Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.


Dalle indagini emerse anche spedizioni punitive contro clan rivali

Nell'inchiesta "Report" della Dda di Catania che questa mattina ha portato all’arresto di 18 persone ritenute legate al clan Laudani e Santapaola, sono stati riscontrati, in primo luogo, 8 estorsioni. Gli uomini del clan Laudani in alcuni casi chiedevano denaro a imprenditori e professionisti per finanziare l'associazione mentre, in altre circostanze, fungevano da 'agenzia di recupero credito', per favorire illecitamente imprenditori, i quali - a fronte di crediti commerciali non pagati - hanno preferito, invece che procedere legalmente, fare ricorso all'intermediazione degli esponenti mafiosi per recuperare le somme, avvalendosi della forza di intimidazione legata all'appartenenza all'organizzazione criminale e al fine di accelerare la procedura di incasso del credito. L'altro settore coinvolto dalle attività di indagine è quello rappresentato dalle interferenze nelle procedure giudiziarie di vendite all'asta di beni. In questo ambito il clan è intervenuto, affinché gli imprenditori dichiarati falliti - nei cui confronti era stata attivata la procedura di esecuzione immobiliare - potessero illecitamente rientrare in possesso del bene posto all'asta, ricavandone utilità. In questo contesto, esponenti del "clan Laudani" si sono attivati, ricorrendo a minacce e intimidazioni, in modo da inibire la partecipazione di potenziali offerenti alla procedura esecutiva, in tal modo garantendo al debitore 'esecutato' di ottenere, sia pure attraverso intestatari fittizi, la restituzione dei beni. In particolare, in occasione di un'asta immobiliare effettuata presso il Tribunale di Catania, un imprenditore, proprietario di un appartamento oggetto dell'esecuzione fallimentare, ha richiesto ed ottenuto l'intervento di uno degli affiliati, Litterio "Rino" Messina, al fine di alterare la procedura di vendita del bene. In tale occasione il gruppo ha individuato un prestanome compiacente e, contestualmente, ha allontanato i potenziali offerenti, attraverso il ricorso ad intimidazioni e minacce.

Spedizioni punitive contro i clan rivali
Dall’inchiesta sono emerse anche spedizioni punitive armate e intimidazioni nei confronti dei clan rivali. "Le indagini hanno posto in luce una importante disponibilità di armi degli affiliati all'organizzazione mafiosa, che sono state utilizzate nel compimento di episodi violenti e nelle intimidazioni", affermano gli investigatori delle Fiamme gialle, spiegando che "di particolare rilievo, in questo contesto, è risultata la figura di Giacomo Cageggi, detto 'il pugile' o Rocky, referente del clan Laudani per Lineri e Misterbianco, più volte protagonista di spedizioni punitive armate e intimidazioni".

Gli ordini impartiti dal carcere in succhi di frutta e cioccolato
Inoltre, dalle indagini della procura è emerso come Orazio Scuto detto “il vetraio”, reggente per il clan Laudani nell’acese, sia riuscito a impartire ordini dal carcere di Caltanissetta ai suoi sodali grazie a pizzini nascosti accuratamente nelle confezioni di succhi di frutta o in barrette di cioccolato. "Il collaudato sistema di comunicazione ha consentito a Scuto - dicono gli investigatori - di impartire all'esterno le direttive agli uomini a lui più vicini, sia in ordine alla gestione della Friscus srl (società attiva nel settore della logistica per trasporti che è stata sequestrata, ndr), sia in ordine ad alcune iniziative da intraprendere nell'ambito delle attività criminali riconducibili al gruppo".

ARTICOLI CORRELATI

Mafia, operazione a Catania contro clan Santapaola e Laudani: 18 arresti

TAGS:

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos