di AMDuemila
Caduta ipotesi dell’accusa che considerava Mariangela Di Trapani Reggente del mandamento di Resuttana
Il Gup del tribunale di Palermo Filippo Lo Presti ha emesso ieri sera la sentenza contro un gruppo di mafiosi arrestati due anni fa dai carabinieri del reparto operativo nell’operazione "Talea” che decimò le famiglie della zona occidentale palermitana. Inflitte condanne per oltre un secolo di carcere, 162 anni e due mesi per la precisione, contro 24 imputati fra boss e gregari dei mandamenti mafiosi di Resuttana-San Lorenzo e Tommaso Natale, 12 le assoluzioni. La piena più elevata, di 14 anni, è stata quella data a Pietro Salsiera. Soltanto 4 anni invece, in continuazione con le precedenti condanne, a Mariangela Di Trapani, moglie del superkiller Salvino Madonia, accusato fra l'altro di avere ucciso l'imprenditore Libero Grassi. Nei suoi riguardi è caduta l’ipotesi dell’accusa che la riteneva come la nuova reggente del mandamento di Resuttana, per la quale i pm avevano chiesto una condanna a 13 anni e quattro mesi. Secondo gli investigatori, Di Trapani teneva i contatti con il marito e i cognati Nino e Giuseppe, tutti ergastolani, per la gestione del mandamento. Altro condannato eccellente è Giuseppe Biondino, figlio dell’autista di Totò Riina che dovrà scontare 9 anni e 4 mesi. I 36 imputati giudicati ieri con rito abbreviato (che prevede lo sconto di un terzo della pena) rispondevano, a vario titolo, delle accuse di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento e intestazione fittizia di beni.