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Uscito dal carcere di recente un capo della vecchia guardia palermitana

I boss hanno iniziato già a uscire dal carcere. Il pericolo, per non dire certezza, e che abbiano già iniziato a riallacciare i contatti con le famiglia mafiose di appartenenza. Le indagini condotte dall'autorità giudiziaria dipaneranno ogni dubbio ma per ora c'è in gioco il comando di uno dei mandamenti storici più importanti per Cosa Nostra, quello di Porta Nuova, nella parte centrale di Palermo, il vecchio regno di Pippo Calò e di Tommaso Buscetta.
Nello specifico è stato scarcerato da pochi giorni un altro boss della vecchia guardia palermitana: si tratta di Nunzio Milano. La notizia è stata riportata da ‘livesicilia’.
Arrestato per l’ultima volta nel 2014 ha finito di scontare una condanna di nove anni, liberato anche in virtù dello sconto di pena che spetta a tutti detenuti per buona condotta.
Il capo mafia è sempre stato al centro delle dinamiche mafiose del mandamento di Porta Nuova. Teatro non a caso, di due omicidi irrisolti, quello del vecchio capomafia Giuseppe Dainotti e il più giovane e ambizioso Giuseppe Di Giacomo.
Nunzio Milano non è il solo componente della famiglia tornato in libertà. Lo hanno preceduto il fratello Salvatore, che tutti chiamano Totuccio, e suo figlio Nicola. Inoltre a piede libero vi è anche Massimo Mulè che tra ricorsi e controricorsi al Tribunale del Riesame è stato scarcerato nonostante la Procura lo consideri il capo della famiglia mafiosa di Ballarò, che fa parte appunto del mandamento.
Un'altra 'liberazione' che potrebbe avvenire nella prossima estate è quella di Tommaso Di Giovanni, fratello di Gregorio.
Gregorio Di Giovanni era stato arrestato nel 2018 perché aveva partecipato alla riunione della nuova cupola di Cosa Nostra. Sempre nel 2018 inoltre sua figlia aveva sposato Emilio Greco, fratello di Leandro e cugino di Giuseppe, che prima di finire in carcere si sarebbero alternati alla guida del mandamento di Ciaculli.
Un'altro scarcerato eccellente è Tommaso Lo Presti, soprannominato 'il lungo' per distinguerlo dal cugino detto 'il pacchione'. Lo Presti aveva finito di scontare la sua condanna nel 2020 ed era stato piazzato a Porta Nuova su ordine di Salvatore Lo Piccolo, detto 'il Barone', capomandamento di San Lorenzo, che comprendeva le cosche di San Lorenzo, Partanna-Mondello e Tommaso Natale.
Nel 2020 anche Calogero Pietro aveva lasciato le patrie galere. 'Zio Pietro' era stato arrestato nel 2011 e dettava gli ordini ai clan da una stalla sudicia in via Colonna Rotta. Due sono le cose ora a cui prestare attenzione. La prima è la vita post carcere dei liberati. La storia infatti insegna che i mafiosi tornati in libertà, il più delle volte riprendendo, nel caso di mafiosi di spicco, le posizioni di comando.
La seconda cosa sono i possibili scontri che potrebbero accadere per la successione del potere. Quindi, chi comanda ora a Porta Nuova?

Le lotte per il potere
Sono stati molti i fatti violenti che hanno caratterizzato il mandamento palermitano.
Un episodio in particolare ha riguardato proprio Nunzio Milano. Giovanni Di Giacomo, killer ergastolano del gruppo di Pippo Calò, e fratello di Giuseppe, crivellato di colpi alla Zisa, vedeva in Milano un ostacolo per l’ascesa al potere del fratello.

Un anno prima, come riporta ‘livesicilia’, Giovanni aveva incontrato il fratello detenuto nel carcere di Parma dicendogli di avere parlato con “Vaviettu (soprannome di Milano) qua...mi ha visto...era tutto impacciato...sai quando uno ha il carbone bagnato...io lo guardavo fisso…”. Poi, la frase più importante: “Ora...lui...fra un mese dice forse dovrebbe uscire… prende e mi fa a me… digli a tuo fratello che si deve tirare indietro… perché lui farà di tutto...andrà naschiando...e subito se ne andrà da Carlo e andrà a sparlare di te...per cercare di fotterti a te...lui nella sua scemenza di fotterci a noi altri...gli dici...appena lui fa questo...sa quello che deve fare..."

Carlo è Alessandro D’Ambrogio, allora libero e oggi detenuto: sta scontando una condanna per il suo ruolo di capo mandamento. C’è un particolare, però, che smentiva il racconto. Era impossibile che Di Giacomo e Milano si erano incontrati. Poiché erano detenuti in due ali separate del carcere. Di Giacomo, dunque, si era inventato l’incontro con il boss scarcerato la settimana scorsa. Lo aveva fatto perché fra di loro non correva buon sangue tanto che Giovanni Di Giacomo pensava di vendicare la morte del fratello programmando una serie di omicidi, sventati dal blitz che poi aveva portato in carcere anche Milano.

Infine qualche tempo fa era scoppiata una lite furibonda al Borgo Vecchio e qualcuno aveva pensato di chiedere  l’intervento della “testa” cioè del capo. La lite aveva coinvolto i fratelli Massimiliano Jari, Daniele e Gabriele Ingarao da una parte e i fratelli Angelo e Girolamo Monti dall’altra. Secondo l’accusa, Angelo Monti sarebbe l’ultimo leader di Borgo Vecchio, mentre Jari uno dei suoi uomini più fidati. La moglie di Monti è sorella della mamma di Ingarao, a sua volta figlio di quel Nicola Ingaro, ammazzato da Lo Piccolo. Ed ecco che Jari Ingarao aveva pensato di chiedere l’intervento di un personaggio di cui non si conosce l’identità. “Io me ne vado proprio alla testa...e che fa...e buca...a discorso...buca...a discorso...come hanno bucato sempre...”, spiegava Jari Ingarao.

Foto © Imagoeconomica

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