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di AMDuemila - Video
La Squadra mobile arresta dieci persone

Questa mattina, all'alba, a Palermo si è tenuta una operazione della Polizia di Stato volta all’arresto, in esecuzione di un’ordinanza di applicazione di Misure Cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale, di dieci tra sodali ed esponenti di spicco del mandamento mafioso di San Lorenzo - Tommaso Natale, indagati, a vario titolo, per i reati di associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso e traffico di sostanze stupefacenti anch’esso aggravato dalle modalità mafiose.
L'operazione si è avvalsa, tra l'altro, delle dichiarazioni del pentito Silvio Guerrera, arrestato nel giugno 2014 e diventato collaboratore di giustizia nel mese di ottobre 2015. Il figlio di Guerrera, dopo avere saputo che il padre aveva deciso di collaborare con la giustizia, aveva ripudiato il congiunto insieme con la madre. Come ha rivelato anche di recente un altro pentito, Sergio Macaluso. "Le dichiarazioni di Guerrera - ha detto oggi il dirigente della Squadra mobile, Rodolfo Ruperti - confrontate con numerose attività tecniche e con una parziale e a volte completa collaborazione di vittime di estorsioni, ci ha permesso di realizzare oggi questo risultato".
Numerosi gli episodi estorsivi compiuti dai sodali, e documentati dagli investigatori, ai danni di imprenditori edili operanti anche in territori diversi da quelli propri di quel mandamento mafioso, quali Isola delle Femmine, Capaci e Carini, ai quali veniva imposto il pagamento di ingenti somme di denaro per “la messa a posto”. Ciò avveniva anche grazie anche al ruolo di collegamento con altre “famiglie mafiose” del territorio palermitano assunto da alcuni degli odierni arrestati. I ricavi delle estorsioni, infatti, in alcuni casi venivano divisi tra le famiglie operanti in diversi quartieri cittadini.
Secondo quanto emerso dall'inchiesta coordinata dai pubblici ministeri Salvatore De Luca, Annamaria Picozzi, Amelia Luise e Roberto Tartaglia, l'organizzazione era anche particolarmente attiva nel campo del traffico di stupefacenti nel capoluogo, tanto che uno degli odierni arrestati, con l’appoggio di Cosa Nostra, a cui corrispondeva regolari somme di denaro in funzione dello stupefacente venduto, si era imposto come il principale spacciatore del quartiere Zen.
Tra i personaggi di rilievo che sono finiti oggi in manette vi è Baldassare Migliore, imprenditore che opera nel settore del movimento terra, considerato un esponente di spicco della famiglia mafiosa di Passo di Rigano e in rapporti con boss di altri mandamenti mafiosi, tra i quali Girolamo Biondino, reggente del mandamento mafioso di San Lorenzo, Tommaso Contino (clan di Partanna Mondello), lo stesso Guerrera, ma anche Antonino Di Maggio, esponente di rilievo della famiglia di Carini, Sergio Napolitano e Pietro Salsiera della cosca di Resuttana, oltre a Giovanni Niosi, del clan di San Lorenzo.
Il nome di Migliore non è assolutamente nuovo agli inquirenti che già lo avevano arrestato durante il blitz Perseo, nel 2008. Nel processo, però, fu poi assolto, così com è avvenuto successivamente, nel 2016, dopo un'altra indagine che lo vedeva coinvolto. Pià di recente avrebbe partecipato ad una riunione dove era anche presente il boss della Cupola, Settimio Mineo. Secondo quanto raccontato da un altro pentito, Sergio Macaluso, Migliore avrebbe anche preso parte alla riunone in cui fu nominato Giuseppe Biondino, da poco tornato in carcere, al vrtic della famiglia di San Lorenzo. "Organizzai la riunione a casa di Piero Bonanno, in via lancia di Brolo - ha detto Macaluso - alla riunione parteciparono Baldassare Migliore, Paolo Calcagno, Filippo Bisconti, Pino Sansone, io, Pietro Salsiera e Giuseppe Biondino. Bonanno il padrone di casa non partecipò alla riunione ma aspettò in un’altra stanza. C’era anche Ludovico Scurato che accompagnò alcuni partecipanti, ma non partecipò alla riunione. Calcagno e Bisconti proposero di sistemare San Lorenzo affidandolo a Giuseppe Biondino con l’appoggio di noi di Resuttana. Per questo avrebbero parlato con Francesco Paolo Liga che avrebbe dovuto partecipare alla riunione ma che non si era presentato". "Anche Biondino prese la parola dicendo che avrebbe sistemato tutto il possibile con riferimento a Caporrimo e Guerrera che non era ancora collaboratore di giustizia. Calcagno ci esortò anche a sistemare due suoi cugini di San Lorenzo che erano in carcere e non ricevevano soldi da anni. Così aiutato da Baldo Migliore e Pino Sansone - ha aggiunto Macaluso - per cui appena c'era un lavoro si attivavano per agevolarlo nell'estorsione”. Altra figura importante è quella di Giuseppe Fricano, reggente del mandamento di Resuttana prima dell’ascesa di Vito Galatolo, in concorso con Giuseppe La Torre e Salvatore Lucera. In particolare è accusato di un'estorsione aggravata dal metodo mafioso, consumata ai danni di un noto lido a Isola delle Femmine.

 

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