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Nel 2004 morì per un incidente d'auto. Si torna ad indagare

Pietro Riggio, ex agente penitenziario ed ex membro della famiglia mafiosa di Caltanissetta, dal 2018 è tornato a riempire i verbali davanti alle Procure che indagano su stragi e delitti eccellenti.
Tra quest'ultimi vi sarebbe anche il generale Gennaro Niglio, comandante della Regione Sicilia deceduto 9 giorni dopo un incidente stradale il 9 maggio 2004 lungo la Catania-Palermo.
A dare la notizia è oggi l'edizione locale del quotidiano La Repubblica. La Procura di Caltanissetta ha riaperto le indagini su quell'incidente.
Ma cosa ha detto Riggio?
Sentito dai magistrati nisseni, il procuratore aggiunto Gabriele Paci e il sostituto Pasquale Pacifico, l'ex boss ha dichiarato di aver saputo da Giovanni Peluso, un tempo agente di polizia legato ad ambienti dei servizi deviati (lo stesso che gli avrebbe rilasciato delle confidenze sulla strage di Capaci) che "il generale dei carabinieri Gennaro Niglio, morto in un incidente stradale, era stato in realtà ucciso. Era un uomo rigoroso, Niglio. Stava accertando i rapporti opachi tra alcuni appartenenti all’Arma e personaggi politici".
Ovviamente si stanno cercando i riscontri e ad occuparsene è sempre la Squadra mobile di Caltanissetta diretta da Marzia Giustolisi (sentita nei giorni scorsi al processo Stato-mafia proprio per riferire sugli accertamenti riguardanti Riggio).
Come riporta Salvo Palazzolo su Repubblica è emerso che qualche anno fa un medico napoletano, impegnato contro lo scandalo della Terra dei fuochi, espresse i propri dubbi su quell'incidente, facendo riferimento a Carmine Schiavone ("Sono stato avvisato dal boss Carmine Schiavone di stare particolarmente attento ad incidenti stradali - disse ai magistrati - come già capitato ad un altro mio referente ed amico: Gennaro Niglio").
E di Niglio aveva parlato anche il generale in pensione Nicolò Gebbia, sentito in primo grado come testimone nel processo palermitano sulla trattativa.
Al tempo disse di aver ricevuto informazioni sulle latitanze di Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro e di averle trascritte in un appunto, consegnato poi nelle mani del generale Gennaro Niglio poco prima di lasciare il comando provinciale di Palermo per assumere quello di Venezia. Poco prima dell’incidente, “nei primi mesi del 2004 - disse Gebbia davanti alla Corte d'assise - chiesi a Niglio che fine aveva fatto l’appunto che gli avevo dato e lui mi rispose: ‘la Gestapo ci sta lavorando’, intendendo per Gestapo il Ros”.
Al di là di questi aspetti ciò che è certo è che Gennaro Niglio si occupò dell'inchiesta
della procura di Palermo sulle “talpe” al palazzo di giustizia.
E Riggio ai magistrati ha raccontato in maniera generica di alcuni "rapporti opachi" che l'allora comandante della Regione Sicilia stava accertando "tra alcuni appartenenti all’Arma e personaggi politici".

Foto © GianΩmerz/Flickr

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