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di AMDuemila - Video
In manette i rampolli della cosca dei Fontana, che si erano trasferiti a Milano
L’allarme del Gip Piergiorgio Morosini: “Cosche pronte ad approfittare del Covid per accaparrarsi aziende”

Importante operazione della Guardia di Finanza di Palermo, denominata “Mani in pasta”, che ha inferto un duro colpo alle famiglie storiche di Cosa nostra dell'Acquasanta e dell'Arenella, con ben 91 arresti tra boss, gregari, estortori e prestanomi. Il maxiblitz è stato coordinato dal procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvatore De Luca, dai sostituti Amelia Luise, Dario Scaletta e Roberto Tartaglia (oggi, vice capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria). Non è la prima volta che le due famiglie storiche di Cosa nostra finiscono sotto i riflettori degli investigatori. Già il magistrato Giovanni Falcone, alla fine degli anni Ottanta, aveva iniziato a indagare sulla famiglia di vicolo Pipitone, la roccaforte in cui, secondo i pentiti, furono organizzati omicidi eccellenti come quello del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, l’omicidio dell’agente Nino Agostino e fu pianificato l’attentato a Giovanni Falcone all’Addaura, nel 1989. Un mandamento che ebbe anche un ruolo di primo piano nell'acquisto del tritolo per colpire il magistrato e oggi consigliere togato del Csm, Nino Di Matteo. Oltre agli arresti, sono stati confiscati beni per un valore di circa 15 milioni di euro. La maxi-operazione è scattata dalla Sicilia fino ad arrivare al Nord nelle regioni della Lombardia, Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Campania. Impegnati 500 uomini delle Fiamme Gialle, con l'appoggio di un mezzo aereo e di unità cinofile addestrate per la ricerca di armi, stupefacenti e valuta. L’inchiesta ha portato a galla gli interessi dei clan negli appalti e nelle commesse sui lavori eseguiti ai Cantieri navali di Palermo, nelle attività del mercato ortofrutticolo, nella gestione delle scommesse online e delle slot-machine, oltre che in quella "storica" del traffico di droga e nelle corse dei cavalli. Lunghissima la lista delle attività commerciali sottoposte al racket del pizzo. Tra gli indagati c’è anche un ex concorrente del Grande Fratello, Daniele Santoianni, che ha partecipato alla decima edizione del reality, e che ora è ai domiciliari con l'accusa di essere un prestanome del clan. Santoianni era stato nominato rappresentante legale della Mok Caffé S.r.l., ditta che commerciava in caffè, di fatto nella disponibilità della cosca. "Con ciò - ha scritto il gip - alimentando la cassa della famiglia dell'Acquasanta e agevolando l'attività dell'associazione mafiosa".

Il collegamento Palermo-Milano
Secondo quanto scoperto dalle indagini a Palermo erano presenti i fedelissimi dell’Acquasanta, dove gestivano le proprie attività estorsive, controllavano le gare all’interno di alcuni ippodromi e si erano anche infiltrati in una cooperativa che lavora ai Cantieri navali del capoluogo siciliano. Mentre in Lombardia, secondo gli inquirenti, si trovano i “registi” dell’operazione ovvero i Fontana, "famiglia" storica di Cosa nostra palermitana descritta dal pentito Tommaso Buscetta come una delle più pericolose. Dall’inchiesta della Dda di Palermo è emerso il ruolo di vertice di Gaetano Fontana, scarcerato per decorrenza dei termini nel 2013 dall'accusa di mafia, tornato in cella nel 2014 e nel 2017 uscito nuovamente dopo aver scontato la pena. Insieme a lui, sono stati arrestati anche i fratelli: Giovanni, un lungo elenco di precedenti per ricettazione, omicidio, porto abusivo di armi e resistenza a pubblico ufficiale, e Angelo, dal 2012 sottoposto all'obbligo di soggiorno a Milano. Tutti e tre figli di don Stefano Fontana, uno dei fedelissimi del capo dei capi Totò Riina. In manette anche la figlia del boss dell'Acquasanta, Rita, e la moglie, Angela Teresi. Per gli inquirenti Gaetano Fontana sarebbe il punto di riferimento indiscusso dei "picciotti" dell'Acquasanta, ruolo che avrebbe mantenuto anche mentre era detenuto. Altro personaggio di spicco è Domenico Passarello, a cui era stata delegata la gestione dei giochi e delle scommesse a distanza, del traffico di stupefacenti, della gestione della cassa e della successiva consegna del denaro ai vertici della famiglia per versamento nella cassa comune.

