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di AMDuemila
Per i pm “riconosciuto impianto accusatorio, ma attendiamo di leggere le motivazioni

La figlia dell’avvocato: “Sentenza non ci soddisfa appieno, non mi aspettavo le assoluzioni e quelle condanne

Sorpreso, immobilizzato, e pestato a sangue da Cosa nostra davanti al suo studio. A dieci anni da quell’aggressione mortale, avvenuta la sera del 20 febbraio 2010, la prima sezione della Corte d'Assise di Palermo, presieduta da Sergio Gulotta (giudice a latere Monica Sammartino), si è espressa nei confronti dei sei uomini finiti alla sbarra per l’omicidio dell’avvocato Enzo Fragalà. Quattro le condanne: Antonino Abbate (30 anni), Francesco Arcuri (24 anni), Salvatore Ingrassia (22 anni) e Antonino Siragusa (14 anni), ritenuti colpevoli del delitto. Due, invece, le assoluzioni: Francesco Paolo Cocco e Francesco Castronovo. "E' stato riconosciuto l'impianto accusatorio. Ha retto anche il movente che avevamo individuato: fu un omicidio punitivo, voluto dalla Mafia" hanno commentato i pm Francesca Mazzocco e Bruno Brucoli fuori dall’aula. “Naturalmente dovremo leggere le motivazioni per valutare pienamente la decisione".
In sostanza i giudici hanno ritenuto che ci fossero troppe contraddizioni rispetto le posizioni dei due imputati assolti, Cocco e Castronovo, di cui è stata ordinata l'immediata scarcerazione. Per quanto concerne gli altri, invece, la Corte ha applicato la norma che punisce in maniera meno severa il reato “diverso da quello voluto”. Nel senso che i quattro condannati avrebbero avuto lo scopo di picchiare Fragalà “per dargli una lezione”, finendo però con l’ucciderlo. La Corte ha altresì riconosciuto come esecutore materiale del delitto solo il boss Antonino Abbate, che ha avuto la pena più alta. Con lui quella sera ci sarebbero stati Ingrassia e Siragusa: il primo non ha avuto altre attenuanti, mentre a Siragusa è stata riconosciuta la collaborazione, perché, pur non essendo stato creduto dalla Procura, ha reso una serie di dichiarazioni. Arcuri è stato ritenuto il mandante e condannato a 24 anni.

Amaro in bocca
La sentenza di questa mattina, però, non ha convinto Marzia Fragalà, figlia del penalista. "Non mi aspettavo le due assoluzioni. Né queste condanne, nessuna delle quali al carcere a vita. Mi aspettavo almeno un ergastolo… Hanno anche tolto l'aggravante della crudeltà nonostante il modo in cui è stato ucciso mio padre. La sentenza non ci soddisfa appieno", ha dichiarato ai giornalisti a seguito della lettura del dispositivo di sentenza, pur affermando di rispettare la decisione dei giudici.
A chi le ha fatto notare che le contraddizioni tra pentiti e dichiaranti hanno consentito l'assoluzione di Paolo Cocco e Francesco Castronovo, Marzia Fragalà ha risposto: "Non sono per niente convinta; rimangono le intercettazioni e tutti gli altri atti che sono nel processo”.
L’accusa infatti nel corso della requisitoria dimostrò, sulla base delle dichiarazioni dei pentiti ma anche e soprattutto sulle parole dei testimoni e dei rilievi, la non estraneità di Cocco e Castronovo al pestaggio che il 23 febbraio 2010 portò alla morte di Enzo Fragalà. Conclusioni, queste, che portarono i pm a chiedere la condanna all’ergastolo anche per loro.

Foto © Imagoeconomica

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