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Presenti anche Ninni Domino, Graziella Accetta, Vincenzo Agostino e Salvatore Borsellino (via web)

Va avanti da più di 90 gironi il presidio in Via d'Amelio, accanto all'albero di Paolo, denominato "Scorta per la Memoria", il "sogno" di Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso assieme agli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi e Claudio Traina.
"Quando ho fatto questo sogno - ha raccontato Salvatore - mi immaginavo che ci fosse sempre una persona a guardai di quell'albero, e invece adesso, vedo tanta gente, tanti giovani lì".
Salvatore ha poi detto che "Le istituzioni hanno voluto commemorare sia la strage di Capaci che quella di Via d'Amelio in un unico giorno, non gli bastava ricordarle una volta l'anno, le hanno dovute comprimere. Noi siamo qui da novanta giorni e rimarremo per altri novanta giorni e altri novanta gironi ancora per fare memoria. Questo è quello che vogliamo".
Presenti anche la famiglia del piccolo Claudio Domino - il bambino di appena 11 anni ucciso il 7 ottobre del 1986 a San Lorenzo - il madre Graziella e il padre Ninni, la quale, in riferimento all'incontro avuto pochi giorni fa con il procuratore capo Lo Voi e il procuratore De Luca ha detto che "E' Un incontro molto intenso e informale, ma ci hanno detto che ci sono vicini e che siccome le prime indagini sono state fatte più di trent'anni fa almeno nei primi periodi dovranno faticare molto per ricostruire quello che accadde poiché ai tempi non c'era l'informatizzazione e quindi avremo bisogno di tempo raccogliere tutte le informazioni".
E poi ancora, "se noi non dovessimo riuscire ad ottenere la verità", saranno "i giovani a raccogliere il testimone di quello che abbina fatto noi. La caparbietà che abbiamo avuto noi; di essere rimasti sul fronte, senza armi, senza mitra, ma solo con la dialettica, con la cultura e con l'intelligenza a dire: No! Noi dobbiamo avere il coraggio di dire le cose come stanno, anche se è doloroso. Lo Stato deve fare delle garanzie alla gente, ai cittadini, ai poliziotti e ai carabinieri. Perché uno Stato civile non interpreta le regole ma le applica".
Gli ha fatto eco anche la moglie, Graziella, dicendo che finalmente "oggi abbiamo la speranza di arrivare a sapere chi ha ucciso nostro figlio, di avere verità e giustizia. Ci sono alcuni pentiti che hanno già parlato - ha aggiunto Graziella - altri che continuano a parlare, parlano di Claudio. Aspettiamo e speriamo".
Oltretutto la madre del piccolo Claudio ha ricordato l'accoglienza calorosa di "alcuni giovani" davanti al palazzo di giustizia, "ho detto a questi ragazzi che e un giorno dovesse accadere qualcosa ai signori Domino, la staffetta ce l'avete voi".
Anche Vincenzo Agostino ha voluto esserci oggi a presidiare l'albero di Paolo, "sono venuto qui perché questo è un luogo sacro, dove ci sono stati dei martiri, morti non si sa per quale mano, forse per quella dello Stato o per quella della Mafia".
Nelle sue parole tanta rabbia per quello non è stato fatto nel corso degli anni in merito alla ricerca di chi ha organizzato ed eseguito le stragi e gli omicidi, come quelle di suo figlio, l'agente di polizia Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, "Quello che mi fa più rabbia a me che siamo noi famigliari che ci dobbiamo mettere a fare indagini e a cercare la verità, perché allo Stato e agli uomini che dovrebbero portare avanti queste indagini non glene frega niente. Se non fosse stato per noi, i nostri figli e i nostri cari sarebbero morti tanti anni fa".

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