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Scoperti oltre 400mila euro a casa del boss di Messina

L'operazione "Cesare" che questa mattina ha portato all'esecuzione di 33 ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale di Messina, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia, ha colpito duramente il clan mafioso dei Galli, nel rione "Giostra". Alla fine diciotto persone sono finite in carcere, 6 ai domiciliari e 9 sono state sottoposte all'obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.

Le corse dei cavalli
Come si legge in una nota le misure cautelari si basano sulle risultanze acquisite dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto operativo del Comando Provinciale di Messina. 
L'indagine, basata anche sulle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, ha consentito di individuare 7 affiliati al clan ai quali è stato contestato il reato di partecipazione ad associazione mafiosa e di documentarne, fra l'altro, l'operatività con metodo mafioso, nell'organizzazione di corse clandestine di cavalli e nella gestione delle relative scommesse illecite, i cui proventi alimentavano le casse del sodalizio criminale. Un settore criminale da sempre appannaggio della criminalità organizzata messinese, come accertato in passato in varie indagini. Dall'organizzazione di competizioni clandestine di cavalli i membri del clan traevano ingenti profitti attraverso la gestione del correlato e proficuo business delle scommesse illecite. Il gruppo criminale aveva base operativa in un negozio di rivendita di frutta e verdura nel popoloso quartiere cittadino di Giostra, dove avvenivano anche le riunioni per organizzare le competizioni. Alcuni sodali si occupavano di accudire e preparare i cavalli, sottoponendoli agli allenamenti e, grazie ad un veterinario compiacente, alla somministrazione illecita di farmaci per migliorarne le prestazioni, nonché provvedendo alla raccolta del denaro puntato dagli scommettitori e alla gestione dei successivi pagamenti. Le corse clandestine si svolgevano di notte, in pochissimi minuti, su strade urbane ed extraurbane che venivano rapidamente chiuse al transito delle auto da gruppi di giovani a bordo di scooter e motocicli, per consentire il passaggio di cavalli e calesse e di rallentare l'eventuale intervento di pattuglie delle forze di polizia. 
Nel corso delle investigazioni sono stati documentati rapporti tra gruppi criminali per l'organizzazione di corse di cavalli tra scuderie messinesi e catanesi, nonché interessanti interlocuzioni con esponenti della criminalità mafiosa catanese, riconducibili al clan Santapaola, per la risoluzione di controversie connesse con la gestione dei proventi delle scommesse clandestine. Le gare tra messinesi e catanesi venivano organizzate nella zona di Fiumefreddo di Sicilia (Catania), a confine tra la provincia di Messina e quella di Catania.

Il traffico di droga
L'operazione ha anche consentito di procedere all'arresto di numerose persone dedite alla distribuzione di droga di vario genere nella città di Messina, contestando il reato di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti ad 11 indagati. Un primo gruppo criminale operava sia nel rione messinese di "Giostra" che a "Santa Lucia Sopra Contesse", nella zona sud della città, rifornendosi di ingenti quantitativi di cocaina e marijuana in Calabria e Campania, per poi procedere alla distribuzione del narcotico al dettaglio, attraverso una rete di spacciatori. Lo smistamento della droga avveniva anche all'interno di un negozio di barbiere gestito da due sodali e le indagini hanno fatto emergere anche episodi di estorsione per il recupero di crediti derivanti dalle narco-transazioni. Un secondo gruppo criminale è stato individuato grazie all'indagine "Affari di Famiglia", condotta dal Nucleo Operativo della compagnia di Messina Sud che ha documentato l'operatività di una banda a composizione familiare dedita alla stabile distribuzione di cocaina, hashish e marijuana, nei rioni "Villaggio Aldisio" e "Fondo Fucile", zona sud della città. 
Dalle indagini è emerso che al vertice dell'organizzazione vi era una donna che usava il figlio di 12 anni per le consegne delle dosi sperando di evitare così i controlli delle forze dell'ordine. Il minore è stato affidato dal Tribunale dei minori a una comunità familiare, mentre la madre è finita in carcere. 
Sempre oggi, nel corso del blitz, i carabinieri hanno trovato e sequestrato a casa del boss Giuseppe Irrera, 419mila euro. Irrera, ritenuto capo della cosca, è accusato, oltre che di Mafia, di trasferimento fraudolento di valori: avrebbe intestato a prestanome una società immobiliare e le quote di una ditta titolare di una nota enoteca del centro di Messina. Le due società e i relativi beni aziendali, per un valore di circa 2 milioni di euro, sono state sottoposte a sequestro preventivo.

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