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Domani il giorno della memoria

"Paolino Riccobono era un pastorello di 13 anni la cui unica colpa era quella di far parte di una famiglia al centro di una faida mafiosa. Il padre era stato ucciso il 16 novembre 1957, e suo fratello Giuseppe era stato sequestrato ed ucciso nel 1960 nell’ambito di una faida, che andava avanti dal 1953, tra le famiglie di Tommaso Natale e di Cardillo.
E così la mafia, che non ha mai risparmiato donne e bambini se non per scelte opportuniste, eliminò anche quest’innocente il 19 gennaio 1961 sulle pendici del monte Billemi, mentre stava quasi per nevicare e il pastorello stava al suo posto al freddo, i killer gli spararono i primi due colpi che lo raggiunsero al petto. Lui tentò di scappare, ma altre due fucilate alle spalle lo uccisero definitivamente". E' il consigliere togato del Csm Sebastiano Ardita, su Facebook, a fare memoria del bambino ucciso crudelmente 60 anni fa.
"Nel 1966 - ha proseguito Ardita - un pentito, Simone Mansueto, dichiarò di conoscere i nomi degli assassini del piccolo Paolino. Per questo venne insultato, ed emarginato persino dalla moglie e dichiarato pazzo. Per l’uccisione di Paolino il giudice istruttore Cesare Terranova riuscì a ottenere la condanna a trent’anni di Giovanni Chifari, soprannominato 'crozza munnata', ma del pentito si perse in seguito ogni traccia. Fu visto qualche volta chiedere l’elemosina al palazzo di giustizia. Questa era la mafia d’altri tempi e questa la fine che la società riservava a coloro che testimoniavano".

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