Trasferimento degli affari a Milano
Secondo l’inchiesta da tempo i fratelli Angelo, Giovanni e Gaetano Fontana vivono a Milano dove hanno spostato il centro dei loro affari e riciclano denaro sporco proveniente da estorsioni, traffico di stupefacenti e controllo del gioco d'azzardo. Gli inquirenti parlano di una vera e propria delocalizzazione al nord che la "famiglia" ha realizzato grazie ad una rete di complici e ai patrimoni accumulati. Affari realizzati senza intimidazioni, "con una contaminazione silente ma non meno insidiosa per il tessuto connettivo dell'economia nazionale, in termini di alterazione della libera concorrenza, indebolimento delle tutele per i lavoratori ed esposizione delle istituzioni alla corruzione", ha scritto il Gip Piergiorgio Morosini. Per gli inquirenti l’operazione di delocalizzazione ha diverse attività commerciali tra cui anche attività di produzione e commercio del caffè, con un trasferimento delle aziende da Palermo a Milano, che ha goduto delle complicità di imprenditori lombardi. In questa occasione, gli investigatori hanno lanciato l'allarme sulle ingerenze mafiose in una distribuzione veloce e generalizzata di aiuti e crediti per imprenditori e operatori del commercio, per favorire la ripresa economica e che, per essere tale, deve limitare i controlli preventivi delle amministrazioni pubbliche e degli istituti di credito sui potenziali beneficiari. "La velocizzazione dell'accesso alle misure di sostegno creditizio, affidata soprattutto al senso di responsabilità e alla correttezza dei richiedenti - scrive il Gip - potrebbe invogliare i componenti della organizzazione mafiosa a manovre spregiudicate dando fondo a reti relazionali collaudate, con imprenditori, funzionari pubblici e agenti degli istituti di credito compiacenti, per attivare manovre truffaldine in grado di intercettare indebitamente denaro pubblico".

Pronti a “sfruttare” la crisi del Coronavirus
L’inchiesta ha anche evidenziato come gli uomini di Cosa nostra erano pronti a sfruttare la crisi economica legata all’emergenza del Covid-19 per infiltrarsi nelle imprese in difficoltà. Il gip che ha disposto gli arresti parla di "contesto assai favorevole per il rilancio dei piani dell'associazione criminale sul territorio d'origine e non solo". Quello che emerge dall’inchiesta è un quadro piuttosto allarmante: "Le misure di distanziamento sociale e il lockdown su tutto il territorio nazionale, imposti dai provvedimenti governativi per il contenimento dell'epidemia, hanno portato alla totale interruzione di moltissime attività produttive, destinate, tra qualche tempo, a scontare una modalità di ripresa del lavoro comunque stentata e faticosa, se non altro - ha scritto il Gip Piergiorgio Morosini - per le molteplici precauzioni sanitarie da adottare nei luoghi di produzione. Da una parte, l'attuale condizione di estremo bisogno persino di cibo di tante persone senza una occupazione stabile, o con un lavoro nell'economia sommersa, può favorire forme di soccorso mafioso prodromiche al reclutamento di nuovi adepti". Secondo il giudice “dall’altra il blocco delle attività di tanti esercizi commerciali o di piccole e medie imprese ha cagionato una crisi di liquidità difficilmente reversibile per numerose realtà produttive, in relazione alle quali un 'interessato sostegno' potrebbe manifestarsi nelle azioni tipiche dell'organizzazione criminale, vale a dire l'usura, il riciclaggio, l'intestazione fittizia di beni, suscettibili di evolversi in forme di estorsione o, comunque, di intera sottrazione di aziende ai danni del titolare originario". "Con la crisi di liquidità di cui soffrono imprenditori e commercianti - ha aggiunto il giudice - i componenti dell'organizzazione mafiosa potrebbero intervenire dando fondo ai loro capitali illecitamente accumulati per praticare l'usura e per poi rilevare beni e aziende con manovre estorsive, in tal modo ulteriormente alterando la libera concorrenza tra operatori economici sul territorio e indebolendo i meccanismi di protezione dei lavoratori-dipendenti".

