Pubblicata la 2° relazione semestrale. A Catania “ridotta violenza ma Cosa nostra resta elemento connaturante”
Il boss latitante “Matteo Messina Denaro costituisce ancora la figura criminale più carismatica della mafia trapanese. Capo mandamento di Castelvetrano che, nonostante la latitanza, rimane il principale punto di riferimento per decidere le questioni di maggiore interesse dell'organizzazione, per dirimere le controversie e per nominare i vertici delle articolazioni mafiose". A sostenerlo è la Direzione Investigativa Antimafia nella sua relazione sul secondo semestre 2020 sulla provincia di Trapani. La Direzione distrettuale antimafia sottolinea anche come "benché 'u siccu' (Messina Denaro, ndr) continui a beneficiare della fedeltà di molti sodali non mancano segnali d'insofferenza. Alcuni affiliati sarebbero infatti insoddisfatti di una gestione di comando troppo impegnata a curare la sempre più problematica latitanza del boss, anche in ragione della costante azione investigativa in larga parte volta a colpirne la rete di protezione". Dalla relazione emerge anche come Cosa nostra sia caratterizzata "da un familismo particolarmente accentuato" e come le articolazioni mafiose "non presentano segnali di mutamento organizzativo, strutturale o di leadership".
La struttura criminale mafiosa continuerebbe ad essere articolata nei 4 mandamenti di Trapani, Alcamo, Mazara del Vallo e Castelvetrano, suddivisi a loro volta in 17 famiglie. Le posizioni di vertice dei mandamenti di Trapani e Alcamo "risultano stabilmente detenute da noti esponenti delle storiche famiglie con un sistema di successione quasi 'dinastico' e il mandamento di Castelvetrano farebbe riferimento tutt'ora a Matteo Messina Denaro il quale, per le posizioni di vertice dell'organizzazione, ha sempre scelto elementi appartenenti alla propria cerchia familiare. Più dinamica risulta la situazione di Mazara del Vallo per il cui mandamento, come pure per la famiglia di Marsala, la questione della reggenza starebbe attraversando una fase di transizione".
Sempre secondo gli analisti della Dia, a Matteo Messina Denaro si rivolgono anche le famiglie agrigentine con le quali “avrebbe mantenuto attive le comunicazioni con i capi delle famiglie e un ruolo di rilievo per le decisioni strategiche". Secondo la relazione, al latitante i capimafia della provincia "riconoscono unanimemente l'ultima parola sull'investitura ovvero la revoca di cariche di vertice all'interno dell'associazione. Il boss castelvetranese sarebbe quindi a tutt'oggi in grado di assumere decisioni delicatissime per gli equilibri di potere in cosa nostra, nonostante la sua eccezionale capacità di eclissamento e invisibilità".
Cosa nostra a Catania
Secondo la relazione semestrale della Dia Cosa nostra catanese ha, in termini generali, "compiuto un'evoluzione verso una minore violenza privilegiando azioni utili ad agevolare infiltrazioni in ambienti professionali, nelle amministrazioni pubbliche e nell'economia legale". La violenza resta "un elemento connaturante della mafia che può limitarne l'uso ma riutilizzarla se ritenuta funzionale al raggiungimento di obiettivi prioritari". Le organizzazioni mafiose catanesi "continuano a rivestire un ruolo egemonico nell'intera area orientale dell'isola comprese le zone peloritana-nebroidea e ampi territori dell'ennese".
Al vertice le famiglie di cosa nostra etnea dei Santapaola-Ercolano (che opera con i propri affiliati nel territorio urbano e agisce nella provincia etnea e in quelle limitrofe in collaborazione con i sodalizi locali.), dei Mazzei e dei La Rocca, "mentre residuale è l'autonoma operatività della famiglia di Ramacca". Secondo la Dia, "la famiglia Santapaola Ercolano opera con i propri affiliati nel territorio urbano e agisce nella provincia etnea e in quelle limitrofe in collaborazione con i sodalizi locali". Gli equilibri associativi delle formazioni catanesi, evidenzia la relazione, "restano tuttavia precari, così come gli accordi interclanici di natura spartitoria. Pur nel quadro di un prevalente interesse delle varie formazioni a mantenere una pax mafiosa funzionale alla realizzazione degli interessi criminali, non possono escludersi momenti di frizione e di possibile ulteriore scontro anche violento". Sempre rimanendo nel territorio catanese, “particolare attenzione merita la presenza nel territorio catanese di gruppi criminali stranieri. Si tratta di sodalizi dediti in alcuni quartieri specifici, allo sfruttamento della prostituzione, del lavoro nero e del caporalato, al commercio di prodotti contraffatti e allo spaccio di droga. Particolarmente strutturati risultano i sodalizi nigeriani”.
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