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di AMDuemila
"Come Peppino Impastato anche Mauro Rostagno irritava i boss"

I giudici della seconda sezione della Corte di Assise di Appello di Palermo, presidente giudice Frasca a latere giudice Murgia, hanno depositato le motivazioni della sentenza con la quale il 19 febbraio dell'anno scorso hanno confermato l'ergastolo per il capo mafia di Trapani Vincenzo Virga e assolto (riformando la sentenza di primo grado) il boss mafioso e conclamato killer di Custonaci Vito Mazzara, per il delitto del sociologo e giornalista Mauro Rostagno, un omicidio che risale al 26 settembre del 1988. In 451 pagine i giudici hanno spiegato le ragioni della conferma della condanna all'ergastolo per Virga e dell'annullamento, "per non aver commesso il fatto", della stessa condanna inflitta in primo grado nei confronti di Vito Mazzara che era stato indicato come esecutore materiale del delitto. Di fatto i giudici hanno confermato che il giornalista-sociologo venne eliminato perché, anche attraverso gli schermi della tv privata Rtc, aveva alzato il velo sugli interessi di Cosa nostra a Trapani. Nelle motivazioni della sentenza i giudici ricordano le parole del pentito di mafia Francesco Marino Mannoia per cui Rostagno "creava fastidio al boss Agate allo stesso modo con il quale Peppino Impastato aveva infastidito Gaetano Badalamenti: vale a dire al punto da indurlo a decretarne la sua soppressione". Regge dunque il movente mafioso come si evince dalla condanna del boss che all'epoca era "rappresentante" provinciale di Cosa nostra trapanese. Mentre evidentemente non sono stati ritenuti sufficienti gli indizi a carico del presunto killer, ex capomafia di Valderice. Con i suoi servizi, secondo l'accusa, Rostagno avrebbe "svelato il volto nuovo della mafia in città": il passaggio da organizzazione tradizionale a struttura moderna e dinamica, gli intrecci con i poteri occulti, le nuove alleanze, il controllo del grande giro degli appalti. La Corte scrive anche dei cosiddetti omicidi 'eccellenti', evidenziando che riguardo i "rappresentanti delle istituzioni, di giornalisti e, comunque, di persone influenti e note la cui uccisione, per il clamore suscitato dalla loro eliminazione, poteva comportare il rischio di attirare l'attenzione delle forze di polizia, con evidenti ripercussioni sul territorio controllato dal sodalizio, con la conseguenza di rendere necessaria la comune volontà di tutti i capi dei mandamenti per l'adozione di decisioni così gravi e potenzialmente perniciose". 

In foto: Mauro Rostagno negli studi di Rtc

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