Tra corse di cavalli e orgogli di lusso
Tra i reati contestati anche la frode sportiva e il riciclaggio di denaro sporco realizzato attraverso l'acquisito di puledri di razza. Secondo l’inchiesta Cosa nostra avrebbe investito nel settore dell'ippica e avrebbe truccato gare corse in ippodromi di Torino, Villanova d'Albenga, Siracusa, Milano e Modena. Infatti, i finanzieri hanno sequestrato 12 cavalli in quanto è emerso come l'uomo della cosca nel mondo dell'ippica era Mimmo Zanca, già arrestato in passato, e incaricato di gestire la combine all'interno degli ippodromi, corrompendo e minacciando chi si opponeva.
Un altro segmento evidenziato con le indagini è l’attività imprenditoriale di commercio di orologi di lusso dei fratelli Fontana che attraverso società italiane ed estere gestite tramite prestanomi avrebbero messo su una lavanderia di fiumi di denaro sporco da riciclare anche grazie alla complicità di un commercialista milanese. In una intercettazione uno degli indagati consiglia al boss Giovanni Fontana di acquistare in Inghilterra una società con soli 150 euro, garantendosi così la possibilità di accedere a un numero enorme di conti correnti. Nella conversazione si parla di bonifici di decine di migliaia di euro provenienti da Londra. Il collaboratore di giustizia Vito Galatolo ha raccontato ai pm che “mio cugino Angelo Fontana figlio di Stefano, suo fratello Gaetano e Giovanni sono la stessa cosa, nel senso hanno tutto in comune, lui a Milano gestisce tutto a livello economicamente, a livello sugli orologi, brillanti compra vende, manda suo fratello a Palermo, fanno affari con altri gioiellieri". "Ricordo che molti orologi venivano smerciati all'estero - ha aggiunto Galatolo - in particolare in Germania, dove venivano riciclati con appositi punzoni". E raccontando di un prestanome ha spiegato: "Gli hanno fatto aprire invece una gioielleria ma con i soldi dei Fontana, è uno smercio là… pure perché loro lavorano pure... portano orologi, cose rubate, li portano in giro... a Francoforte, in Germania". Dichiarazioni involontariamente confermate dal boss Giovanni Fontana in una intercettazione: "Io lo sai perché gli vendo gli orologi a lui?... ogni settimana mi porta trentamila... fissi! Perché lui lo sai che venerdì, viene martedì a portarmeli due volte! Quelli di prima e quelli dopo!". "La giornata è questa... guadagni duemila euro al giorno, mille io, mille Gaetano, sto guadagnando ventimila euro al mese, solo la mia parte. Angelo di più!... Angelo viaggia... centomila euro al mese fa!".

Le conversazioni dalla finestra del carcere
Un altro personaggio di rilievo dell'indagine sarebbe Giovanni Ferrante, ritenuto come il braccio operativo del clan Fontana. Secondo gli inquirenti Ferrante usava attività commerciali del quartiere per riciclare i soldi sporchi, ordinava estorsioni e imponeva l'acquisto di materie prime e generi di consumo scelti dall'organizzazione. Già condannato per mafia, dal 2016 è stato ammesso all'affidamento in prova ai servizi sociali. Uscito dal carcere, ha consolidato la propria posizione di leader all'interno della famiglia mafiosa e per la gestione degli affari illeciti usava come intermediatrice la compagna, Letizia Cinà. Molto temuto, modi violenti, in una intercettazione dopo essere stato scarcerato ha detto: "Oramai non ho più pietà per nessuno! Prima glieli davo con schiaffi, ora glieli do con cazzotti? a colpi di casco... cosa ho in mano... cosa mi viene". Secondo gli inquirenti il boss Giovanni Ferrante conversava tranquillamente con altri uomini d'onore dalla finestra della cella del carcere Ucciardone in cui era recluso. Dalle intercettazioni di altri mafiosi indagati viene fuori che questi parlavano abitualmente con Ferrante: "Io oggi sono andato a trovare mio compare", ha detto un uomo d'onore riferendosi al capomafia. "Affacciò? con la mano, affacciò. Tutto a posto, glielo hai detto? tutto a posto?”.

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