MMD, non sono certamente pochi i fatti di sangue raccontati all’interno di questo romanzo.
Diversi gli elementi presentati con avvincente metodo noir da Gaetano Pecoraro, soprattutto, quelli che accompagnano i sospetti che ruotano attorno ai tentativi di sabotaggio messi in atto da alcuni investigatori nei riguardi dei propri colleghi di lavoro. Infine, come spiega lo stesso Pecoraro, il libro Il male non è qui, si presenta con l’irruenza di una storia che non intende condividere il suo lieto fine, questo, nel tentativo o nella speranza di poter indurre positivamente gli apparati dello Stato a scriverne uno che non sia solo narrativa ma, doverosa realtà.

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