di AMDuemila - Video
L’avvocato di parte civile al processo ‘Ndrangheta stragista commenta alla stampa l’esame del boss di Cosa nostra
Graviano “lancia il sasso e nasconde la mano” ma nel frattempo “manda messaggi”. A dirlo Antonio Ingroia, avvocato di parte civile nel processo ‘Ndrangheta Stragista di Reggio Calabria, parlando alla stampa dopo l’udienza dedicata all’esame, da lui condotto, dell’imputato Giuseppe Graviano. Ma a chi manda esattamente questi messaggi il boss stragista? “A più mondi, sia interni che esterni alla mafia. - ha detto Ingroia ai giornalisti - Li manda al mondo della politica, a quello della mafia, e a quel mondo della cosiddetta area grigia che spesso ha fatto accordi indicibili. Sullo sfondo di questo processo c’è la vicenda della trattativa Stato-mafia, lui ne sa qualcosa quindi - sostiene l’avvocato - anche a quegli ambienti manda messaggi”.
In aula, rispondendo alle domande di Ingroia, Graviano aveva iniziato a perdere la pazienza, alzando i toni e lasciandosi andare a dichiarazioni di un certo peso. “Se Berlusconi è mandante delle stragi? Non parlo, prima voglio la verità sulla morte di mio padre. - aveva detto infastidito - Il processo di mio papà per quasi 38 anni ha soggiornato in un cassetto, dal 1982 al 2019. E' sufficiente aprire quel cassetto...".
Di cassetti da aprire Graviano ha parlato anche riferendosi alla sparizione dell’Agenda Rossa e alla morte dell’agente Agostino. "Ancora che cercate l’Agenda Rossa e gli autori dell'omicidio Agostino? Aprite i cassetti in Procura che sono chiusi da quasi 40 anni…”. Sul punto Ingroia ha affermato alla stampa che chi “è custode di questi misteri li usa, come in questo caso sta facendo Graviano, per i propri conflitti, i propri messaggi e le proprie strategie. Non per raggiungere la verità”.
Dossier Processo 'Ndrangheta stragista