di AMDuemila
Al processo nato dalla maxi operazione contro Cosa nostra denominata Cupola 2.0, avvenuta lo scorso 5 dicembre, si costituiranno parte civile, insieme a 20 imprenditori vittime di estorsioni e 5 associazioni antiracket, anche i comuni di Villabate, Ficarazzi e Misilmeri, ma non quello di Palermo che a quanto risulta non avrebbe nemmeno avanzato richiesta.
Su 63 indagati, 54 hanno scelto il processo con rito abbreviato mentre soltanto in 6 hanno optato per quello ordinario infine per gli altri 3 ieri, durante l’udienza preliminare tenutasi ieri davanti al Gup Rosario Di Gioia, la scelta del rito è stata rinviata per questioni tecniche alla prossima udienza. Gli imputati rispondono di mafia, estorsione, danneggiamenti e intestazione fittizia di beni. Secondo il procuratore aggiunto Salvatore De Luca e i sostituti Amelia Luise, Francesca Mazzocco, Dario Scaletta e Bruno Brucoli, a fine maggio 2018 si sarebbe tenuto un importante vertice istituito al fine di riorgaizzare tutto il Gotha di Cosa nostra palermitana dopo la scomparsa del Capo dei Capi. All’incontro avrebbero partecipato il capomandamento di Pagliarelli, Settimo Mineo, insieme a Gregorio Di Giovanni e Leandro Greco (nipote di Michele Greco, detto “il papa”), rispettivamente capimandamento di Porta Nuova e Ciaculli. Insieme a loro anche i capi clan di Villabate Calogero Lo Piccolo e Francesco Colletti, quest’ultimo si è poi pentito dopo il suo arresto con Filppo Bisconti, boss di Belmonte Mezzagno.
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