Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

di Aaron Pettinari
Il pentito Quaranta: "Lui era il capo famiglia ad Agrigento"

"Antonio Massimino, dopo essere uscito dal carcere, prese la reggenza di Agrigento, anche se Lombardozzi non lo gradiva particolarmente (anche se l’anziano leader di Cosa Nostra, nel 2015, due anni prima di morire, avrebbe poi dato l’imprimatur, al cinquantenne per prendere quello che per anni era stato il suo posto, ndr) e me lo disse, perché Massimino è un po' schizofrenico, fa casini, truffe, si immischia su tutto, pensa alle amanti. Non tutti lo accettano". Ci sono anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Quaranta, ex reggente di Favara, nelle carte dell'operazione Kerken, condotta dalla Dia e dai carabinieri, sulla mafia agrigentina.
Parlando con i magistrati il pentito ha riferito di aver incontrato Massimino una sola volta, in un autolavaggio di Villaseta, dopo essere stato "posato". "Al tempo non ero più reggente. Mi voleva ringraziare perché mi stavo impegnando per fare avere, non ricordo se al figlio di lui o di Ignazio, un chiosco a San Leone. Antonio Massimino mi ringraziò e mi disse che su Favara metteva Giuseppe Sicilia come reggente. Mi disse, sempre Massimino, che se volevo continuare, dato che ero nella corrente di Fragapane che mi aveva posato, mi inseriva nei "Falsoniani" ma da quel momento avrei dovuto riferire a Sicilia Giuseppe. Dissi che non mi interessava più e lui mi disse che non dovevo più fare estorsioni ed altro a Favara, neanche sotto banco. Dissi che sarei stato fermo e mi arrabbiai pure. Mi chiese un nuovo incontro tramite Carmelo Infantino ma io rifiutai". Quell'incontro tra i due venne documentato dalla Dia, il 17 giugno 2015, e le dichiarazioni del pentito sulle relazioni tra Sicilia e Massimino, come ha scritto il Gip, sono anche riscontrate da un altro pentito, Maurizio Di Gati. Certo è che la mafia di Agrigento, ritenuta violenta, si stava riorganizzando dopo gli arresti.
Dalle carte emerge anche una certa disponibilità di armi. Sono gli stessi boss, intercettati, a rivelarne l'esistenza. E' avvenuto il 21 agosto del 2015, quando lo stesso boss avrebbe minacciato di sparare all'empedoclino Francesco Di Stefno, "colpevole" di non aver pagato i debiti generati dalle cessioni di partite di stupefacenti. Un problema serio quello dei "debiti di droga". In un'altra conversazione del 27 ottobre del 2015, registrata dalla Dia, Massimino, in compagnia di Giuseppe Messina, dell'empedoclino James Burgio, di Salvatore Capraro e di Francesco Veterano, esprimeva i propri propositi di "organizzare una cosa" (una spedizione punitiva), proprio contro gli empedoclini che non pagavano. Tra voci e sussurri gli investigatori hanno così registrato le parole di Capraro che, rivolgendosi ad un altro soggetto, diceva: "Quello a tutti gli spara.. e l'ammazza lì dentro". E poi ancora parlava Massimini: "Mi devo passare un piacere... 'ci abbiu du pumpati', digli che vengono con le pistole addosso.. caricale.. tutte, tenetevi tutti pronti... silenziatore.. e silenziatore montala, che sguainiamo e se la fanno ficcare nel culo". Era anche questo un modo per affermare la propria supremazia criminale che, in altre occasioni, si era manifestata con la minaccia aperta di essere pronto a fare uccidere anche bambini. E proprio quella su "tracotanza" e "violenza" era il collante del gruppo criminale che aveva assunto il monopolio nella provincia del traffico della droga: cocaina e hashish, soprattutto. Ma anche ketamina. Di solito usata per dopare i cavalli, in qualche caso, è emerso nell'inchiesta, dirottata anche sul mercato degli stupefacenti.

ARTICOLI CORRELATI

Operazione Kerkent, Dia: ''Accordo tra 'Ndrangheta e mafia di Agrigento per traffico droga''

Operazione Kerkent, in manette il nuovo capo della famiglia mafiosa di Agrigento

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos