Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

E' il genero di Rosario Riccobono

Una pena conclusa nel 2015 dopo la condanna a 20 anni e 8 mesi per omicidio e associazione a delinquere. L'affidamento ai servizi sociali e la sorveglianza speciale per due anni, a Firenze. E' la vita di Michele Micalizzi, genero di Rosario Riccobono, il capomafia di Partanna Mondello che negli anni Settanta era ritenuto come elemento di spicco della Cupola, fondamentale nel campo del narcotraffico e quella rotta con gli Stati Uniti d'America.
Di lui parla oggi il quotidiano La Repubblica raccontando le vicissitudini più recenti che emergono dalle inchieste palermitane. E così si scopre che da qualche tempo il boss è tornato in quel di Palermo, così come avevano fatto gli Inzerillo, i cosiddetti "scappati" che avevano perso la guerra contro i corleonesi.
Dopo la morte di Totò Riina, del resto, è cambiato tutto e all'interno di Cosa nostra è in corso una riorganizzazione.
E i nomi dei vecchi padrini riemergono. Quello di Micalizzi è stato registrato qualche mese fa nell'inchiesta dei carabinieri che intercettavano il capomafia di Tommaso Natale, Giulio Caporrimo: "Michè, io sto capendo che tu vai girando ovunque… con quale autorizzazione al mandamento non si capisce... Michè parliamoci chiaro, io ti sto parando il culo... e ti ho detto di non scendere perché c’erano morti da vurrichiari (seppellire, ndr) sopra di te... pure sopra i nuovi, gli Inzerillo".
Da sopravvissuto oggi Micalizzi di trova a Palermo, ma gli investigatori prendono annotazioni su di lui da qualche tempo.
Come emerge nel quotidiano palermitano, già nel 2017 a Firenze il suo nome venne registrato dai carabinieri mentre indagavano sulla trattativa per la vendita di un famoso bar del centro. Una vicenda in cui erano coinvolti un politico locale e due mafiosi siciliani. Micalizzi non era indagato ma dalle intercettazioni emergevano comunque gli investimenti che lo stesso aveva fatto nel settore dell'edilizia.
Del resto in tanti anni il "tesoro" che fu di Riccobono non è stato mai toccato, così come quello di Micalizzi che a Palermo si è incontrato proprio con il vecchio boss Tommaso Inzerillo, nel quartiere di Passo di Rigano.
Anche quell'incontro fu annotato dagli investigatori, così come la telefonata che ebbe con Giuseppe Corona, intraprendente cassiere di Cosa nostra arrestato nel 2018. Per il momento non si va oltre e nessuna indagine lo riguarda in maniera diretta. Si sa che c'è. Un segnale, comunque, di un passato che torna.

Foto © Imagoeconomica

ARTICOLI CORRELATI

Mafia non vinta - parte 1

Mafia non vinta - parte
2

Operazione ''Bivio'': 16 arresti nel mandamento mafioso di Tommaso Natale

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos