Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

di AMDuemila - Video
Dall’inchiesta emersi traffici di droga, appalti e riti mafiosi tradizionali

Dall’operazione “Ultra” della Dda di Caltanissetta che questa mattina ha portato a 46 arresti sulla rotta Sicilia-Germania sono emersi importanti traffici di droga, in particolare di cocaina, sistemi di appalti e antichi riti mafiosi. Tutti affari volti ad alimentare le casse della mafia ennese. Un sistema sostenuto da vecchi boss, donne manager, e anche da un avvocato figlia del capomafia Raffaele Bevilacqua, Maria Concetta, e da un dirigente comunale di Barrafranca. Tra i destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della procura di Caltanissetta c’è una minorenne finita in carcere insieme ad altre 35 persone; 15 sono state poste agli arresti domiciliari. Sono tutti ritenuti affiliati o contigui alle famiglie mafiose di Barrafranca e Pietraperzia. Uno degli affiliati di punta, Giuseppe Emilio Bevilacqua, è stato localizzato e catturato in Germania grazie al supporto del Bka e della polizia tedesca, con il coordinamento operativo dell'Agenzia di Polizia europea Europol. Contestualmente è stato notificato anche un decreto di sequestro preventivo di beni (società, beni immobili e conti correnti) per un valore di oltre un milione di euro. L'indagine ha avuto inizio nel maggio 2018 successivamente alla concessione del beneficio della detenzione domiciliare - per ragioni di salute - a Raffaele Bevilacqua, già condannato per associazione di tipo mafioso nel processo "Leopardo", che tra la fine degli anni '80 e i primi anni del 2000 era non solo componente del direttivo della Democrazia cristiana ed in strettissimi rapporti con Salvo Lima, ma anche al vertice di Cosa nostra ennese per diretta investitura del boss stragista Bernardo Provenzano. E' stato condannato all'ergastolo per essere stato riconosciuto mandante - insieme a Francesco "Ciccio" La Rocca - dell'omicidio di Domenico Calcagno a Valguarnera Caropepe nel maggio del 2003. Il monitoraggio avviato dai militari del Ros ha consentito di documentare come il lungo periodo di detenzione, anche in regime di carcere duro, non avesse minimamente fiaccato lo spirito di Bevilacqua il quale, non appena tornato in libertà, ha ripreso immediatamente la direzione della famiglia mafiosa con il fondamentale apporto dei suoi familiari. Nonostante i domiciliari scontati in un appartamento di Catania, era diventato il crocevia di importanti incontri con altri storici affiliati, primi fra tutti Alessandro Salvaggio e Salvatore Privitelli, nel corso dei quali sono state decise strategie e azioni anche eclatanti.

Legami forti
Dall’attività di indagine è emerso che il carisma ed il rispetto di cui godeva Bevilacqua sono rimasti intatti nonostante il tempo trascorso. Come dimostra il gesto compiuto dall'anziano mafioso Alessandro Salvaggio il quale, rivedendo il suo capo famiglia dopo oltre 15 anni, gli ha baciato le mani in segno di immutato rispetto. Nel progetto di riorganizzazione della famiglia mafiosa posto in essere da Bevilacqua hanno assunto un ruolo cardine i suoi figli Flavio Alberto e Maria Concetta. Il primo era l'interfaccia del padre con il territorio occupandosi di tenere i contatti con gli altri affiliati e di concordare le azioni da intraprendere; Maria Concetta Bevilacqua, invece, dimostrando fierezza del ruolo ricoperto dal padre nell'organizzazione mafiosa e piena adesione, non solo era solita compiacersi per il 'rispetto' che le veniva tributato, ma, approfittando della sua professione, incontrava presso il suo studio legale di Barrafranca gli affiliati ai quali consegnava i pizzini scritti dal genitore con gli ordini da eseguire. La stessa, al pari del fratello, partecipava alle scelte strategiche del gruppo criminale, organizzava gli incontri presso la casa di Catania e, ancora una volta sfruttando il suo ruolo di legale, attuava una serie di manovre volte ad evitare il ritorno in carcere del congiunto. Emblematico per tratteggiare la personalità della donna è il richiamo al dialogo intercorso tra lei e il padre a seguito dell'incontro che Bevilacqua aveva avuto con Salvaggio. In particolare, la donna chiedeva con insistenza al congiunto se lui avesse ricevuto il rito del 'baciamano'. Una volta avuto conferma ribatteva, con parole che riportano indietro nel tempo: "E io comunque quando tu muori fra 100 anni io mi auguro... mi auguro di avere dei figli che gli devo raccontare tutte queste cose", a dimostrazione di una 'liturgia mafiosa' ancora oggi viva. A conferma che il tempo e la detenzione non avevano rescisso il legame con l'organizzazione, è stato documentato come Filippo Milano, anch'egli storico affiliato alla cosca barrese, nel tempo avesse consegnato ai familiari del suo capo importanti somme di denaro con le quali, come la moglie del boss Giuseppa ammetteva, aveva provveduto a soddisfare i "piaceri" dei figli, tra cui la festa di laurea di Maria Concetta pagata proprio con il denaro di provenienza illecita. Raffaele Bevilacqua, tornato sulla scena, ha messo in moto una serie di azioni criminali volte a assumere il pieno controllo del territorio ed assicurarsi lauti ritorni economici, individuando nell'appalto da 7,5 milioni di euro per la gestione dei Rsu del comune di Barrafranca il più importante obiettivo.

Gli affari
La famiglia Bevilacqua agiva con l'aiuto di Salvaggio e del figlio di questi, Salvatore, di Privitelli e di Luigi Fabio La Mattina, imponendo all'Ati agrigentina vincitrice dell'appalto l'affitto degli spazi per il ricovero dei mezzi per un importo annuo di 27 mila euro e facendosi pagare il pizzo attraverso bonifici così da giustificare i pagamenti come regolare canone di locazione. La riaffermazione della presenza sul territorio passava anche attraverso azioni meno sofisticate, quali l'attentato incendiario commesso in danno del Supermercato Decò di Barrafranca del Gruppo Arena nella nottata del 15 settembre del 2018. Azione finalizzata a mandare un chiaro segnale a tutte le attività commerciali per imporre la 'messa a posto', come lo stesso Raffaele Bevilacqua spiegava al figlio affermando che nel momento in cui l'imprenditore avrebbe ricevuto "la botta" sicuramente "questo si smuove". Anche il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti dovevano essere gestiti dal clan dal quale erano costrette a rifornirsi tutte le piazze di spaccio presenti su Barrafranca. Individuati in soggetti appartenenti alla criminalità organizzata catanese i fornitori ai quali si erano rivolti Privitelli e La Mattina grazie all'intermediazione del catanese Marco Vaccari. La gestione delle piazze di spaccio riconducibili alla famiglia mafiosa era demandata a Salvatore Strazzanti e Andrea Ferreri; Filippo Bonelli, Davide La Mattina e Valentino La Mattiva erano addetti al controllo e alla raccolta del denaro dello spaccio di droga da consegnare ai vertici della famiglia. E' in questa fase che l'indagine del Ros è andata ad intersecarsi con quella condotta dal Comando provinciale di Enna, che su delega della Dda nissena stava svolgendo parallele attività in ordine al traffico di cocaina e marijuana a Barrafranca, documentando una incessante attività di spaccio nella quale venivano impiegati anche minorenni. Documentati scontri violenti per la gestione dello spaccio tra il clan e gruppi autonomi, tanto da richiedere l'intervento di Bevilacqua che ha ordinato a Privitelli di "mettere pace". Sequestrati armi e il libro mastro dello spaccio. L'indagine, infine, oltre a consentire di raccogliere elementi in ordine all'omicidio di Filippo Marchì per il quale sono già a giudizio i vertici della famiglia di Pietraperzia, ha accertato come la cosca fosse in grado di incidere attraverso amministratori compiacenti sulle scelte del Comune di Barrafranca. "Diretto e fondamentale" il ruolo di Giuseppe Zuccalà, sottoposto ai domiciliari, responsabile del IV Settore - Gestione del Territorio Infrastrutture e Servizi Manutentivi del Comune, nell'assegnazione di un appalto, con il metodo dell'affidamento diretto all'imprenditore Salvatore Blasco, in stretti rapporti con i Bevilacqua.

ARTICOLI CORRELATI

Maxi operazione antimafia tra Sicilia e Germania: 46 arresti

TAGS:

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos