Il servizio di Francesco Vitale
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Secondo i giudici di primo grado della Corte d'assise di Palermo una trattativa ci fu e provocò l'attentato in via d'Amelio dove fu ucciso Paolo Borsellino e fu lo Stato, tramite i carabinieri del Ros e poi Dell'Utri a cercare la mediazione per far cessare le stragi, finendo a portare la minaccia mafiosa ai più alti vertici istituzionali, convincendo il capo dei capi, Totò Riina, che quella strategia stragista pagasse. Riparte da questa ricostruzione il processo d'appello, a Palermo, sulla trattativa Stato mafia, dove la corte, presieduta da Angelo Pellino, dovrà verificare se gli imputati hanno commesso o meno i reati a loro contestati. Il servizio del Tg2, andato in onda nell'edizione serale del 29 aprile, firmato da Francesco Vitale, ha ricordato i punti salienti del processo, compresa quella memoria cortissima dei politici del tempo. Come ha ribadito il pm Antonino Di Matteo, che ha rappresentato in primo grado l'accusa assieme a Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia e Vittorio Teresi, vi sono state "dimenticanze e ritardi nel riferire all'autorità giudiziaria circostanze importanti da parte di molti rappresentanti istituzionali dell'epoca".
Al Tg2 l'inizio del processo d'appello trattativa Stato-mafia
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