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In primo grado “u siccu” era stato ritenuto mandante delle bombe in Sicilia

La Corte d'Assise d'Appello di Caltanissetta ha fissato per il 4 maggio il processo che vede imputato Matteo Messina Denaro, accusato di essere stato tra i mandanti delle stragi di Capaci e via d’Amelio. Il superlatitante, nell'ottobre del 2020, in primo grado venne condannato all'ergastolo. Capo della mafia trapanese, Messina Denaro, ricercato dal 1993, è ritenuto uno dei responsabili della linea stragista di Cosa nostra imposta dai corleonesi di Totò Riina, con il quale avrebbe pianificato negli anni '90 l'azione stragista contro le Istituzioni. La primula rossa di Castelvetrano era già stato condannato per le bombe al nord Italia del 1993. In primo grado la corte d’Assise di Caltanissetta, presieduta da Roberta Serio, ha affermato nelle motivazioni di sentenza di condanna che “u siccu” “condivise in pieno l’oggetto e la portata del piano criminale di Riina di attacco allo Stato e di destabilizzazione delle sue Istituzioni allo scopo, da un canto, di colpire i nemici storici, gli inaffidabili e i traditori di Cosa nostra, dall'altro canto, di entrare in contatto con nuovi referenti con cui trattare per giungere ad un nuovo equilibrio”. La corte aveva sottolineato inoltre che il latitante era a conoscenza della “trattativa Stato-mafia, l'altra faccia della medaglia del piano stragista”. E ancora, sempre sul punto, si legge nella sentenza, “furono resi edotti Matteo Messina Denaro e Graviano (“i picciotti sanno tutto”), con sicuro coinvolgimento del boss trapanese”. “In definitiva, Matteo Messina Denaro fu in assoluto un membro del cerchio magico di Riina e, anche solo in tale veste (senza nulla togliere alla comunque accertata reggenza della provincia di Trapani), è uno dei protagonisti dell'attacco sfrontato che Cosa nostra intraprese contro lo Stato al fine di destabilizzarne le Istituzioni e costringerlo tramite nuovi canali referenziati a trovare un compromesso favorevole ad entrambi i fronti”. Secondo i giudici inoltre Matteo Messina Denaro “mise fattivamente a disposizione della causa stragista le proprie energie e le sue forze militari e logistiche convogliando in senso unidirezionale tutta la nomenclatura trapanese. Man mano che il piano stragista prese corpo in parallelo Matteo Messina Denaro - in via diretta o indiretta (ovvero anche a mezzo degli uomini d'onore della provincia mafiosa da lui retta) - dimostrò tangibilmente la sua perdurante adesione e in tal guisa, ribadendo la fedeltà a Riina in quel delicato momento per la sua leadership e per l'intera Cosa Nostra”. Al processo di secondo grado l’accusa sarà rappresentata dal Pg Antonino Patti mentre la corte sarà presieduta dal giudice Maria Carmela Giannazzo.

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