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di Aaron Pettinari
Un'opera che aiuta a comprendere e riflettere sulle mancate verità

"Ci hanno detto che la più grande astuzia del diavolo è farci credere che non esiste. Ma non è vero. E' quella di averci abituato alle bugie". E' una riflessione amara, dura, atroce, quella con cui si conclude lo spettacolo "I Traditori", l'opera inchiesta sui misteri delle stragi Falcone e Borsellino, scritta da Gery Palazzotto (ideatore del concept) e Salvo Palazzolo (la regia è di Alberto Cavallotti), andato in scena ieri sera al Teatro Massimo di Palermo (questa mattina la replica alle or 11,30). In un ventitré maggio surreale, dove la memoria dei fatti ha lasciato spazio alla retorica della politica e delle istituzioni, si è dovuto attendere le 20.30 per vedere messe in fila quelle grandi ombre che portano a considerare le stragi del '92 e del '93 come stragi di Stato. Ombre che nascondono documenti, come le parti di diari di Falcone, manomessi nei supporti informatici all'interno degli uffici del Ministero di Grazia e Giustizia, o l'agenda rossa sparita del giudice Borsellino. L'attore Gigi Borruso, accompagnato dai musicisti Marco Betta, Diego Spitaleri e Fabio Lannino, ha dato vita ad una narrazione efficace ed intensa, seguendo quelle tracce disseminate nei due "teatri" delle stragi: il cratere di Capaci e il budello di via d'Amelio. Tracce che portano alla presenza di uomini misteriosi, di autori e concorrenti esterni a Cosa nostra nei luoghi dell'eccidio, ragionando sul ruolo che i servizi segreti hanno svolto anche durante le fasi di indagine.


Alla voce narrante si susseguono le immagini dei documenti, delle prove, degli indizi disseminati lungo il percorso. Si parla delle "menti raffinatissime" di cui parlò Falcone dopo l'attentato all'Addaura, dei depistaggi che si sono verificati nel corso della storia fino ad arrivare a quello sulle indagini di via d'Amelio. E nel percorso si attraversano anche quegli anni Ottanta in cui operarono altri "traditori" rimasti senza volto e senza nome. Come hanno detto Palazzolo e Palazzotto nei giorni scorsi: "A metterle insieme quelle domande è come se un cono di luce stringesse sempre più sui dettagli: e per un attimo, i traditori sembrano uscire dall’ombra che li protegge". Ed è quella la sensazione che lo spettatore ha durante lo spettacolo. Uno spettatore che partecipa alle indagini e che viene costretto a farsi delle domande. Domande che ancora oggi sono inevase. E quel che resta è una richiesta di verità e giustizia che non può essere affidata ai soli familiari delle vittime di quelle stragi. Come ha dichiarato Palazzolo ieri, sulle colonne di Repubblica, "abbiamo la responsabilità, come cittadini, di chiedere gli archivi di Stato aperti. Perché la verità alberga nei palazzi di qualche infedele rappresentante delle istituzioni al quale dobbiamo chiedere di parlare". Una sensazione, quest'ultima, che alla luce dei fatti è impossibile togliersi di dosso.

Foto © ACFB

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