Dopo poco più di una settimana dal blitz che ha colpito il mandamento mafioso di Ciaculli e durante il quale era stato arrestato Antonio Lo Nigro, l'operazione "Intero mandamento" ha azzerato i vertici delle famiglie mafiose del mandamento della Noce-Cruillas. Nello specifico la polizia di Stato, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ha arrestato 9 persone (8 in carcere e una agli arresti domiciliari), per associazione di tipo mafioso ed estorsione con l'aggravante del metodo mafioso. Le indagini hanno consentito di ricostruire l'organigramma dei clan del mandamento che comprende le famiglie mafiose della Noce, Cruillas/Malaspina ed Altarello. Si tratta, per 5 di loro, di condannati a vario titolo per l'appartenenza a Cosa nostra. Documentata l'ascesa al vertice del mandamento Noce/Cruillas di colui, Carmelo Giancarlo Seidita, che sarebbe ritenuto l'attuale capo, dopo un lungo periodo di detenzione in carcere. La sua ascesa ai vertici di Cosa nostra sarebbe già stata favorita, negli anni passati, dai fratelli Lo Piccolo, alla presenza dei quali, peraltro, sarebbe stato 'combinato', e posto a capo del gruppo mafioso. Il boss, secondo gli inquirenti, avrebbe riorganizzato e imposto nuove regole nel mandamento, attraverso riunioni che sarebbero state registrate dalla polizia giudiziaria, rese riservate dai partecipanti, secondo un collaudato 'protocollo di riservatezza', consistente nell'avviarsi, senza telefonino, in lunghe passeggiate in strada con i vertici delle altre famiglie mafiose.
Cosa Nostra vuole mantenere il controllo sul territorio
"Con l'operazione antimafia 'Intero mandamento' è stato disarticolato il mandamento mafioso della Noce, arrestando il presunto capo mandamento e o capo famiglia di Cruillas/Malaspina, Noce e Altarello. Capi e stretti collaboratori che avevano steso una rete intimidatoria sui quartieri, riscuotendo il pizzo da imprenditori di tutte le attività, anche le più piccole, gestendo le piazze di spaccio, indicando e autorizzando le stesse occupazioni abusive di immobili e, naturalmente, controllando lo spaccio in tutto il mandamento". Così ha detto il Questore di Palermo Leopoldo Laricchia commentando l'operazione antimafia di oggi.
L'operazione, ha continuato il direttore della Direzione Centrale anticrimine (Dac) della Polizia Francesco Messina, che ha che ha portato ad una serie di arresti di presunti appartenenti al mandamento della Noce a Palermo, "tanto caro a Salvatore Riina, conferma il tentativo attuale di Cosa Nostra palermitana di mantenere saldamente il controllo del territorio, soprattutto attraverso l'imposizione di estorsioni, ancora una volta tollerate da chi riceveva le richieste di pizzo".
"Gran parte dei componenti delle famiglie della Noce - ha detto - di Cruillas e di Altarello arrestati oggi, già in passato avevano ricoperto importanti cariche in Cosa nostra per le quali avevano subito condanne definitive". Tornati però in libertà, gli arrestati "hanno ripreso a perseguire gli interessi delle famiglie mafiose di appartenenza. La sola detenzione, dunque - conclude Messina - sembra non essere stata efficace a recidere il legame tra i condannati e l'organizzazione mafiosa. Esiste una sorta di specialità del detenuto mafioso che finisce necessariamente per legittimare nei suoi confronti un trattamento detentivo peculiare".
Mandamento riorganizzato
La riorganizzazione avrebbe comportato l'ascesa di uomini di sua totale fiducia e il contestuale ridimensionamento di quelli ritenuti nel mirino delle forze dell'ordine. Individuato anche il 'cassiere' della famiglia ('u vacilieddù). Le estorsioni erano a tappeto, con l'imposizione del pizzo a tutti gli esercizi commerciali, strategia questa criticata da alcuni affiliati poiché sarebbero state coinvolte attività di poco conto, creando malcontento. Nel corso di una riunione del vertice mafioso, sarebbe stato rimproverato al capo famiglia della Noce, questa strategia che puntava a riportare sotto il totale controllo della famiglia mafiosa delle attività economiche. Rilanciata la necessità del rispetto delle regole di Cosa nostra e spasmodica sarebbe risultata, inoltre, la ricerca di nuovi affiliati rispettosi delle regole di comportamento imposte, compresa quella secondo la quale non sarebbe consentita l'affiliazione di soggetti imparentati con appartenenti alle forze dell'ordine, eccezione che sarebbe stata fatta per il capo famiglia della Noce il quale tuttavia si sarebbe lamentato di non essere riuscito a ricoprire una gerarchia criminale più alta proprio a causa di questa "macchia", motivo che, tra l'altro, l'aveva spinto a troncare ogni rapporto con la sua famiglia, genitori compresi. Le nuove leve avrebbero dovuto possedere la capacità di porsi con autorevolezza e avere una maggiore efficienza nello svolgimento delle attività criminali, vietando di commettere azioni non rispettose del codice di Cosa nostra.
Tutto avveniva sotto ordine del clan
Il controllo del territorio sarebbe stato esercitato in modo capillare, anche un furto di un'auto o in un'abitazione avrebbe ingenerato l'irritazione di Cosa nostra che, tramite i suoi affiliati, così come emerso in corso di indagine, si sarebbe attivata per individuarne gli autori ed evitare ulteriori episodi. Anche l'occupazione abusiva degli immobili sarebbe stata sottoposta all'autorizzazione mafiosa, scegliendo gli eventuali beneficiari di fatto. Nessuna attività produttiva sfuggirebbe alle attenzioni di Cosa nostra, dal negoziante all'ambulante; tutti gli esercenti sarebbero soggetti alle presunte pretese del pizzo quando non addirittura costretti a chiedere l'autorizzazione prima di avviare i lavori. Ne sarebbe la dimostrazione l'autorizzazione all'installazione di alcuni distributori a gettoni presso esercizi commerciali della zona, l'autorizzazione all'acquisto di un parcheggio con il preciso divieto all'avviamento dell'attività di autolavaggio, o per la ristrutturazione di immobili. Nel corso di un episodio un commerciante sarebbe stato duramente rimproverato in quanto, nonostante stesse attraversando un periodo di difficoltà economiche, alle pretese estorsive avrebbe risposto in modo ritenuto oltraggioso all'emissario di Cosa nostra. In un altro caso un ambulante, alla precisa richiesta del capo famiglia della Noce, avrebbe risposto di avere prodotti di scarsa qualità ma di essere in grado di accontentarlo il giorno seguente, ricevendo in cambio l'ammonizione che, dove non avesse tenuto fede alla promessa, avrebbe dovuto lasciare la sua postazione di vendita.
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