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Gestiva un vasto traffico di stupefacenti

Lo abbiamo detto da anni: Partinico è al centro, anzi è un epicentro del traffico di droga che, dalla Sicilia arriva in altre piazze d’Italia. Inserita in un triangolo tra Alcamo e Carini è una sorta di zona grigia che è diventata la centrale dove si organizza il traffico delle sostanze stupefacenti spacciate nelle vicine località marinare di Castellammare, di Balestrate, Terrasini e Carini. Lo scioglimento del comune per mafia sembra essere stato causato da altre motivazioni, non si è mai capito quali, ma il numero dei sequestri di cocaina e la scoperta di piantagioni di cannabis negli ultimi anni non accenna a diminuire. Come si sa l’erba prodotta a Partinico è abbastanza quotata sul mercato e il clima sembra essere adatto alla sua coltivazione, grazie alla conformazione dei terreni, alla possibilità d’irrigazione e al microclima favorevole determinato dalla presenza dell’invaso Poma. In un articolo del 19 luglio 2019 scrivevamo: “Si potrebbe pensare che, visto che buona parte dei mafiosi locali è finita al fresco, tutto si sia fermato e che si stiano rassettando gli equilibri, il che è in parte vero, ma in carcere, come si entra si esce, di lì stesso si può continuare ad esercitare controllo e comando, e quando si esce le vie sono due, o ricominciare come prima, perché certa gente sa fare solo quello, o cambiare vita, cosa difficile per chi c’è nato dentro o per chi cerca denaro facile senza faticare molto…”. In questi anni sono usciti di galera, ci sono rientrati, entrano ed escono, buona parte dei rampolli della vasta famiglia dei Fardazza, che circolano tranquillamente. Tutti bravi ragazzi. Tutti legati alla famiglia e interessati a continuarne le tradizioni, gli usi e i metodi.
Quest’ultima operazione che i carabinieri del Comando Provinciale di Palermo, assieme a cani poliziotto, elicotteri e allo squadrone “cacciatori di Sicilia”, è partita da Partinico per estendersi alle province di Trapani, Palermo, Latina, Napoli, Roma, e persino Nuoro. L’hanno chiamata “Pars iniqua” in omaggio a una frase che un famoso personaggio del passato ebbe a dire: “Pars iniqua, pars rea, non habebis ossa mea”, che tradotta in maniera banale vuol dire: "Parte iniqua, parte cattiva, non avrai le mie ossa”. Alcuni sostengono che il nome di Partinico derivi proprio da “Pars iniqua”, ma non credeteci. Comunque i Carabinieri l’hanno usata per dare un’identità alla zona e a certi elementi che vi circolano. Le imputazioni, che riguardano un’ottantina di persone, sono quelle di associazione mafiosa, di concorso in associazione mafiosa, di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, con relativa produzione, detenzione di armi, reati contro la pubblica amministrazione, estorsioni ecc...
L’indagine è partita da Partinico nel 2017 e ha interessato l’imprenditore vinicolo Ottavio Lo Cricchio, Michele Vitale, uno dei fratelli Fardazza, ma soprattutto Giusy Vitale, la quale, dopo essere stata la prima donna capomandamento, dopo essere stata al servizio dei suoi fratelli, dei quali ha raccontato alcune bravate in un libro-intervista, dopo essere stata in carcere, essersi pentita, si dice per amore, aver collaborato con i magistrati, essere stata privata della scorta, ora che ha riacquistato la sua libertà, ha ripreso le antiche abitudini, creando un sodalizio assieme alla sorella Antonina, già coinvolta in un episodio di traffico di cocaina, al nipote Michele Casarrubia, figlio di Nina, al padre Leonardo Casarrubia, alla moglie di Michele Casarrubia, Tiziana Vaccaro, all’attuale compagna di Michele Casarrubia, Roberta La fata, al nipote Michele Lombardo, genero di Leonardo Vitale, che, negli ultimi tempi è diventato una specie di risolutore di controversie private sul territorio, di giudice-paciere cui rivolgersi quando ci sono problemi. Alcuni esempi: Si è rivolto a lui Nunzio Cassarà perché il figlio di un amico era stato preso a legnate dal bestione che si occupa della sicurezza di una discoteca di Balestrate, si è rivolto a lui uno cui è stato rubato il trattore, ma anche un altro contadino, le cui culture erano state danneggiate dal passaggio di un gregge: addirittura il suo intervento è stato chiesto anche a seguito di un furto consumato in un negozio di cinesi… Altro che carabinieri… I rapporti con l’altro capomafia, presunto, Francesco Nania, in carcere, sono tenuti da Tola Giuseppe, titolare di un’agenzia immobiliare e amico di una guardia penitenziaria, che fa da èostino o da latore di messaggi tra il carcere di Pagliarelli, dov’è rinchiuso Nania e l’esterno. Tola lo ringrazia facendogli avere ricotta fresca, arance, carne di capretto, capi di abbigliamento, lavandogli mensilmente l’auto e rifornendola di carburante a prezzo scontato.
Due parole merita in tutto questo la pentita di essersi pentita Giusy Vitale. Nel 2018 la troviamo, assieme al nipote Michele Casarrubia, a Roma, per trattare una partita di cocaina con tal Di Guglielmi Consiglio, del clan dei Casamonica, ma a lei ricorrono anche spacciatori calabresi di Milano e Bergamo. Addirittura interviene perché il fratello Michele è andato a rubare un po’ di mariuana a Salvatore Primavera, ritenendo che la cosa si può fare, è conforme alle regole di Cosa Nostra, che Michelino poteva essere perdonato, perché aveva voglia di farsi una canna. Ad oggi nel territorio partinicese, a partire dal 2018, sono state sequestrate oltre sei tonnellate di cannabis, ma la cosa non sembra preoccupare gli addetti ai lavori, che trovano sempre chi vuole smerciare, cosa smerciare, dove smerciare e a chi smerciare. Vedremo se, dopo quest’ultima operazione le cose si riequilibreranno. Al momento gli inquirenti sono stati colpiti da quella che hanno definito “balcanizzazione” della mafia, ovvero dalla mancanza di un polo centrale e dal proliferare di una serie di gruppi, famiglie, cosche che evitano di farsi la guerra tra di loro, per agire tranquillamente, ma senza che si possa escludere una nuova imminente sanguinosa guerra di mafia.

Foto © Imagoeconomica

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