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La Corte d'appello di Messina ha riformato la sentenza di primo grado del processo 'Beta', nato da un'inchiesta sulla creazione di una cellula mafiosa nella Città dello Stretto collegata con il clan Santapaola di Catania. I giudici hanno disposto l'annullamento della sentenza per Vincenzo e Pietro Santapaola, ritenendo "il fatto diverso da quello contestato" disponendo la trasmissione degli atti alla Procura distrettuale. Assoluzione parziale per l'imprenditore Carlo Borella che è stato condannato a 2 anni e 8 mesi. Condanna ridotta anche per l'avvocato Andrea Lo Castro, che ha avuto comminati nove anni con l'esclusione di una aggravante mafiosa e quella parziale per un'altra aggravante. Pena ridotta, essendo cadute alcune contestazioni per assoluzioni parziali, anche per Stefano Barbera (8 anni), Michele Spina (8 anni), Raffaele Cucinotta (due anni pena sospesa), Gaetano Lombardo (due anni pena sospesa). Assolti Ivan Soraci, Giuseppe Amenta, Salvatore Piccolo, Fabio Lo Turco. I giudici hanno disposto anche il non doversi procedere per prescrizione per Salvatore Galvagno, Carmelo Laudani, Salvatore Boninelli, Silvia Gentile, Franco Lo Presti e Domenico Bertuccelli. Conferma per Alfonso Resciniti e Guido La Vista.
Il sostituto pg Maurizio Salamone al termine di un lungo intervento dopo aver esaminato la posizione dei 20 imputati aveva chiesto l'assoluzione parziale per Ivan Soraci da un caso di estorsione e un'assoluzione parziale per Michele Spina da una ipotesi di traffico di influenze illecite con la rimodulazione della pena finale per entrambi a 12 anni. Inoltre aveva chiesto la prescrizione dei reati per Giuseppe Amenta e Domenico Bertuccelli previa l'esclusione dell'aggravante mentre per 16 imputati aveva chiesto la conferma della sentenza. Il processo di primo grado si era concluso con 21 condanne e 9 assoluzioni. L'operazione Beta condotta dai carabinieri del Ros nel 2017 ha acceso i riflettori sugli affari dei Romeo. Secondo l'accusa c'era una cellula di Cosa Nostra sovraordinata rispetto ai clan che tradizionalmente operano in città, che sarebbe stata in grado di avvalersi di professionisti, imprenditori, titolari di società, funzionari pubblici per gestire gli interessi economici illeciti.

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