di AMDuemila
"Infiltrazioni possibili grazie a soggetti dalla 'faccia pulita'"
"La mafia c'è, Cosa nostra c'è, non è forte come un tempo, non siamo più nel periodo in cui dovevamo affrontare stragi reiterate e ravvicinate, sono stati inferti colpi durissimi al punto tale che tutti i grandi capi di Cosa nostra sono stati arrestati e alcuni di loro hanno terminato i loro giorni in carcere". E' il Procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, a fare il punto della situazione sulla mafia dopo le più recenti operazioni coordinate dalla Procura. Il magistrato, ieri, è stato sentito dalla Commissione Antimafia ed ha confermato la volontà delle famigli mafiose a riorganizzarsi: "Grazie alle forze dell'ordine, abbbiamo scoperto che era in corso ed era già stata avviata la ricostituzione dell'organismo principale di vertice di Cosa Nostra, la Commissione provinciale di Palermo di Cosa nostra che è l'organo di vertice guida della Commissione regionale". Sconfitto l'organismo principale, ha spiegato Lo Voi, "e a seguito dell'arresto di Riina, la Commissione provinciale era stata messa in stand by: dal '93 in poi è partita la grande reazione dello Stato. Ma lo scopo di Cosa Nostra è di avere un organismo di vertice funzionante. Due componenti che hanno deciso di iniziare a collaborare ci confermano che l'esigenza di ricostituzione della Commissione provinciale serviva a rimettere ordine per evitare iniziative solitarie e perniciose di soggetti che non avessero un preciso punto di riferimento e accreditamento. Cosa Nostra non vuole confusione: vuole ordine e regole. Ce lo dicono intercettazioni e collaboratori; si tratta di regole sulle quali Cosa Nostra ha fondato la propria forza".
Cosa nostra, ha detto ancora Lo Voi, "è rinnovamento ed è tradizione: le nuove leve ci tengono a far riferimento al passato, ci sono le personalità antiche che hanno superato anni di carcere senza mai un cedimento e quindi meritano rispetto. Le regole servono anche per gestire le nuove attività: per ciascun territorio è autorizzato a parlare solo il capo mandamento, iniziative singole di coloro che stanno sotto non sono consentite e saranno punite. Per questo abbiamo concentrato la nostra attività sui direttivi".
Il capo della procura di Palermo ha detto che è stato registrato negli ultimi anni un significativo incremento di interesse e operatività nel campo del traffico degli stupefacenti, un settore messo da parte fino a poco tempo fa, dopo che le pene per le estorsioni sono state innalzate, anche se le estorsioni continuano a rappresentare una forma di controllo del territorio.
L'operazione dei giorni scorsi, che ha visto l'esecuzione di 32 arresti a Palermo, dimostra proprio come la droga sia un business in forte ascesa. E non si può non evidenziare come le indagini dei carabinieri abbiano registrato centinaia di richieste di acquisto per uso personale anche da parte di imprenditori e liberi professionisti della cosiddetta Palermo bene.
Altro settore di particolare interesse è quello dei giochi on line. E ancora, attività di interesse della mafia sono il turismo e la ristorazione, anche fuori dalla Sicilia. Tra le Regioni italiane quella maggiormente interessata al trasferimento di denaro per il riciclaggio è il Lazio. Poi la mafia è interessata al settore degli appalti. Le recenti indagini accertano che le infiltrazioni avvengono anche grazie a funzionari della Pa, assessori o sindaci, laddove il settore pubblico è facilmente permeabile.
"Tutto questo - ha spiegato Lo Voi - avviene spesso attraverso l'utilizzo di facce pulite. Sono diverse centinaia i soggetti sottoposti a indagine per intestazione fittizia di beni. Il che significa due cose: ci sono svariate centinaia di persone che sono disponibili a entrare in contratto con coloro di cui conoscono la caratura mafiosa, oppure vi si offrono loro stessi; al tempo stesso abbiamo la presenza di soggetti sconosciuti che possono, grazie al fatto che sono incensurati, entrare in contatto con altre realtà: tra questi ci sono i pubblici amministratori, professionisti, avvocati, notai, direttori banca ed altri, che si presentano, tutti, con la faccia pulita".
Lo Voi ha anche avvisato la Commissione antimafia delle difficoltà in cui si trova la Procura di Palermo che "soffre una pesante carenza di organico". "Il Consiglio superiore sta intervenendo - ha aggiunto il magistrato - stanno avvenendo trasferimenti, ma la Procura soffre comunque una carenza preoccupante con riferimento in particolare al personale amministrativo già in sofferenza da tempo. Senza quel personale non riusciamo a far muovere le carte da una stanza all'altra: siamo sotto organico nella misura di oltre il 25%, i tre quarti che rimangono devono farsi carico del quarto mancante. Ulteriori pensionamenti ci saranno quest'anno e non ho dati su quel che accadrà con quota 100".
"Lo segnalo perché sia noto che siamo in difficoltà, non siamo gli unici ad esserlo ma per il tipo di attività che abbiamo se dovessimo rallentare mi dispiacerebbe - ha proseguito - E' in difficoltà anche il Tribunale che soffre una pesante carenza di organico nel settore Gip-Gup. Difficoltà vi sono anche per le aule per l'effettuazione della video-conferenza: la mancata esistenza di un numero sufficiente di aule per videoconferenza comporta che in caso di collegamento con un carcere in cui ci sono i detenuti questi vengono messi nella stessa aula e il 41 bis subisce una contrazione della sua effettività ed efficacia", ha concluso Lo Voi.
Il procuratore capo di Palermo ha ringraziato infine la polizia giudiziaria "che ha lavorato in modo eccezionale, non immaginate la difficoltà di collocare microspie e telecamere in zone e quartieri dove la sorveglianza del territorio è capillare: sono riusciti a fare questo e ci hanno consentito di acquisire moltissimo materiale investigativo".
Nonostante le difficoltà va comunque evidenziato che dal 2015 al 2018 la Procura di Palermo ha ottenuto dalla Direzione distrettuale Antimafia 135 misure cautelari nei confronti di 1257 indagati e ha richiesto il rinvio a giudizio nei confronti di 1747 imputati. Le condanne sono state numerosissime, approssimativamente sono più del 90 per cento delle richieste di rinvio a giudizio. E poi ancora, per le misure di prevenzione, dal luglio 2017 e fino al giugno 2018, vi sono stati sequestri e confische per un ammontare pari a 231 milioni di euro. Tra luglio e dicembre 2018 è stato ottenuto, tra sequestri e confische, un ammontare di risorse pari a oltre 2 miliardi e 200 milioni di euro, anche in seguito ad operazioni molto significative. Numeri che dimostrano l'attività fin qui condotta, nonostante tutto, dall'autorità giudiziaria.
Foto © Imagoeconomica